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Scontri al Campus Einaudi: uso legittimo della forza e diritti violati?

Torino, docenti ferite durante scontri tra antagonisti e polizia: il dibattito sull'archiviazione delle violenze

Scontri al Campus Einaudi

Scontri al Campus Einaudi: la giustizia tra uso legittimo della forza e diritti violati

Torino, al Campus Einaudi, si è consumato un episodio che continua a far discutere, sollevando interrogativi sul delicato equilibrio tra l'uso della forza da parte delle forze dell'ordine e la tutela dei diritti civili. Il 3 dicembre 2023, durante un volantinaggio del FUAN, un gruppo di antagonisti si è scontrato con la polizia, lasciando sul campo non solo tensioni, ma anche ferite fisiche e morali. Tra i protagonisti di questa vicenda, le docenti Alessandra Algostino e Alice Cadauro, che denunciano di essere state colpite senza motivo apparente.

La giurista Alessandra Algostino, docente di diritto costituzionale, ha espresso la sua ferma opposizione all'archiviazione del caso, decisa dal pubblico ministero Giovanni Caspani. "Ci aspettiamo che la giudice accolga la nostra opposizione e che nel prosieguo delle indagini vengano individuati i responsabili", ha dichiarato Algostino, sottolineando il timore che il loro caso possa anticipare gli effetti del ddl sicurezza, percepito come un rafforzamento dei privilegi delle forze di polizia e un passo verso una concezione autoritaria dello Stato.

Gli accertamenti, nati dalle denunce delle due docenti, si sono concentrati sugli scontri avvenuti al Campus Einaudi. Secondo il pm Caspani, i colpi inferti durante le "azioni di alleggerimento" della polizia erano giustificati dalla necessità di garantire la sicurezza degli agenti, che si trovavano in una fase di ritirata ostacolata dai manifestanti. Il pm ha descritto l'uso della forza come "legittimo" e "estremamente contenuto", una valutazione che ha portato alla richiesta di archiviazione del procedimento, rimasto a carico di ignoti.

Forze dell'ordine e la tutela dei diritti civili

La risposta delle docenti e dei loro figli

Gli avvocati delle docenti, Gianluca Vitale e Roberto Brizio, hanno presentato opposizione alla decisione del pm, chiedendo ulteriori indagini per identificare gli autori delle presunte violenze. La loro posizione è chiara: "Vogliamo che vengano disposte ulteriori indagini per identificare gli autori dei comportamenti che hanno causato gli esiti lesivi". Una richiesta che punta a fare luce su un episodio che, secondo le querelanti, non può essere liquidato come un semplice incidente di percorso.

Questo caso non è solo una questione di giustizia personale per le docenti coinvolte, ma rappresenta un simbolo delle tensioni che attraversano la società italiana, dove il confine tra sicurezza pubblica e diritti individuali è spesso sottile e controverso. La decisione finale del giudice Francesca Pani sarà osservata con attenzione, non solo per le sue implicazioni legali, ma anche per il messaggio che invierà riguardo al rapporto tra cittadini e forze dell'ordine.

Mentre la giustizia segue il suo corso, il dibattito pubblico rimane acceso. Qual è il limite dell'uso legittimo della forza? E come si possono garantire i diritti dei cittadini in situazioni di tensione? Domande che risuonano non solo nelle aule di tribunale, ma anche nelle piazze e nei cuori di chi crede in una società giusta ed equa. La risposta a questi interrogativi potrebbe non essere semplice, ma è essenziale per costruire un futuro in cui la sicurezza e i diritti civili possano coesistere armoniosamente.

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