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Asm e i dividendi ai soci
01 Gennaio 2025 - 10:49
Il sindaco di Vercelli Roberto Scheda, il presidente di ASM Daniele Baglione, l'ad di BCV Acque Leonardo Gili e il commissario regionale Andrea Fluttero
VERCELLI. Entro febbraio sarà resa nota la decisione del commissario ad acta, Andrea Fluttero, che un anno fa ha ricevuto dal presidente della Regione, Alberto Cirio, l'incarico di scegliere il modello di gestione del servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura e depurazione) nell'ambito Vercellese, Biellese e Casalese per i prossimi trent'anni; tre i possibili modelli: affidamento mediante gara, partenariato pubblico-privato (con gara per la scelta del socio privato), affidamento in house a società pubblica costituita dagli enti del territorio.
La nomina di un commissario si è resa necessaria perché gli enti rappresentati nella Conferenza dell'Egato2 (Comuni, Province, Unioni montane), infatti, tra fine 2023 ed inizio 2024 non avevano raggiunto un sufficiente accordo sulla scelta del modello di gestione fra i tre previsti dalla legge; il 67,73% dei rappresentanti nell'assemblea avevano votato per la gestione in house con affidamento a soggetto pubblico, ma – a causa dell'opposizione della Provincia di Vercelli e dei Comuni di Vercelli, Santhià e Trino – non si era raggiunto il quorum del 75% necessario per deliberare.
Le richieste del commissario per la gestione in house
L'indicazione prevalente che proviene dagli enti del territorio è comunque per la gestione in house, ed è in questa direzione che il commissario Fluttero si è mosso fin dall'inizio del mandato.
Nell'ambito Biellese-Casalese-Vercellese una società pubblica per la gestione del servizio idrico esisteva già: la BCV Acque. Era però una società consortile, costituita dai gestori Cordar Valsesia, Cordar Biella, Am+ e Sii; forma societaria, quella consortile, che il commissario Fluttero e i direttore dell'Egato2, Roberto Ronco, ritengono troppo “debole”. Seguendo le indicazioni commissariali, espresse più volte da Fluttero negli incontri con i vertici di BCV Acque e anche con interviste ai giornali, nell'ultimo trimestre del 2024 sono state avviate e completate dai quattro gestori le procedure per la trasformazione in società unica: ora BCV Acque è una spa, con capitale sociale interamente pubblico e partecipazione paritaria delle quattro Società fondatrici.
L'amministratore delegato di BCV Acque spa, Leonardo Gili, ha inoltre nominato un gruppo di consulenti che in queste settimane sta interagendo con Fluttero per dare alla Società le caratteristiche ritenute necessarie dal commissario, che in vista dei futuri investimenti sulla rete (dell'ordine di oltre 900 milioni di euro) insiste per avere garanzie sui fondamentali economici e tecnici di BCV Acque spa, anche e soprattutto per poter attingere ai finanziamenti bancari.
Il “nodo” vercellese
Le società che hanno costituito BCV Acque spa non gestiscono però il servizio idrico in tutto l'ambito Biellese, Casalese e Vercellese: c'è ancora un'enclave. Nella città di Vercelli e in quindici altri Comuni (Alice Castello, Bianzè, Borgo Vercelli, Casanova Elvo, Cigliano, Desana, Lamporo, Olcenengo, Palazzolo V.se, Prarolo, Rive, Saluggia, Trino, Tronzano, Villata) il servizio è attualmente gestito da ASM Vercelli spa, società costituita dal Comune di Vercelli (che detiene circa il 40% delle azioni), da IRETI (controllata di IREN, che ne possiede poco meno del 60%) e da altri Comuni piccoli azionisti (con meno dello 0,01% ciascuno).
I ricavi dell'acqua escono da ASM
ASM Vercelli è una multiutility che gestisce numerosi servizi: opera anche nei settori dell’energia elettrica, del gas, della raccolta rifiuti, della produzione di pallet e pallet block, ma dai suoi bilanci emerge nettamente che è il settore idrico ad essere la vera “gallina dalle uova d'oro”: la maggior parte degli utili di ASM Vercelli (20 milioni di euro su 23, nell'ultimo quinquennio) deriva infatti da questo settore. Gas, energia elettrica e gli altri settori producono utili marginali (e addirittura nel 2022 è stato l'utile derivante dal servizio idrico, 4,8 milioni, a coprire le perdite degli altri settori).
Utili che però non vengono completamente investiti da ASM Vercelli per il rinnovo delle infrastrutture (anche se ce ne sarebbe parecchio bisogno: nel Vercellese almeno il 20% dell'acqua potabile immessa in rete viene “dispersa”: un litro su cinque non arriva agli utenti finali), bensì “fatti uscire” sotto forma di dividendi destinati ai soci. In questo modo IRETI (e quindi la controllante IREN) e Comune di Vercelli lucrano sull'acqua venduta, dirottando sui propri bilanci risorse che andrebbero utilizzate da ASM per un migliore uso – e una minore dispersione – dell'acqua stessa, o che permetterebbero ad ASM di proporre all'Autorità d'Ambito e ad Arera una diminuzione della tariffa, a tutto vantaggio degli utenti.
