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15 Gennaio 2025 - 14:16
Lupi tra le case. È ciò che sta accadendo a Valprato Soana, in borgata Picatti, un angolo suggestivo del Canavese, dove i predatori hanno lasciato il segno. Con l’arrivo dell’inverno, questi animali scendono dalle alture, seguendo le prede naturali. A Picatti, il ritrovamento di un capriolo sbranato vicino alle abitazioni ha allarmato i residenti.
Macchie di sangue sulla neve e i resti dell’animale raccontano di una caccia notturna. È un episodio che si aggiunge a settimane di avvistamenti nelle vicine borgate di Cugnone e Masonassa. Ogni abitante ha una storia da condividere: chi ha scorto un lupo da lontano, chi si è trovato faccia a faccia con un esemplare solitario, e chi ha dovuto cambiare strada durante una passeggiata. Un uomo ha raccontato di essersi trovato a pochi metri da tre lupi davanti a casa. Un incontro che lascia il segno.
Il timore cresce. Cani, gatti, pecore e galline rischiano di diventare prede facili per i lupi. La vicinanza agli esseri umani preoccupa, perché dimostra come questi predatori stiano perdendo il naturale timore verso l’uomo. Come altri animali selvatici – cervi, volpi e tassi – i lupi si avvicinano sempre più ai centri abitati, attratti dalla possibilità di cibo.
Ma questo comportamento potrebbe costare caro ai lupi stessi. Dal prossimo 7 marzo, entrerà in vigore una modifica della Convenzione di Berna che permetterà piani di contenimento in casi specifici. La Francia, ad esempio, ha già iniziato a pianificare abbattimenti selettivi. La Svizzera, invece, ha rivisto drasticamente le dimensioni dei branchi, nonostante le proteste degli ambientalisti.
Il ritorno dei lupi è il risultato di decenni di protezione. Dagli anni ’70 a oggi, la loro popolazione è cresciuta esponenzialmente. Ma il prezzo di questo successo è una convivenza sempre più complicata. In Canavese, la presenza di questi predatori divide: da una parte il fascino di un animale simbolo della natura selvaggia, dall’altra la paura per la sicurezza delle persone e degli animali.
Negli ultimi decenni, i lupi hanno trovato nuovamente spazio nelle regioni italiane. Oggi, il numero stimato supera i 3.000 esemplari. Le aree montane, come gli Appennini e le Alpi, sono i luoghi principali della loro presenza, ma non mancano segnalazioni in pianura e perfino vicino ai grandi centri urbani.
Il lupo è una specie chiave per l’ecosistema. Regola la popolazione delle sue prede, prevenendo danni alla vegetazione. Tuttavia, il suo ritorno pone nuove sfide. Gli attacchi a greggi e animali domestici sono in aumento, causando tensioni con gli allevatori. Il problema richiede soluzioni bilanciate tra la tutela della fauna selvatica e la protezione delle attività umane.
Le normative italiane prevedono indennizzi per i danni causati dai lupi. Eppure, la lentezza burocratica spesso frustra gli allevatori. Gli esperti suggeriscono misure preventive, come recinzioni elettrificate e cani da guardiania, per ridurre i conflitti.
C’è anche un dibattito sull’impatto dei lupi sul turismo. Da un lato, la loro presenza affascina escursionisti e amanti della natura. Dall’altro, le notizie di incontri ravvicinati alimentano la paura. Un equilibrio tra convivenza e sicurezza è fondamentale per gestire la situazione.
L’Italia, come altri paesi europei, si trova davanti a un bivio. Il declassamento del lupo a specie protetta offre nuove possibilità di gestione. Ma le opinioni sono divergenti. Gli ambientalisti temono che si apra la strada a stragi indiscriminate. Gli allevatori chiedono misure più rigide per proteggere i loro animali.
La chiave è l’educazione. Comprendere il comportamento dei lupi aiuta a ridurre la paura e a promuovere convivenza. Non dimentichiamo che il lupo non è solo un predatore, ma un simbolo di libertà e resilienza. La sua storia si intreccia con quella delle nostre montagne, raccontando di un legame profondo tra uomo e natura.
Il futuro dei lupi in Italia dipenderà da scelte coraggiose e ponderate. È una sfida che richiede equilibrio, rispetto e consapevolezza.
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