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L'ecocentro chiude senza preavviso: cittadini furiosi e polemiche sui social

Cosa fare ora con i rifiuti ingombranti? Se lo chiedono tutti quanti, appesi ad una risposta che non c'è

Non si può più conferire all'ecocentro di Brandizzo

Non si può più conferire all'ecocentro di Brandizzo

A volte le sorprese non fanno piacere. E quella che i cittadini di Brandizzo si sono trovati sotto l’albero di Natale potrebbe candidarsi tranquillamente al premio "Gaffe amministrativa dell'anno". Senza un avviso, senza un cartello, e soprattutto senza troppa cortesia, Seta, la società che si occupa della raccolta dei rifiuti nei Comuni del Consorzio di Bacino 16, ha deciso di chiudere l'Ecocentro di via Paolo Barra. Di punto in bianco. Puf! Come i regali che non ti aspetti, ma stavolta non c’era neanche il fiocco.

La spiegazione ufficiale – o almeno quella che è emersa tra un post su Facebook e qualche voce di corridoio – è che il centro non sarebbe più a norma. Si parla di infiltrazioni nelle falde acquifere, che, ammettiamolo, è un problema serio. Ma la domanda è un’altra: ci siamo accorti ora, dopo vent'anni, che qualcosa non quadra? E soprattutto, come mai nessuno ha pensato di avvisare i cittadini in tempo, magari proponendo una soluzione alternativa? Domande che per ora non trovano risposta, se non nei commenti furiosi sui social.

Il malcontento si è riversato sulle bacheche facebook dei brandizzesi, con toni che oscillano tra l'indignato e il sarcastico.

L'ecocentro di via Paolo Barra

“Spero sia un semplice adeguamento strutturale, altrimenti diventa un bel problema per tutti noi cittadini”, scrive Silvio. Ottimista? Forse. Ma le repliche non lasciano spazio a troppi dubbi. “Condivido le tue domande”, commenta Fiorenzo, con un invito rivolto direttamente alla sindaca Monica Durante: “Le richieste vanno fatte direttamente a lei e agli uffici preposti. Su Facebook si legge e si condivide, ma qui servono risposte concrete”.

La sintesi più amara la offre Luciano : “Sempre PEGGIO. Aumentano le tasse, ma diminuiscono i servizi...” Una frase che riassume perfettamente lo stato d'animo generale.

E ora? Tutti a Settimo o Volpiano!

La chiusura del centro lascia i cittadini di Brandizzo in balia di una logistica che definire complessa è un eufemismo. Chi deve smaltire ferro, legno, sfalci o vecchi elettrodomestici sarà costretto a rivolgersi agli ecocentri di Settimo Torinese o Volpiano, con tutte le difficoltà del caso: anziani senza mezzi, costi di carburante, e un’infrastruttura locale che si svuota senza alcuna contropartita tangibile. E la Tari? Beh, quella non cala mai. Al contrario: secondo un cittadino, negli ultimi otto anni l’aumento sarebbe stato di circa 60 euro. Tant’è.

Come se non bastasse, arriva la notizia che a San Benigno Canavese si sta per inaugurare un ecocentro consortile nuovo di zecca. Tempismo impeccabile per ricordare ai brandizzesi cosa significa avere servizi funzionanti e una gestione che guarda avanti. Qui, invece, il futuro si presenta come un'incognita. Tempi di riapertura? Sconosciuti. Soluzioni alternative? Meno che vaghe. Nel frattempo, cresce il timore che la chiusura possa incentivare il fenomeno dell'abbandono incontrollato di rifiuti sul territorio.

Cosa ci insegna questa vicenda?

Primo, che quando si chiude un servizio pubblico, farlo senza preavviso è come togliere il tappeto sotto i piedi della gente: il risultato è prevedibile. Secondo, che il concetto di "virtuosità" dei cittadini dovrebbe essere premiato, non punito. E terzo, che forse a Brandizzo non serve più Babbo Natale, ma una squadra di ingegneri pronti a rimettere in sesto un ecocentro che, vent’anni fa, rappresentava una piccola rivoluzione. Ora? Un pezzo di storia (e civiltà) che si perde tra le polemiche.

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