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Gli alberi crescono? Scioccante rivelazione della sindaca Elena Piastra

L’amministrazione scopre con stupore che le piante non restano bonsai e le abbatte per “fruibilità”. Un altro trionfo della gestione del verde: 800mila euro all’anno per tagliare invece che curare

Elena Piastra

Elena Piastra

Succede che dopo le nostre critiche e quelli di Legambiente al “taglio” di alberi sani nel giardino delle Lavandaie, l’amministrazione comunale (solitamente silente) se ne esce con un comunicato stampa per difendere la scelta. Ci sta che lo faccia, ma c’è un passaggio che merita un premio per la miglior rivelazione dell’anno. 

Recita più o meno così: “Questi alberi sono stati piantati senza tener conto che, una volta cresciuti, avrebbero compromesso la fruibilità del giardino stesso.”

Ora, perdonateci la maliziosa domanda: da quando in qua un albero non cresce?

Ma chi l’ha fatta questa considerazione? La sindaca Elena Piastra? L’assessore Alessandro Raso? Cioè, davvero non era nel piano che un seme diventasse pianta, che una piantina diventasse albero e che i rami si allargassero per fare – oddio, che scandalo! – ombra, ossigeno, magari rifugio per uccellini e scoiattoli?

alberi tagliati

Forse chi ha redatto questo comunicato pensava che gli alberi fossero oggetti d’arredo urbano, tanto carini e silenti nella loro vaschetta di terra,  composti e allineati come in una foto da Prima Comunione. E adesso che, dopo qualche anno, questi “indisciplinati” si sono permessi di crescere, puff, la grande scoperta: “Compromettono la fruibilità del giardino!”

E chi poteva immaginare che un albero si evolvesse in altezza e larghezza? Magari, la prossima volta, per evitare simili inconvenienti, la sindaca Elena Piastra potrebbe piantare alberi di plastica, che non attirino funghi, parassiti e quell’odiosa tendenza a sviluppare radici. Così la “fruibilità” sarebbe garantita, e nessuno si lamenterebbe dell’ombra (il sole a picco? Fa benissimo all’abbronzatura!), dei rami (meno bastoncini a terra!) e del fogliame (addio noiose foglie autunnali da spazzare!).

 

Evidentemente c’è un gigantesco fraintendimento su cosa sia un giardino o un parco pubblico: uno spazio dove la natura dovrebbe esprimersi e dare sollievo alle persone. E invece, dal tono del comunicato, sembra quasi che la crescita di questi alberi fosse una seccatura imprevedibile. “Come hanno osato non restare bonsai?!”, verrebbe da pensare.

A questo punto, sorge un dubbio: se in futuro si dovesse scoprire che perfino un parco con troppa erba (orrore!) compromette la “fruibilità” che si fa? Si procede con una bella colata di cemento? Dopotutto, quella non cresce, non sporca e non rallenta la circolazione dei passeggini o dei calciatori improvvisati.

E dire che altrove le città si sforzano di aumentare il numero di alberi, cercando ogni stratagemma (orticelli verticali, micro-boschi, tetti verdi) per portare un po’ di fresco e di ossigeno nelle aree urbane. A Settimo Torinese no,  si fanno prendere dal panico: “Oddio, l’albero è cresciuto! Non ce l’aspettavamo!”

La verità è che   un giardino o un parco – per definizione – sono luoghi dedicati alle piante. E se queste piante poi crescono come la natura comanda, non ci si dovrebbe lamentare della loro esistenza: semmai, imparare a conviverci e soprattutto curarle, invece di eliminarle in nome della “fruibilità”.

E tutta questa storia, a ben vedere, assomiglia più a un pretesto che a un’esigenza vera. Sullo sfondo una sindaca che è letteralmente andata in tilt con le manutenzioni del verde nonostante la stratosferica spesa di 800 mila euro all’anno. Ed è una sindaca che non riesce a farle e a gestire, che non sa più che pesci pigliare, che vede gli alberi appena piantumati morire uno dietro l’altro per colpa del tempo, del sole, del gelo e alla fine si affida ai questionari cercando comprensione.

Una che sta amministrando la città come peggio non si potrebbe fare. Piena di topi, piena di buche, piena di strade rotte, con le tubature scassate, con le fogne che non scaricano, con gli impianti dell’illuminazione da rifare… E che però fa festival, passa il tempo sui social, è in perenne campagna elettorale, elargisce elemosine e contributi a palate. 

Alla fine, chi ci rimette sono sempre loro, gli alberi, colpevoli di fare ciò per cui sono nati e cioè crescere e i cittadini, non quelli in preda al rimbambimento ma tutti gli altri e sono la stragrande maggioranza.

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