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L'avvocato risponde

Foto pubblicate senza consenso: il medico rischia una sanzione

Una paziente scopre le sue immagini postate sulla pagina Facebook dello studio medico senza autorizzazione. Possibile segnalazione al Garante per la protezione dei dati personali

Foto pubblicate senza consenso: il medico rischia una sanzione

Buongiorno avvocato.

Qualche mese fa mi sono sottoposta ad un intervento di chirurgia estetica. In quella occasione, il chirurgo mi chiese se acconsentissi ad essere fotografata prima, durante e dopo l’operazione, spiegandomi che le immagini sarebbero state destinate ad un utilizzo interno allo studio. Così lo autorizzai. Tuttavia, questa settimana, ho notato che sul social Facebook, nella pagina riferibile allo studio medico in questione, sono state appostate le foto scattate, ritraenti il mio viso. A chi posso rivolgermi per denunciare l’accaduto?

Marina V, Settimo Torinese

Gentile lettrice,

l’assenza di un Suo espresso consenso alla divulgazione sul social delle immagini che la ritrarrebbero ben può fondare un eventuale Suo reclamo al Garante per la protezione dei dati personali, affinché sia accertata la illiceità della condotta posta in essere dal medico e, conseguentemente, venga irrogata la relativa sanzione pecuniaria nei confronti di quest’ultimo, oltre che adottate le misure coercitive volte all’eliminazione delle fotografie appostate.

Nel caso di specie, infatti, si sarebbe verificata la diffusione non autorizzata di dati concernenti la Sua salute, il cui trattamento merita una particolare attenzione, anche maggiore rispetto a qualsiasi altro dato personale, in ragione del rischio per i diritti e le libertà fondamentali derivanti dal loro trattamento.

Nel dicembre dello scorso anno, il Garante ha avuto modo di pronunciarsi su un caso del tutto analogo a questo con Provvedimento n. 769 del 12 dicembre 2024. L’istruttoria portò alla condanna del sanitario ad una cospicua sanzione amministrativa, motivata dalla circostanza che il trattamento dei dati personali operato dal medico (costituito dalla diffusione non consentita delle immagini ritraenti la paziente) sarebbe stato “posto in essere al di fuori delle finalità di cura per le quali il medesimo medico era (invece) legittimato al trattamento”.

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