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Via gli anziani, largo agli emigranti. E' polemica su Casa Chantal

Opposizioni chiedono un Consiglio comunale aperto per discutere il destino della residenza per anziani. Sanitalia e Comune si accusano a vicenda sui ritardi dei lavori

Il sindaco Vittorio Rocchietti

Il sindaco Vittorio Rocchietti

A Mathi, il caso Casa Chantal continua a monopolizzare l’attenzione pubblica, infiammando il dibattito politico e sociale. La richiesta di un Consiglio comunale aperto, avanzata dai gruppi di opposizione Nuove Idee in Comune e Mathi, una svolta per il domani, mira a fare luce sul futuro incerto della residenza per anziani, chiusa dal novembre 2023 per lavori di ristrutturazione. Durante la seduta del Consiglio comunale del 30 dicembre, è emersa l’intenzione di trasformare la struttura in un centro di accoglienza per migranti, una proposta che ha sollevato un’ondata di reazioni tra cittadini e amministratori.

La vicenda ha origine lo scorso autunno, quando Sanitalia Service, proprietaria della struttura, ha trasferito i venticinque ospiti di Casa Chantal presso Villa Lina, a Corio, per consentire l’avvio di lavori di ammodernamento. Tuttavia, il cantiere non è mai partito, alimentando uno scambio di accuse tra la cooperativa e il Comune. Danilo Bianco, durante il Consiglio comunale, ha letto un documento in cui Sanitalia accusa l’ufficio tecnico comunale di aver rallentato, se non ostacolato, l’avvio dei lavori. Il sindaco Vittorio Rocchietti, dal canto suo, ha respinto ogni accusa, definendo le documentazioni prodotte dalla cooperativa incomplete o errate. Rocchietti ha inoltre ipotizzato che i ritardi siano frutto di una strategia deliberata per perseguire obiettivi diversi da quelli dichiarati.

Le opposizioni, attraverso la mozione per un Consiglio aperto, puntano a coinvolgere tutti gli attori interessati, sottolineando il “rilevante interesse pubblico” della struttura. L’obiettivo è chiarire i motivi dello stallo e definire il destino di Casa Chantal.

Roberto Pontelli, cittadino di Mathi, ha portato alla luce un altro aspetto della vicenda. Durante il Consiglio del 30 dicembre, ha dichiarato che Sanitalia aveva già informato i familiari degli ospiti trasferiti della volontà di destinare la struttura all’accoglienza di migranti. «Non ho pregiudizi verso gli immigrati, ma credo che questa decisione rappresenti un rischio per la comunità. È fondamentale che amministratori di maggioranza e opposizione mettano da parte gli schieramenti e lavorino insieme per una soluzione», ha affermato Pontelli.

Le sue parole sono state accompagnate da una riflessione ampia sul valore della RSA per il territorio. “Mantenere una residenza per anziani a Mathi sarebbe una risorsa insostituibile. Gli anziani non solo rimarrebbero vicini ai propri familiari, ma continuerebbero a sentirsi parte della comunità”, ha spiegato, portando come esempio sua madre, trasferita a Corio, che vive con nostalgia il distacco dal paese natale. Pontelli ha anche evidenziato il contributo economico e sociale che una RSA porterebbe a Mathi, in contrasto con i rischi associati alla presenza di decine di giovani migranti senza lavoro.

Sul piano pratico, Pontelli ha espresso perplessità sulla gestione della situazione da parte dell’amministrazione comunale. Durante il Consiglio, il sindaco ha mostrato una lettera della cooperativa datata 16 dicembre, in cui veniva chiesto un incontro sul destino della struttura. “Se l’arrivo dei migranti è imminente, perché non è stata data priorità a questa richiesta? È necessario un intervento immediato”, ha sottolineato.

Pontelli ha concluso con un appello rivolto a tutti gli amministratori: “Non è inevitabile accettare questa trasformazione. Se una RSA rappresenta un vantaggio per tutti, il progetto di accoglienza è un rischio per molti. È tempo di agire concretamente per tutelare la sicurezza, l’economia e la serenità della nostra comunità”.

Intanto, la comunità mathiese attende risposte chiare e definitive, mentre il dibattito resta acceso. Con il futuro di Casa Chantal appeso a un filo, il paese si trova di fronte a una scelta cruciale: preservare un servizio essenziale per gli anziani o affrontare le sfide di un progetto controverso.

