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22 Gennaio 2025 - 10:29
Slot machine e criminalità in Canavese: la verità nascosta dietro la chiusura del "Bar della Stazione"
Nel comune di Cuorgnè, in Canavese, un intervento delle forze dell’ordine ha portato alla chiusura del "Bar della Stazione", accendendo i riflettori su un problema sempre più diffuso: la diffusione di slot machine illegali e le gravi conseguenze della dipendenza da gioco d’azzardo. Un’indagine, scaturita dalla disperata segnalazione di una moglie, ha rivelato non solo l’illegalità delle apparecchiature presenti nel locale, ma anche l’impatto devastante del gioco patologico sulle famiglie e sulla comunità.
La ludopatia, riconosciuta come una forma di dipendenza patologica, è un problema che colpisce sempre più persone, trascinando le loro vite in un vortice di isolamento, difficoltà economiche e disagio familiare. Studi recenti hanno evidenziato come le slot machine siano tra le principali responsabili di questa dipendenza: il loro design, basato su luci, suoni e la promessa di vincite rapide, stimola il rilascio di dopamina nel cervello, creando un meccanismo di gratificazione immediata che può portare al gioco compulsivo.
Secondo l’Osservatorio Nazionale sulle Ludopatie, l’Italia è uno dei paesi europei con la più alta spesa pro capite nel gioco d’azzardo. Nel 2023, si stima che oltre 1,3 milioni di italiani abbiano sviluppato una dipendenza da gioco, con costi sociali che superano i 5 miliardi di euro all’anno, tra spese sanitarie e impatti economici indiretti.
L’operazione condotta dai carabinieri di Cuorgnè, coordinati dal maresciallo Gianmarco Altieri, ha svelato l’utilizzo di slot machine non collegate all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, una violazione che non solo rende impossibile il monitoraggio delle entrate fiscali, ma alimenta anche il mercato nero del gioco d’azzardo. Al titolare è stata comminata una multa di 30mila euro, e il locale resterà chiuso fino al 31 gennaio 2025.
Questa chiusura non è un caso isolato. Negli ultimi anni, Cuorgnè ha assistito a episodi simili: nel 2019, la birreria "Commercio" fu chiusa per presenze legate alla criminalità organizzata; nel 2022, la caffetteria "Stella" subì un provvedimento analogo; e nel 2023, il bar "Jolly" di Via XXIV Maggio fu oggetto di un’azione delle autorità per motivi analoghi. La ricorrenza di questi episodi solleva domande sulla difficoltà di arginare una piaga che sembra radicarsi sempre più profondamente.
Dipendenza da videoslot
La denuncia della moglie che ha dato il via all’indagine rappresenta una storia comune a molte famiglie colpite dalla ludopatia. Il marito, incapace di resistere all’attrazione delle slot, ha dilapidato lo stipendio mensile, lasciando la famiglia in difficoltà economiche. Questo fenomeno, che colpisce persone di tutte le età e fasce sociali, porta spesso a conseguenze drammatiche, tra cui indebitamento cronico, isolamento sociale e, nei casi più gravi, suicidi.
Secondo un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, il 40% dei giocatori patologici sviluppa sintomi di depressione, mentre il 20% tenta il suicidio. Questi dati evidenziano l’urgenza di affrontare la questione non solo con azioni repressive, ma anche con programmi di prevenzione e supporto.
La diffusione di slot machine illegali non è solo una questione di violazione delle normative, ma spesso si intreccia con la criminalità organizzata, che utilizza queste attività per riciclare denaro e finanziare altre operazioni illecite. La mancanza di controllo telematico, come nel caso del "Bar della Stazione", permette di aggirare il sistema di tassazione e di sfruttare i giocatori per generare profitti illeciti.
La chiusura del "Bar della Stazione" e le operazioni delle forze dell’ordine sono passi importanti, ma non sufficienti per arginare il fenomeno. La soluzione passa anche attraverso la sensibilizzazione della comunità. Campagne di informazione sui rischi del gioco d’azzardo, programmi di prevenzione nelle scuole e supporto psicologico per i giocatori patologici e le loro famiglie sono strumenti fondamentali per combattere la ludopatia.
In un paese come l’Italia, dove il gioco d’azzardo rappresenta un’industria multimiliardaria, è essenziale bilanciare gli interessi economici con la tutela della salute pubblica. Il caso di Cuorgnè è un monito che ricorda quanto sia urgente agire per proteggere le persone più vulnerabili e preservare il benessere della comunità.
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