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12 Febbraio 2025 - 19:54
L'avvocata Monica Commisso, sullo sfondo Casa Chantal
La questione di Casa Chantal continua a infiammare il dibattito politico e cittadino, con un acceso scontro tra amministrazione, opposizione e residenti. Al centro della discussione, la gestione dell’immobile e il destino dei suoi ospiti. L’avvocata Monica Commisso ha preso una posizione forte e decisa, puntando il dito sulle responsabilità del Comune e sulla necessità di un’azione più incisiva.
Secondo l’avvocata Commisso, è il Comune ad avere il peso istituzionale necessario per aprire un confronto formale con la Curia, e non dovrebbe limitarsi a suggerire ai cittadini di rivolgersi direttamente ad essa, come ha dichiarato il consigliere di opposizione Danilo Bianco.
Nel corso del consiglio comunale aperto tenutosi sabato scorso, Commisso ha evidenziato come l’incontro si sia trasformato in un vero e proprio processo a difesa del Comune, in cui si sono sentite solo voci a sostegno dell’operato dell’amministrazione. Testimonianze come quelle dei sindaci di Lanzo e Chivasso, che hanno dovuto gestire gli immigrati ospitati nelle loro comunità, sono state utilizzate per far accettare la situazione come un dato di fatto, come se i giochi fossero già stati fatti.
Ma per l'avvocata Commisso il problema di fondo resta uno: i cittadini non sono stati ascoltati. Sono 2500 le firme raccolte per chiedere chiarezza e trasparenza, e ciò che si aspettavano era un sindaco che si facesse portavoce delle loro istanze, con determinazione e forza, come un condottiero. Nessuno pretende soluzioni immediate o promesse impossibili, ma almeno il massimo impegno nel rappresentare il volere della cittadinanza.
Secondo l’avvocata, il Comune potrebbe intervenire con azioni concrete sul piano amministrativo. Uno degli strumenti a disposizione è rappresentato dalla possibilità di emettere sanzioni e ordinanze nei confronti di un cantiere che, per ammissione dello stesso Comune, risulta attivo nonostante i permessi e le autorizzazioni siano scaduti. Una situazione, questa, che renderebbe irregolare il cantiere e potrebbe essere usata come leva per prendere tempo e fermare il progetto di Sanitalia.
Il sindaco Vittorio Rocchietti
Tuttavia, ad oggi, non si è vista alcuna ordinanza. Nessuna azione concreta è stata intrapresa per bloccare un’opera che, almeno sulla carta, non dovrebbe essere in corso. Eppure, secondo Commisso, questa potrebbe essere una chiave strategica per ritardare le operazioni e rimettere in discussione la gestione del progetto.
Un altro punto su cui Commisso insiste riguarda il bando vinto da Sanitalia per la gestione dell’immobile. Se da un lato si cerca di far passare l’idea che la Prefettura abbia già dato il via libera definitivo, in realtà, secondo la legale, la Prefettura non ha ancora espresso alcun assenso definitivo.
Quando la Prefettura indice un bando, infatti, i requisiti formali vengono dichiarati dalle aziende partecipanti, ma è solo dopo la vittoria che vengono effettuate le verifiche concrete. Se dovesse emergere che mancano permessi, autorizzazioni o che l’immobile non è agibile, la Prefettura non potrebbe procedere. Questo significa che il Comune ha ancora margini di manovra per intervenire e bloccare il progetto.
Un ulteriore elemento di discussione è l’intervento del consigliere regionale Ricca, che si è detto disponibile ad aiutare il Comune a risolvere la questione. Secondo Commisso, la battaglia va combattuta anche sul piano politico, sfruttando ogni possibilità per fermare un’operazione che, almeno per ora, continua a procedere senza un’opposizione forte e decisa.
"A livello politico si può giocare e si deve giocare la partita, non bisogna rassegnarsi né arrendersi." Questo il monito finale dell’avvocata Commisso, che chiede al sindaco e all’amministrazione un intervento forte, deciso, senza esitazioni.
La questione di Casa Chantal resta aperta e continua a dividere l’opinione pubblica. Da una parte, chi sostiene che il Comune non abbia più potere d’azione, dall’altra chi, come Commisso, crede che ci siano ancora molte mosse da giocare per fermare il progetto.
Quello che è certo è che i cittadini non vogliono restare spettatori passivi. La battaglia per la trasparenza e il diritto alla partecipazione è tutt’altro che conclusa.
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