Dalla tabella, costruita con i dati desunti dai verbali delle assemblee dei soci ASM, dalle relazioni annuali di Egato2 e dall'esame dei trasferimenti bancari ricevuti dal Comune di Vercelli, si evince che nel quinquennio 2019-2023 (i dati 2024 non sono ancora disponibili) tutto l'utile di esercizio – escluso solo un 5% che, a norma dell'art. 2430 del Codice Civile, deve necessariamente essere destinato a riserva – viene distribuito ai soci sotto forma di dividendi: oltre 22 milioni di euro in cinque anni, di cui più di 13 milioni a IRETI, e quindi a IREN. Buona parte degli utili accumulati da ASM a Vercelli e dintorni lucrando sul servizio idrico vanno quindi a finire fuori Vercelli, in una società controllata al 100% da un'altra (IREN) costituita da soci quali i Comuni di Genova, Torino, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, La Spezia ecc., la Compagnia di SanPaolo e Metro Holding Torino, che ogni anno incassano i dividendi: quello del 2024 è stato di 0,1188 euro per azione, in aumento dell'8% rispetto all'anno precedente.
Soci assetati di denaro: il Comune più di tutti
Dalla lettura dei verbali delle assemblee dei soci di ASM risulta chiaro che a chiedere insistentemente, ogni anno, che gli utili vengano versati integralmente ai soci e non reinvestiti nella società è principalmente il Comune di Vercelli, per il quale i dividendi di ASM costituiscono ormai una voce strutturale del bilancio. Il Comune di Vercelli lucra sull'acqua perché gli servono, ogni anno, due milioni di euro versati nelle casse municipali dalla partecipata ASM (l'altra partecipata, l'Azienda Farmaceutica Municipalizzata, sostanzialmente non produce utili né dividendi): questa è la cifra inserita nel Piano Esecutivo di Gestione.
Vediamo, ad esempio, l'assemblea dei soci dell'aprile 2020: essendo in pieno periodo Covid, il socio IRETI – in una riunione in cui tutti, «alla luce dell'emergenza epidemiologica in corso», sono collegati da remoto – propone di «rinviare la trattazione e ogni decisione in merito alla distribuzione del dividendo ad una successiva assemblea da tenere a giugno». Ma il sindaco Andrea Corsaro si oppone, evidenziando «l'assoluta esigenza per il Comune di assicurare il rispetto del proprio piano di entrata delle risorse, comprese quelle relative ai dividendi»: Corsaro chiede ed ottiene non solo che i dividendi vengano erogati subito, senza rinvii, ma soprattutto che tutti gli utili vengano convertiti in dividendi (mentre il cda di ASM proponeva che almeno metà degli utili fossero “riportati a nuovo”, e quindi rimanessero a disposizione della Società).
Stessa storia all'assemblea dei soci dell'aprile 2021: il cda propone di assegnare ai soci, quali dividendi, metà degli utili del bilancio 2020, e di trattenere l'altra metà, ma Corsaro si oppone nuovamente piangendo miseria: chiede la distribuzione integrale avendo il Comune, dice, «difficoltà a fare fronte alle pressanti e crescenti esigenze di sostegno provenienti dai cittadini e soprattutto da quelli fra di essi più vulnerabili e più colpiti dalla crisi».
Così anche nel 2022, 2023 e 2024: ad ogni assemblea il socio Comune chiede la distribuzione integrale degli utili («in questo periodo di crisi energetica risulta importante garantire l'attenzione nei confronti della comunità amministrata, che sta subendo gravi conseguenze sul piano sociale ed economico dall'emergenza») e il socio IRETI si acconcia volentieri (e così ne incassa il 60%): in questo modo tutti gli utili – tranne, come s'è visto, il 5% di riserva legale – escono da ASM, che ne avrebbe bisogno per finanziare «gli importanti investimenti di quadrante nel settore delle reti», compresa quella idrica. E invece no: gli utili non restano nella Società, i soci portano via tutto. Che poi i dividendi incamerati dal Comune vengano destinati totalmente al welfare e all'assistenza dei deboli... è tutto da dimostrare, dal momento che il denaro bonificato da ASM al Comune finisce nel gran calderone del bilancio, e non è così scontato che venga utilizzato integralmente per gli scopi “sociali” descritti da Corsaro.
La necessità dello scorporo
Siccome la legge prevede che ci sia un gestore unico per tutto l'ambito, in caso di affidamento in house anche il servizio idrico nell'area attualmente gestita da ASM (società mista pubblico-privata) dovrà passare a BCV Acque (società con integrale capitale pubblico). Per arrivare a ciò occorre che il “ramo idrico” venga scorporato dalla società mista pubblico-privata ASM spa, acquisito dal socio Comune di Vercelli e poi passato a BCV Acque, mentre gli altri settori (gas, energia elettrica, produzione pallet, ecc.) resterebbero ad ASM, a quel punto partecipata pressoché integralmente da IRETI (e quindi da IREN).
