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Il Quirinale lo premia, ma il suo vero successo è l’orfanotrofio in Nepal

L’alpinista valdostano riceverà l’onorificenza al Merito della Repubblica per aver trasformato la sua passione in un’opportunità per i bambini senza futuro. Oltre le vette degli Ottomila, ha costruito speranze tra le strade di Kathmandu

Marco Camandona: Dalle Vette del Mondo al Cuore del Nepal, un Esempio di Solidarietà

Marco Camandona: Dalle Vette del Mondo al Cuore del Nepal, un Esempio di Solidarietà

Il Quirinale lo ha inserito tra i 31 cittadini che, il prossimo 26 febbraio, riceveranno l’onorificenza al Merito della Repubblica. Un riconoscimento che premia non solo un alpinista straordinario, capace di scalare le quattordici montagne più alte del pianeta senza ossigeno supplementare, ma anche un uomo che ha trasformato ogni impresa in un’opportunità per chi ha meno di niente.

Perché la vera vetta che Marco Camandona ha raggiunto non è fatta di ghiaccio e roccia, ma di possibilità, di futuro, di scelte che cambiano la vita di chi, senza di lui e sua moglie Barbara, non avrebbe avuto alternative. Lontano dalle celebrazioni e dai riflettori, la sua sfida più grande si gioca ogni giorno, non tra creste e pareti verticali, ma tra le stanze di un orfanotrofio in Nepal, dove venticinque bambini trovano una casa, un’istruzione, la speranza che qualcuno si prenda cura di loro.

Non solo un alpinista, non solo una guida alpina, non solo un uomo che ha calcato tutte le sei montagne più alte di ogni continente e ha partecipato a oltre trenta spedizioni: Camandona è un punto di riferimento per chi vede nella montagna una scuola di vita, un luogo di scoperta e sacrificio che insegna a guardare oltre la propria dimensione personale.

La passione per l’Himalaya non si è mai fermata alla conquista delle vette, ma si è trasformata in qualcosa di più grande, in una missione che dal 2015 ha un significato ben preciso: ogni impresa deve servire a costruire, a raccogliere fondi, a garantire a quei ragazzi una possibilità che altrimenti non avrebbero. Alcuni sono già cresciuti, sono entrati nel mondo del lavoro, hanno trovato una loro strada, altri stanno ancora affrontando il percorso scolastico, seguiti giorno dopo giorno grazie ai progetti avviati con le borse di studio che l’alpinista ha istituito proprio per loro.

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Per Camandona, il traguardo più importante non è inciso su una parete di ghiaccio, non è scritto sui registri delle grandi imprese alpinistiche: è nei libri di scuola aperti su un tavolo, nelle mani di un giovane che diventa indipendente, nelle scelte di chi, partendo da un’infanzia difficile, riesce a costruire un futuro migliore.

La sua Valle d’Aosta resta il punto di partenza, tra le vette delle sue montagne e gli allenamenti con i giovani sulle piste di Pila e Valgrisenche, ma un pezzo del suo cuore è sempre lì, in Nepal, tra i bambini che considera come suoi figli, quelli che porta con sé simbolicamente in ogni scalata, fino all’ultima, quando ha completato la sua incredibile collezione di ottomila metri.

Nessuna cima è mai stata solo un trofeo personale, ma sempre un’occasione per aiutare qualcun altro. Mentre la sua storia entra nella leggenda dell’alpinismo, lui continua a guardare avanti, verso nuove imprese, nuove raccolte fondi, nuovi progetti.

Perché c’è sempre un’altra vetta da raggiungere, sempre un altro bambino da aiutare, sempre un’altra possibilità da costruire.

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