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Arriva l'influenza, il Pronto Soccorso di Chivasso va in overbooking. Il sindacato: "L'avevamo detto!"

Pazienti bloccati per giorni, anche durante le festività, con il personale sanitario costretto a fare i salti mortali per garantire assistenza

Pronto soccorso in overbooking a Chivasso

Pronto soccorso in overbooking a Chivasso

Anno nuovo, problemi vecchi. Dieci giorni d'attesa per un ricovero, un sold out da cento pazienti, barelle ovunque nei corridoi. Benvenuti all'inferno, pardon benvenuti al Pronto Soccorso dell'ospedale di Chivasso in questi primi giorni dell'anno del Signore 2025.

Una situazione al limite del collasso, denunciata senza mezzi termini dal NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che lancia un grido d'allarme ormai diventato una triste consuetudine. Non si tratta di un episodio isolato o di un'emergenza momentanea: quello che accade a Chivasso è il riflesso di una crisi che abbraccia l'intero sistema sanitario regionale.

"Le criticità continuano ad essere presenti, anche e soprattutto presso le strutture dell'ASL TO4, dove la situazione maggiormente critica come tutti gli anni è segnalata a Chivasso", denuncia Giuseppe Summa, rappresentante del NurSind.

Parole dure che dipingono un quadro desolante: "Ieri si registrava un completo di circa 100 pazienti, moltissimi dei quali in attesa di ricovero da diversi giorni, un paziente addirittura dal 30 dicembre 2024".

I numeri parlano chiaro e raccontano una realtà che non può più essere ignorata. Aspettando "l'ascesa" del nuovo direttore generale Luigi Vercellino, fresco di nomina, in sostituzione di Stefano Scarpetta.

Pazienti bloccati in pronto soccorso per giorni, anche durante le festività, con il personale sanitario costretto a fare i salti mortali per garantire assistenza. La mancanza di posti letto nei reparti di degenza trasforma i pronto soccorso in veri e propri reparti improvvisati, con barelle accalcate e personale allo stremo. È una storia che si ripete ogni anno, senza che nulla cambi. Anzi, con il tempo la situazione sembra peggiorare.

Alla radice di questa crisi c’è, secondo il NurSind, l’assenza di una programmazione adeguata. "A fine anno avevamo chiesto alla Direzione Generale un incontro in quanto estremamente preoccupati per la mancata predisposizione di un piano per il periodo influenzale che negli ultimi anni veniva inviato e condiviso con le organizzazioni sindacali, ma purtroppo non siamo stati ascoltati", spiega Summa.

Giuseppe Summa del Nursind


Quello che manca, quindi, non è solo la capacità di affrontare l’emergenza, ma anche la volontà di prevenirla. Un’accusa che non lascia spazio a giustificazioni.

Il comunicato del NurSind Regionale, pubblicato ieri, amplifica il grido d’allarme lanciato da Chivasso e allarga lo sguardo a una crisi che riguarda l’intera rete ospedaliera piemontese.

"Pronto soccorso che si trasformano spesso in reparti di degenza con 60, 70 e anche 90 pazienti in alcuni casi, spesso anziani, in attesa di posti letto", si legge nel documento. La fotografia di un sistema sanitario che fatica a reggere il peso delle richieste, con conseguenze drammatiche non solo per i pazienti ma anche per il personale sanitario.

Nonostante le difficoltà, medici e infermieri continuano a fare il possibile per garantire assistenza.

Una professionalità che non può bastare, però, a colmare le falle di un sistema che sembra sempre più incapace di rispondere ai bisogni della popolazione. La denuncia di Giuseppe Summa non si ferma alla descrizione delle criticità ma guarda anche al futuro, sperando che l’arrivo di nuove figure dirigenziali possa portare un cambiamento. "Ieri abbiamo chiesto un intervento all'uscente Dott.ssa Ippolito della Direzione di Presidio di Chivasso e al momento sembrerebbe essere scongiurata una riduzione dell'attività chirurgica, nonostante la situazione resti comunque critica. Auspichiamo che con l'arrivo della nuova Direzione qualcosa possa cambiare, come ci aspettiamo interventi dal nuovo e fresco di nomina Direttore di Dipartimento d'Emergenza ASL TO4, dottor Franzese".

Il problema, però, non si risolve con semplici cambiamenti di facciata. Quello che serve, come ribadisce il NurSind, è una riforma strutturale. "Servono modifiche e proposte strutturali del sistema che ancora non arrivano, altre potrebbero essere affrontate con maggior rigore e impegno che qualche volta vengono a mancare", si legge nel comunicato regionale.

Parole che mettono sotto accusa non solo la gestione delle singole strutture, ma l’intera macchina sanitaria regionale.

La questione dell’iper-afflusso nei pronto soccorso non è una novità. Da anni si parla della necessità di ridurre la pressione sulle strutture d’emergenza, ma poco è stato fatto per trasformare le parole in fatti. La domanda inappropriata all’emergenza territoriale continua a essere una delle principali cause del collasso del sistema. Troppe persone si rivolgono al pronto soccorso per problemi che potrebbero essere gestiti in altro modo, sovraccaricando strutture già al limite.

E mentre la Regione resta immobile, la situazione nei pronto soccorso diventa sempre più insostenibile. A Chivasso, come in molte altre strutture piemontesi, si vive quotidianamente una realtà fatta di attese interminabili, pazienti in condizioni critiche e personale costretto a lavorare in condizioni estreme. Un equilibrio precario che rischia di crollare al primo colpo di vento.

L'appello del NurSind all’Assessore regionale Riboldi è chiaro: servono interventi immediati e mirati. "Se le liste di attesa sono un problema per i cittadini, quello della domanda inappropriata all’emergenza territoriale e all’iper afflusso nei pronto soccorso non è certamente da meno e deve rientrare tra gli obiettivi prioritari della regione e delle aziende poiché basta poco che situazioni a limite come quelle che si vivono, si trasformino in vere e proprie emergenze di difficile gestione", sottolinea il comunicato.

Ma oltre agli interventi strutturali, c’è bisogno anche di risorse. Risorse che permettano di aumentare il personale, potenziare i reparti e garantire un servizio dignitoso a tutti i cittadini. Perché non si può continuare a chiedere a medici e infermieri di fare miracoli. Non si può continuare a ignorare il grido di chi ogni giorno lotta in prima linea per salvare vite.

La situazione a Chivasso è il simbolo di un sistema che non funziona, ma anche di una speranza che non si spegne. La speranza che qualcosa possa finalmente cambiare.

Che il 2025 non sia ricordato solo come l’ennesimo anno di emergenza, ma come l’anno in cui si è iniziato a costruire un futuro migliore per la sanità piemontese. Perché, come ricorda il NurSind, "anche in condizioni difficili, in questi servizi operano professionisti che non fanno mancare il loro impegno, la loro disponibilità oltre che la grande professionalità e che fanno il possibile per evitare criticità, circostanza indipendente dalla loro volontà".

Le parole, però, non bastano più. Ora servono i fatti.

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