Cerca

Truffa bitcoin: la Procura autorizza i funerali di Alessandro Argentini

La sorella Antonella lotta per giustizia e dignità, mentre affronta l'indifferenza e le difficoltà burocratiche

In foto Alessandro Argentini

In foto Alessandro Argentini

Lunedì sarà dato l’ultimo saluto ad Alessandro Argentini, trovato senza vita lo scorso 24 gennaio.

Ad un mese dalla sua morte, la Procura di Ivrea ha autorizzato i funerali che avranno luogo in forma civile partendo alle 9,45 dalle camere mortuarie dell'Ospedale Civico di Chivasso.

La Procura ha dato il nulla osta ai funerali, ma le indagini non si fermano. È stato effettuato l’esame tossicologico per chiarire le cause della morte e accertare se si sia trattato effettivamente di suicidio. Resta aperto il nodo giuridico della presunta truffa legata ai Bitcoin, il reato infatti è procedibile solo a querela di parte, oggi improcedibile a causa della morte della vittima. Tuttavia, gli inquirenti stanno valutando altre possibili ipotesi di reato.

La morte di Alessandro solleva un tema molto delicato: il confine tra una truffa e un investimento ad alto rischio. Le frodi legate ai Bitcoin sono un fenomeno sempre più diffuso, con vittime che spesso si ritrovano senza più risparmi e senza strumenti concreti di tutela.

La sorella di Alessandro, Antonella Argentini, denuncia la solitudine delle vittime. "Non ho ancora avuto il tempo di piangere mio fratello", afferma, sottolineando il senso di abbandono da parte delle istituzioni.

Oltre al dolore della perdita, Antonella si trova a dover affrontare difficoltà burocratiche e pratiche, tra cui la richiesta della padrona di casa di Alessandro di liberare l’appartamento entro il 3 marzo, pena il pagamento dell’intero mese di affitto. "Non ho sentito la vicinanza di nessuna autorità di Chivasso", afferma con amarezza.

Le truffe legate alle criptovalute seguono uno schema collaudato: promettono guadagni sicuri e finiscono per lasciare le vittime in un vortice di disperazione e vergogna. Antonella racconta di aver ricevuto molte testimonianze simili: "Se mio fratello non si è suicidato, è morto di crepacuore", dice, puntando il dito contro i truffatori.

Il problema principale è che molte vittime evitano di denunciare, temendo il giudizio altrui. Il silenzio e la vergogna rendono queste truffe ancora più pericolose, perché chi cade nel raggiro si isola e non trova il coraggio di chiedere aiuto.

Nonostante la sfiducia nel sistema, Antonella vuole lottare affinché altre persone non debbano subire lo stesso destino. "Lotterò fino alla fine perché mio fratello abbia la pace che merita almeno da morto", afferma con determinazione.

La solidarietà degli amici e dei colleghi è stata un punto di forza in questo momento difficile, ma la richiesta di un maggiore impegno da parte delle istituzioni resta. Serve un sistema che protegga le vittime delle truffe finanziarie, prima che sia troppo tardi.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori