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17 Gennaio 2025 - 09:32
Augusta Montaruli
Augusta Montaruli, deputata di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai, è tornata al centro dell’attenzione mediatica a causa di una serie di attacchi diffamatori ricevuti sui social. Fake news, prive di ogni fondamento, hanno insinuato che la parlamentare abbia utilizzato fondi pubblici per acquisti inappropriati, come vibratori, durante il periodo in cui era consigliera regionale in Piemonte. Montaruli ha respinto con forza queste accuse, definendole “ignobili, diffamatorie e sessiste”, e ha dichiarato: “Non smetterò mai di difendermi da questi attacchi meschini che mirano a screditarmi non come politica, ma come donna”.
Per tutelare la sua reputazione, la deputata ha sporto denuncia alla polizia postale, avviando un’azione legale contro gli autori delle calunnie diffuse in rete. Le sue parole hanno raccolto il sostegno di numerosi esponenti politici, sia del suo partito che dell’opposizione. Daniela Santanchè, ministro del Turismo, ha commentato: “Se sei di Fratelli d’Italia non c’è giorno di pace”. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha manifestato solidarietà definendo gli attacchi “sessisti e gravemente diffamatori”. Anche Barbara Floridia, presidente della Commissione di Vigilanza Rai e senatrice del Movimento 5 Stelle, ha condannato con forza queste azioni, affermando che “ogni forma di violenza verbale o discriminazione rappresenta un attentato alla democrazia”.
Se da un lato il dibattito si è spostato sull’uso strumentale dei social media come mezzo di delegittimazione politica, dall’altro la vicenda ha riaperto una ferita ancora aperta: la condanna per peculato che ha colpito Montaruli nel 2023.
La deputata è stata condannata in via definitiva dalla Corte di Cassazione a un anno e sette mesi di reclusione per peculato. La sentenza, emessa il 17 febbraio, ha messo fine a un lungo iter giudiziario iniziato nel 2012, che ha coinvolto numerosi consiglieri regionali piemontesi accusati di aver utilizzato illecitamente fondi pubblici destinati all’attività istituzionale. Montaruli, che al tempo ricopriva il ruolo di consigliera regionale per il Popolo delle Libertà (Pdl), aveva ottenuto rimborsi per spese personali non giustificabili come attinenti al suo incarico.
Gli investigatori della Guardia di Finanza, nel corso delle indagini, hanno analizzato una lunga lista di spese, risalenti al periodo compreso tra il giugno 2010 e il settembre 2012. L’elenco comprendeva oltre 41.500 euro di rimborsi, di cui più di 25.000 sono stati giudicati irregolari. Tra questi figurano consumazioni in bar, pasticcerie e ristoranti, anche in giorni festivi o lontano dalla sede del Consiglio regionale, senza alcuna relazione con l’attività politica.
Tra le spese più controverse, emerse nel corso del processo, spiccano acquisti in negozi di lusso, come un articolo Hermès da 125 euro e una borsa Borbonese da 195 euro, che Montaruli giustificò come “un premio per un evento letterario sulla violenza contro le donne”. Tuttavia, gli oggetti associati all’evento – un libro di letteratura erotica intitolato Sexploration e il romanzo Mia suocera beve – furono giudicati dai magistrati “totalmente inappropriati e privi di attinenza”.
Nel periodo natalizio del 2011, Montaruli organizzò una festa nel suo ufficio nel quartiere Barriera di Milano a Torino, distribuendo premi ai partecipanti. Tra questi c’erano due oggetti Swarovski, acquistati per 168 euro, e una cintura da 80 euro, premi messi in palio durante una lotteria politica. Anche queste spese furono contestate dai giudici, che le considerarono estranee alle finalità istituzionali.
Non mancano episodi che coinvolgono regali rimborsati come spese di rappresentanza. Un Swatch da 38 euro, destinato a un rappresentante della consulta dei giovani, e un paio di orecchini da 60 euro, acquistati per una collaboratrice del gruppo consiliare, sono solo alcuni esempi di come Montaruli giustificò spese personali come istituzionali.
Tra le tante cene segnalate dagli investigatori, una ha destato particolare attenzione: una serata al ristorante “Gli Ottimisti”, costata 200 euro per dieci coperti. Questa cena, secondo i giudici, era legata alla campagna elettorale di Maurizio Marrone, allora compagno di Montaruli e oggi assessore regionale piemontese. Nonostante la deputata avesse tentato di descrivere l’evento come un aperitivo legato a un’associazione, i magistrati hanno ritenuto che non ci fossero prove sufficienti a sostegno della sua versione.
La condanna definitiva della Cassazione ha chiuso il capitolo giudiziario, ma le polemiche politiche rimangono vive. Montaruli ha lasciato il ruolo di sottosegretaria all’Università dopo la sentenza, dichiarando: “Ho la serenità di poter dire che non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche né altro danno alla pubblica amministrazione e ai cittadini”. Tuttavia, la vicenda ha sollevato interrogativi sull’etica nella gestione delle risorse pubbliche e sull’opportunità di mantenere incarichi politici dopo condanne definitive.
Mentre Montaruli denuncia gli attacchi diffamatori come una strumentalizzazione del suo passato, la sua figura resta al centro di un dibattito che intreccia politica, giustizia ed etica pubblica. Un caso che continua a dividere l’opinione pubblica, tra chi difende la deputata come vittima di una gogna mediatica e chi non dimentica le ombre del suo passato giudiziario.
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