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29 Gennaio 2025 - 15:12
A volte, dietro i fornelli di un ristorante, si nascondono storie di speranza e solidarietà capaci di scuotere le nostre coscienze. È quello che sta accadendo al Klec di Torino, dove lo staff ha deciso di sostenere il proprio collega Adam, rifugiato politico dal Sudan, con una campagna di raccolta fondi destinata alla sua famiglia, vittima di devastazioni e violenze a opera di Boko Haram.
Sono passati sette anni da quando Adam ha varcato la soglia del Klec. Era arrivato in Italia dopo essere scappato dal suo Paese in cerca di un futuro migliore. All’epoca era solo un tirocinante lavapiatti, ma grazie all’aiuto dei colleghi e alla sua determinazione è cresciuto professionalmente, fino a diventare un cuoco a tempo indeterminato.
“Abbiamo passato momenti belli e momenti difficili” spiegano nella pagina della raccolta fondi, “le chiusure dovute alla pandemia, la crisi economica, le sfide di un lavoro che richiede passione e sacrificio. Ma abbiamo sempre trovato il modo di capirci e aiutarci a vicenda.”
Oggi, purtroppo, la storia di Adam si è tinta di un drammatico realismo che nessuno si aspettava. “Poche settimane fa miliziani di Boko Haram sono entrati ad Al Uayyid, la sua città” racconta Ricky, uno dei colleghi più vicini ad Adam, “hanno devastato, saccheggiato e dato fuoco a diverse abitazioni, compresa quella della madre, dei fratelli e delle sorelle di Adam. In un attimo, la sua famiglia ha perso tutto.”
Case ridotte in cenere, documenti irrecuperabili e ricordi distrutti: una vita cancellata dalla brutalità di una guerra civile che continua a consumarsi, troppo spesso nell’indifferenza generale. Così, mentre Adam deve fare i conti con il dolore e l’impotenza di non poter aiutare di persona i propri cari, i colleghi hanno deciso di non restare a guardare. È nata così la campagna di raccolta fondi online, lanciata su GoFundMe.
“Con una piccola donazione di ciascuno possiamo cercare di raccogliere un po’ di fondi da destinare alla famiglia di Adam affinché possa provare a ripartire” si legge nella descrizione dell’iniziativa.
Immaginate di trovarvi dall’altra parte del mondo, in un Paese che non è il vostro, mentre i vostri familiari hanno perso casa e mezzi di sostentamento. È la realtà che sta vivendo Adam: un giovane uomo che, nonostante tutto, ogni giorno si presenta al Klec con il sorriso, pronto a sfidare la nostalgia e a cercare di offrire ai propri cari un filo di speranza.
“Ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare al posto suo, con le stesse paure e la stessa voglia di proteggere la famiglia. E la risposta è stata: fare quadrato intorno a lui, non lasciarlo solo”, raccontano i colleghi.
La forza di questa mobilitazione sta nella semplicità dei gesti: un abbraccio, un ascolto silenzioso, una mano tesa per raccogliere fondi. Non servono grandi azioni per restituire un briciolo di dignità a chi ha visto la propria vita andare in fumo. Ognuno di noi, con un piccolo contributo, può diventare parte di un gesto collettivo di speranza.
“Se oggi una famiglia in Sudan può anche solo avere la certezza di non essere stata dimenticata, è grazie a chiunque sceglierà di donare. Nessuno merita di perdere tutto e sentirsi abbandonato”, conclude Ricky, che insieme a tutto lo staff del Klec è determinato a fare la differenza.
Per partecipare alla campagna, è sufficiente visitare la pagina GoFundMe dedicata al sostegno della famiglia di Adam. Anche un singolo euro può trasformarsi in un mattoncino fondamentale per ricostruire ciò che è stato raso al suolo dalla violenza. E, soprattutto, può dimostrare che la distanza geografica non spegne l’umanità e la solidarietà di cui tutti siamo capaci.
La raccolta fondi è raggiungibile al link https://www.gofundme.com/f/aiutiamo-la-famiglia-di-adam
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