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30 Gennaio 2025 - 21:37
Mercoledì 29 gennaio, nel Comune di Mathi, si è svolto un incontro cruciale tra i responsabili della cooperativa Sanitalia Service, che gestisce Casa Chantal, e gli amministratori comunali, alla presenza anche dei consiglieri di minoranza. L’obiettivo? Cercare una mediazione che consenta alla struttura di tornare ad essere una RSA, funzione che la comunità locale rivendica a gran voce.
Durante le due ore di confronto, all'esterno del municipio il Comitato Chantal RSA ha mantenuto una presenza silenziosa, ma determinata. La protesta, sostenuta da numerosi cittadini, ha voluto ribadire l’importanza della battaglia per il destino di Casa Chantal. Dopo la raccolta di 2.500 firme, consegnata sabato scorso al sindaco Vittorio Rocchietti, ora si attende una comunicazione ufficiale da parte dell’amministrazione sull’esito della riunione.
Il caso di Casa Chantal è esploso pubblicamente sabato 25 gennaio, quando oltre 2.500 firme sono state consegnate in municipio dal Comitato Chantal RSA, rappresentato da Roberto Pontelli e dall’avvocata Monica Commisso, che si è fatta portavoce della protesta. Il numero impressionante di adesioni (su 3.700 abitanti di Mathi) dimostra quanto la questione sia sentita.
L’incontro si è svolto in una sala gremita di cittadini, con persone in piedi fino alle scale del municipio. La raccolta firme è nata in pochi giorni, grazie a un tam-tam sui social, e ha coinvolto anche abitanti dei comuni limitrofi.
"Queste firme sono la voce della comunità. La volontà popolare è chiara: Casa Chantal deve restare una casa di riposo", ha dichiarato l’avvocata Commisso, leggendo una lettera destinata al sindaco.
La protesta ha origine dalla preoccupazione per gli anziani trasferiti temporaneamente nella RSA Villa Lina di Corio, a causa della necessità di ristrutturare Casa Chantal. Tuttavia, la comunità teme che la destinazione della struttura possa cambiare, trasformandola in un centro di accoglienza per migranti. Secondo il Comitato, si tratterebbe di un tradimento della vocazione della struttura, che da sempre è stata dedicata alla cura degli anziani.
Il nodo centrale della vicenda sta nella proprietà e nella destinazione d’uso dell’immobile. Casa Chantal apparteneva in origine alla parrocchia di Mathi, ma nel 2022 è passata alla Sanitalia Service, tramite una cessione di ramo d’azienda per sanare un debito contestato di 900mila euro. L’accordo, però, prevede una clausola di destinazione d’uso che vincola la struttura a scopi socio-assistenziali per cinque anni, rendendo teoricamente impossibile un cambio di utilizzo immediato.
Ma allora perché il Comitato teme la trasformazione della struttura in un centro di accoglienza per migranti?
Secondo Sanitalia, la ristrutturazione della RSA richiede fondi e tempi lunghi, motivo per cui la cooperativa avrebbe presentato una richiesta all’ASL per la conversione temporanea della struttura. Una possibilità che ha allarmato la cittadinanza, tanto più che il sindaco Rocchietti si è dichiarato non ufficialmente informato dell’iniziativa.
"Non possiamo accettare che una decisione di questa portata venga presa senza consultare la comunità e senza un chiaro coinvolgimento dell’amministrazione comunale", ha dichiarato l’avvocata Commisso, chiedendo al sindaco di inviare una diffida a Sanitalia e di coinvolgere Prefettura, Procura e Ministero dell’Interno.
Il sindaco Vittorio Rocchietti, da alcuni cittadini soprannominato “Re Tentenna”, ha risposto alle critiche respingendo ogni responsabilità.
"Il Comune ha sempre agito con trasparenza e correttezza. Non accettiamo che venga scaricata su di noi la responsabilità di ritardi che dipendono esclusivamente dalla gestione della cooperativa. La documentazione presentata da Sanitalia era incompleta o non conforme ai requisiti richiesti per avviare i lavori", ha dichiarato Rocchietti.
Secondo il sindaco, non c’è stata alcuna richiesta formale per la conversione di Casa Chantal in un centro per migranti. Tuttavia, il Comitato ribatte che Sanitalia avrebbe già avviato iter amministrativi in tal senso, alimentando dubbi e tensioni.
La vicenda ha ormai assunto una forte connotazione politica e sociale. Nella notte di mercoledì 22 gennaio, alcuni militanti di Forza Nuova hanno posizionato uno striscione di protesta fuori dall’ingresso di Casa Chantal, alimentando ulteriormente il clima di tensione.
Il gesto ha suscitato polemiche e divisioni nella comunità, evidenziando come il dibattito sulla destinazione della struttura si stia spostando su un terreno sempre più delicato. Da un lato, chi difende la priorità di Casa Chantal come RSA; dall’altro, chi denuncia una strumentalizzazione del problema a fini politici.
Al momento, la situazione resta in stallo. Il Comitato Chantal RSA attende una comunicazione ufficiale dal Comune sull’esito dell’incontro del 29 gennaio e si dice pronto a continuare la mobilitazione.
Sanitalia, da parte sua, accusa il Comune di bloccare il processo con cavilli burocratici. "Abbiamo cercato di collaborare, ma ci siamo trovati di fronte a ostacoli insormontabili. Ora si rischia di perdere del tutto Casa Chantal", dichiarano i responsabili della cooperativa.
Il rischio, infatti, è che la struttura resti inutilizzata per mesi o anni, mentre gli anziani trasferiti a Villa Lina rimangano in un limbo incerto.
Il futuro di Casa Chantal rappresenta oggi una sfida cruciale per Mathi, ma anche un banco di prova per la politica locale e per la capacità della comunità di far valere le proprie istanze.
La storia, però, non è ancora scritta. E il prossimo capitolo dipenderà dalle scelte che verranno fatte nei prossimi giorni.
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