Cerca

Cronaca

Pensionato truffato dopo la vincita milionaria. Condannato un mercante d'arte

Al settantenne del Canavese che aveva vinto 40 milioni di euro al Sperenalotto, sono stati sfilati dal conto in banca 300mila euro

Il settantenne del Canavese aveva vinto 40milioni di euro al Superenalotto

Il settantenne del Canavese aveva vinto 40milioni di euro al Superenalotto

Aveva vinto il Superenalotto, portandosi a casa un jackpot da 40 milioni e mezzo di euro. Una fortuna sfacciata che, nel 2008, aveva baciato un cassaintegrato canavesano di 70 anni, cambiandogli per sempre l’esistenza. Da un giorno all’altro, il pensionato si è ritrovato da una vita modesta a una dimensione che fino a quel momento poteva solo immaginare.

Viaggi esotici, una crociera offerta all’intero paese, auto di lusso, ville e ogni tipo di sfizio che il denaro può comprare.

Ma per il 70enne canavesano, di un paese della Valchiusella, quella ricchezza si è trasformata in un incubo: per anni, il suo conto corrente è stato prosciugato da chi avrebbe dovuto consigliarlo e guidarlo nel mondo degli investimenti.

Dopo un lungo iter giudiziario, il Tribunale di Torino ha condannato a un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa) per truffa Marco Marasso, 61enne torinese ed ex agente di vendita della Editalia Spa (oggi Treccani Reti Spa, estranea al procedimento). Il giudice ha inoltre disposto una provvisionale di 30 mila euro a favore del pensionato, cifra pari alle provvigioni intascate dall’ex venditore. Ma il danno stimato è molto più ingente: la truffa subita dall’ex milionario supererebbe i 300 mila euro, somma che l’uomo potrà tentare di recuperare solo con una causa civile.

Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Roberto Furlan, la truffa si sarebbe consumata tra maggio 2014 e dicembre 2018. In quegli anni, il pensionato e il suo venditore di fiducia avevano sottoscritto 14 contratti di vendita, con importi variabili tra i 13 mila e i 30 mila euro. Gli acquisti – opere d’arte, monete da collezione, orologi di pregio – erano stati pagati con il sistema del Rid bancario, che prevede il prelievo automatico delle somme dal conto corrente.

Ma qualcosa non tornava. Il pensionato ha raccontato in aula che solo i primi due contratti – per l’acquisto di due quadri – erano autentici. Gli altri sarebbero stati falsificati, senza il suo consenso. Per quattro anni, il suo conto corrente è stato alleggerito di cifre sempre più alte, fino a quando, notando uscite anomale per oltre 60 mila euro, ha deciso di vederci chiaro. L’indagine ha rivelato che i primi sette contratti erano ormai prescritti, ma per gli altri sette è scattato il processo.

La sentenza di primo grado segna un primo passo verso la giustizia per il pensionato, ma la partita giudiziaria è tutt’altro che chiusa. Mauro Sgotto, avvocato difensore di Marasso, ha già annunciato ricorso in Appello: «Prima, però, voglio leggere attentamente le motivazioni della sentenza, che saranno depositate tra sessanta giorni», ha dichiarato all’uscita dal Palazzo di Giustizia di Torino.

L’ex venditore di opere d’arte, dal canto suo, ha sempre respinto le accuse, sostenendo di aver agito nel rispetto delle procedure commerciali. La sua difesa ora tenterà di ribaltare il verdetto. Intanto, il pensionato milionario – che un tempo aveva visto la fortuna baciarlo – attende di sapere se riuscirà a recuperare almeno una parte della sua ingente perdita.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori