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Settimo, il Pd scopre gli alberi (dopo averli tagliati e fatti morire)

Il Pd celebra il nuovo Regolamento del Verde con un opuscolo autocelebrativo, mentre la città finisce sulle cronache per parchi degradati, alberi secchi e tagli indiscriminati. Dopo aver speso 800 mila euro all’anno per un verde inesistente, ora il Comune si preoccupa pure dei giardini privati

Antonio Pultrone

Antonio Pultrone

L’amministrazione comunale di Settimo Torinese guida dalla sindaca Elena Piastra ha trovato una formula rivoluzionaria per la gestione del verde: prima si taglia, poi si celebra il proprio impegno ambientale con un opuscolo autocelebrativo. Ed ecco che nasce il documento dal titolo chilometrico “GRUPPO CONSILIARE PARTITO DEMOCRATICO DI SETTIMO TORINESE 2024 – Interventi, riflessioni dei primi sei mesi di mandato”, una raccolta di dichiarazioni trionfalistiche che celebrano sei mesi di governo della sindaca Elena Piastra nel suo secondo mandato. A leggerlo, sembra di trovarsi in una città-modello, un angolo di paradiso dove i parchi sono curati, gli alberi prosperano e la tutela del paesaggio è una missione sacra. Peccato che, nel mondo reale, Settimo sia diventata sinonimo di parchi degradati, alberi abbattuti e manutenzione del verde inesistente.

A raccontarci questo brillante risultato è Antonio Pultrone che nell’opuscolo si lancia in un elogio del Regolamento del Verde Pubblico e Privato, approvato nel luglio del 2024. Lo definisce una tappa fondamentale, citando persino la Costituzione Italiana, per sottolineare come il paesaggio sia un valore da tutelare. Un passaggio alto e solenne, che però si scontra con la realtà di una città finita più volte sotto i riflettori non per la qualità dei suoi parchi, ma per la loro incuria. Gli alberi abbattuti nel Giardino delle Lavandaie, le centinaia di piante morte nel Parco Berlinguer, l’erba incolta e il degrado delle aree verdi, nonostante il Comune spenda 800 mila euro all’anno per la loro manutenzione, sono dettagli che nell’opuscolo evidentemente non trovano spazio. Meglio rievocare premi ricevuti quasi dieci anni fa, quando nel 2015 Settimo venne riconosciuta come "Città per il Verde".

Ma la vera trovata sta nel punto in cui il regolamento, con grande enfasi, estende la tutela anche ai giardini privati. Tradotto in termini semplici: il Comune, che fatica a gestire il proprio patrimonio verde, ha deciso di occuparsi anche di quello dei cittadini. Pultrone lo spiega con parole solenni: "Anche il verde di proprietà privata concorre alla costituzione di tali valori e ne determina benefici per l'intera collettività, pertanto anch'esso è oggetto di tutela." Il messaggio è chiaro: non sappiamo prenderci cura dei nostri alberi, ma possiamo dirvi come trattare i vostri.

A completare il quadro, il regolamento prevede anche un censimento delle alberate private, un'iniziativa che sembra avere più il sapore di un esercizio burocratico che di una reale misura di salvaguardia ambientale. Un censimento che arriva mentre nel verde pubblico gli alberi scompaiono e i parchi assomigliano sempre più a distese di terra battuta, lasciate a se stesse.

Eppure, nel mondo descritto nell’opuscolo del Pd, Settimo appare come una città-modello nella gestione del verde. Una narrazione costruita a tavolino, che si scontra con ciò che i cittadini vedono ogni giorno passeggiando per le strade della città. Un racconto che elogia regolamenti e strategie ambientali, mentre gli stessi amministratori che li celebrano firmano delibere per abbattere alberi sani e lasciano morire quelli appena piantati.

La domanda sorge spontanea: quale città sta raccontando il Pd?  

Antonio Pultrone

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