Lo sfogo di Roberto Pontelli

La notizia dell’arrivo di alcune decine di immigrati nella struttura dell’ex casa di riposo Chantal è ormai pubblica.Da cittadino di Mathi dalla nascita, voglio condividere alcune considerazioni sulla situazione, facendo prima due premesse:

  1. Non ho preconcetti verso gli immigrati, che considero anzi vittime di un sistema – come hanno spiegato vari intellettuali di tutti gli schieramenti politici –, semmai ho riserve sulle modalità con cui spesso vengono abbandonati a se stessi senza controllo.
  2. Ritengo fuori luogo dare un colore politico alla situazione oggettiva mathiese, che invece va gestita pragmaticamente.

In merito a Casa Chantal, mantenere una RSA in paese sarebbe una risorsa importante.
Molti anziani avrebbero piacere di poter trascorrere i loro ultimi anni in paese, sentendosi comunque a casa; porto ad esempio mia madre, trasferita dalla Chantal a Villa Lina a Corio: sebbene contenta degli ottimi ambienti e servizi, si sente un’esiliata, ripetendo ogni giorno la sua nostalgia per Mathi. Se fosse in paese, potrebbe partecipare e godere della vita della comunità.

I familiari avrebbero un vantaggio per la vicinanza e la facilità di passare dal coniuge/genitore/nonno/parente.

Le statistiche demografiche da anni indicano come la popolazione anziana sia in forte crescita mentre quella infantile è in triste diminuzione. Se è importante provvedere a mensa scolastica ed asilo, anche se per pochi bambini, di conseguenza dovrebbe esserlo una struttura per gli anziani (che peraltro non comporterebbe oneri diretti per il Comune).

Da ultimo, con una RSA il paese avrebbe anche uno stimolo economico e commerciale indotto, il cui valore viene invece ceduto ad altri comuni.

Pur ponendosi in modo neutro verso gli immigrati, la possibile presenza di diverse decine di individui (in genere maschi, giovani, senza lavoro) nel nostro piccolo paese costituisce un potenziale rischio per la sicurezza e l’ordine pubblico, come purtroppo dimostrano molte cronache quotidiane da piccoli a grandi centri urbani italiani ed europei. Confidiamo che arrivino persone a modo, ma nell’incertezza dobbiamo tutelarci dal possibile rischio per la sicurezza di noi tutti, inclusi anziani, donne e bambini, delle nostre case, delle nostre feste e manifestazioni. Anche solo passeggiare per il paese di sera potrebbe diventare sconsigliabile. Senza dimenticare i contraccolpi al commercio, il rischio di attività poco trasparenti, la svalutazione degli immobili, ecc.

Non sono competente in materia, ma ho dubbi sul fatto che la cooperativa abbia maggior vantaggio economico nel dedicare la struttura ad immigrati piuttosto che a RSA.

L’argomento si è presentato con chiarezza a novembre 2023, quando gli ospiti di Casa Chantal sono stati trasferiti a Corio. È ovvio chiedersi come mai da allora non si è trovato il modo di stimolare la cooperativa, proprietaria della struttura Chantal, a mantenere l’attività di RSA, posto che, come dichiarato dall’amministrazione, la cooperativa ha depositato un progetto di ristrutturazione per RSA.

Durante il dialogo aperto prima del Consiglio comunale del 30 dicembre, il sindaco ha esibito una lettera ricevuta dalla cooperativa Sanitalia in data 16 dicembre, contenente una richiesta di incontro con il Comune sull’argomento Chantal, dicendo che avrebbero risposto nei giorni successivi, avendo un termine di 30 giorni per farlo. Mi chiedo quindi se non sarebbe stata opportuna una sollecita attenzione sull’argomento, dato che l’arrivo degli immigrati è previsto a brevissimo e in paese c’è molta apprensione.

Il sindaco ha anche citato il caso dell’ex RSA Forno Canavese, che non può essere presa a paradigma in quanto non si conoscono i documenti che spieghino i dettagli della vicenda. Tuttavia, il fatto evidenzia che la cooperativa Sanitalia era ben nota all’amministrazione.

Il mio appello è rivolto a tutti gli amministratori, di maggioranza e di opposizione, perché abbandonino gli schieramenti e lavorino in sinergia, sulla base dei documenti agli atti, per trovare soluzioni a questa situazione che forse non è ineluttabile e, se costituisce un vantaggio per quasi nessuno, rappresenta invece un sensibile rischio per tutti.

Immagino che qualcuno – magari il sindaco per primo – obietterà che “da fuori è facile criticare”, cosa che sicuramente è vera. Mi permetto sommessamente di ricordare che non si è costretti a candidarsi all’amministrazione comunale, ma, nel momento in cui si sceglie di farlo, ci si assume la responsabilità di agire a beneficio e tutela dei cittadini.

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