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Il violino della Shoah torna a suonare: un simbolo di memoria e speranza

La storia straziante del violino appartenuto a Eva Maria Levy, deportata ad Auschwitz e vittima dell'Olocausto

Il violino della Shoah torna a suonare

Il violino della Shoah torna a suonare: un simbolo di memoria e speranza (foto di repertorio)

Le corde del "violino della Shoah" vibrano nuovamente, restituendo musica e memoria. Questo strumento unico, appartenuto a Eva Maria Levy, un’ebrea deportata da Torino ad Auschwitz-Birkenau, è tornato a far risuonare la sua voce, grazie alla talentuosa violista Alessandra Sofia Romano, originaria di Macchiagodena, in provincia di Isernia.

La storia del violino si intreccia con le tragiche vicende del XX secolo. Eva Maria Levy, deportata e uccisa ad Auschwitz, aveva lasciato dietro di sé questo violino, ritrovato anni dopo dal fratello Enzo Levy. Enzo, incapace di sopportare il peso della memoria e del dolore, decise di lasciare lo strumento presso un antiquario torinese, nascondendo al suo interno un biglietto con un numero di matricola simile a quelli tatuati sulle braccia dei deportati. Nel 1958, sopraffatto dalla disperazione, Enzo si tolse la vita.

Fu solo anni dopo che Carlo Alberto Carutti, un appassionato di oggetti rari, scoprì il violino e il suo tragico segreto. Mosso dal desiderio di mantenere viva la memoria, affidò lo strumento ad Alessandra Sofia Romano, chiedendole di farlo rivivere attraverso la musica, per dare una voce non solo a Eva Maria, ma a tutte le vittime della barbarie nazista.

In occasione del Giorno della Memoria, Alessandra Romano ha condiviso questa commovente storia in un videomessaggio inviato alla Prefettura di Isernia. Il prefetto Giuseppe Montella, nel promuovere le celebrazioni, ha scelto Macchiagodena come luogo simbolico per l’installazione della "panchina della memoria", in ricordo dell’Ottantesimo anniversario dalla liberazione di Auschwitz.

Durante la cerimonia, sono state consegnate tre medaglie d'onore ai familiari di molisani deportati nei campi di concentramento nazisti: Rinaldo Midea di Macchiagodena, Giuseppe Forte di Castelpetroso e Guido Cipolletta di Colli al Volturno. La comunità locale, con questa iniziativa, ha ribadito l’importanza di custodire e tramandare la memoria, affinché tragedie simili non si ripetano mai più.

Il violino della Shoah, nelle mani di Alessandra Romano, non è solo uno strumento musicale: è una testimonianza viva, un simbolo che trasforma il dolore in arte e la memoria in speranza.

Il violino della Shoah, nelle mani di Alessandra Romano, non è solo uno strumento musicale: è una testimonianza viva, un simbolo che trasforma il dolore in arte e la memoria in speranza

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