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Luca Spitale: "Bruciamo La Voce!". Maledetti social: politica, permalosità e schizofrenia digitale.

Dai post di parlamentari e sindaci ai commenti indignati dei loro sostenitori: il ruolo dei social nella politica e nell’informazione locale. E il “caso” Spitale.

Luca Spitale

Luca Spitale

Maledetti social. Sono diventati, volenti o nolenti, una fonte.
Tutti i post, nessuno escluso, di Meloni, Schlein, Bersani e di tutti i parlamentari della nostra Repubblica, ogni giorno vengono ripresi e commentati dai maggiori quotidiani nazionali e dai TG.
Vale per loro e vale per chi è personaggio pubblico ai livelli più bassi, che però sono i livelli più alti per chi si occupa di cronaca locale.

Serve? Sì. Serve a comprendere meglio chi ci amministra e, se il “soggetto” è particolarmente produttivo, anche per capirne di più sulla sua personalità. Lo facciamo con tutti. Per alcuni si è andati anche a ritroso negli anni, ma, in linea di massima, molto dipende dal ruolo: ci si limita un po’ con il consigliere comunale, che non porta a casa un euro, mentre si accendono i fari su assessori, presidenti del consiglio e sindaci, che invece un’indennità ce l’hanno.

Tutto questo non tanto per rispondere al “permaloso” Luca Spitale che su Facebook si è messo alla testa di una crociata, né per giustificare il nostro modo di fare informazione, che è l’unico modo che conosciamo.

Negli “sfegatati” commenti dei suoi ammiratori, che ci criticano per averlo criticato sui suoi tanti schizofrenici post sul Festival di Sanremo, leggiamo che esiste un altro modo di fare informazione. Bene! E quale sarebbe?
La cronaca nera? La facciamo!
La giudiziaria? La facciamo in tempo reale!
Gli eventi? Ne parliamo!
Copiare e incollare i comunicati stampa dell’Amministrazione comunale o chiedere tutti i giorni al presidente del consiglio cosa ne pensiamo del modo in cui gestisce la presidenza del consiglio? Beh, no! Questo non lo faremo mai!

Perché è lì! È pubblica! Noi scriviamo come la pensiamo, e chi ha dei dubbi può sempre andare a verificare come sono andate le cose.

Qualcosa da aggiungere però c’è. Il nostro modo di essere è questo praticamente da sempre.

Ancora conserviamo i commenti di autorevoli esponenti del Pd ai tanti nostri articoli sulle gite domenicali “postate” su Instagram e Facebook dalla senatrice Virginia Tiraboschi, che con disinvoltura passava dalla crisi del commercio internazionale al fai-da-te in giardino, fino alle creme da lei prodotte, senza colpo ferire.

Non poteva forse anche lei postare quel che voleva? Non era forse anche lei un'esperta di creme? Certo che sì. Ad un certo punto per evitare i commenti, anche di molti del centrosinistra eporediese, s’era addirittura inventata un secondo e un terzo profilo “istituzionali”, insomma una e trina.

Tant’è.  Se non è questa vera imparzialità, diteci voi che cos’è?

Null’altro da aggiungere. E la chiudiamo qui nella speranza (magari lo facesse) che Spitale non arrivi a fare ciò che già successe a Ivrea nel lontano 1849, quando una copia del numero 5 de L’Eco della Baltea Dora, primo giornale della città, venne bruciata in piazza.

Sul numero 6 scrissero: “Anche Ivrea ha avuto il suo rogo. Una copia del numero 5 del nostro giornaletto è stata solennemente arsa in piazza la sera del 17 corrente, festa di Sant’Antonio. Non occorre dire per mano di chi…”.

Post scriptum per Luca Spitale. Pensare di fare una guerra ad un articolo di giornale con un post su Facebook è pura idiozia. Il post passa, l'articolo resta in rete finché internet non ci separerà... Buona vita!

Luca spitale

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