Nel 2023 l'allora consigliere comunale Michelangelo Catricalà – che da anni studia le carte e segue la vicenda – aveva presentato una mozione, firmata anche dall'attuale sindaco Roberto Scheda e dall'attuale assessore Paolo Campominosi, con cui chiedeva di dare “mandato ai rappresentanti del Comune di Vercelli nel consiglio d’amministrazione di ASM di chiedere la convocazione di detto organo societario nel più breve tempo possibile per esprimere, a nome del Consiglio comunale, la volontà della Città di Vercelli di procedere allo scorporo del ramo idrico gestito da ASM, al fine di realizzare in ATO2 le condizioni per l’affidamento diretto in house ad un unico gestore interamente pubblico”. Mozione respinta.
Le resistenze politiche
La mozione era stata bocciata perché l'affidamento del servizio in house a BCV Acque e il conseguente scorporo del settore idrico da ASM spa venivano (e vengono) apertamente osteggiati da numerose forze politiche presenti in Consiglio comunale a Vercelli.
Ad opporsi è innanzitutto il Partito Democratico, longa manus di ASM in Municipio, che già al tempo del sindaco Maura Forte promosse la cessione del pacchetto di maggioranza della società dal Comune a IREN e che ora protesta solo quando vede nominare nel cda di ASM personalità politiche di centrodestra (dimenticandosi che, quand'era al governo della città, faceva esattamente la stessa cosa: magari non designava smaccatamente i segretari di partito, ma comunque inseriva uomini – e donne – della propria area).
A battersi per confermare ad ASM la gestione del servizio idrico c'è poi il gruppo – un tempo potente, ora sparuto – legato all'ex sindaco Corsaro: alla conferenza dell'Egato2 del 22 gennaio 2024, infatti, l'unico ente a votare per la gara internazionale (modalità che avrebbe permesso ad IREN di rientrare in gioco) anziché per l'affidamento in house era stato il Comune di Vercelli, rappresentato dall'allora assessore Luigi Michelini, fedelissimo di Corsaro.
Scheda ostaggio dei partiti
E i partiti che attualmente compongono la maggioranza al Comune di Vercelli? Anch'essi sono interessati al proseguimento della gestione da parte di ASM, e lo sono soprattutto per un motivo venale: gli emolumenti ai membri del consiglio d'amministrazione. L'accordo spartitorio tra i partiti che nel 2024 ha portato alla sostituzione del sindaco Corsaro con il sindaco Scheda prevedeva – do ut des – che il nuovo primo cittadino nominasse nel cda di Asm, in cui il Comune ha diritto a tre posti, un esponente della Lega (Daniele Baglione, segretario provinciale del partito), uno di Fratelli d'Italia (il revenant Alberto Cortopassi) e uno di Forza Italia (Rodolfo Viazzo, trombato alle elezioni comunali: solo 14 preferenze), che per la loro presenza in cda percepiscono dai 35 mila (Baglione, presidente) ai 20 mila (gli altri due, consiglieri) euro l'anno. Se il Comune, scorporando il ramo idrico, uscisse da ASM, costoro perderebbero il posto in cda e le relative laute prebende. Questo, più di ogni altra considerazione di carattere generale, spiega le “resistenze” del centrodestra vercellese allo scorporo, e lo stesso Roberto Scheda – che quand'era all'opposizione aveva firmato la mozione di Catricalà a favore dello scorporo – da quando è sindaco non ha più proferito motto sulla questione.
Il resto del Consiglio comunale vercellese, invece, non conosce l'argomento e quindi tace. Pater, dimitte illis.
Da marzo cambia tutto
In ogni caso, qualsiasi sia la decisione del commissario, il servizio idrico in tutto l'ambito sarà affidato a un unico gestore. Qualora Fluttero, recependo l'indicazione largamente maggioritaria degli enti del territorio, scegliesse l'affidamento in house a BCV Acque, entro pochi mesi cesserà la gestione del servizio a Vercelli e negli altri quindici Comuni da parte di ASM spa, e soprattutto terminerà il dirottamento di risorse verso soci esterni: nello Statuto di BCV Acque spa, infatti, è espressamente prevista “l'esclusione di ogni distribuzione ai soci di utili o avanzi di esercizio di ogni genere e sotto qualsiasi forma”.
Il nuovo gestore potrà quindi destinare gli utili del servizio idrico al miglioramento della rete, mentre ASM – a quel punto posseduta pressoché integralmente da IRETI (e quindi da IREN) – non potendo più lucrare sull'acqua dovrà capire se i magri utili provenienti dai rami d'azienda energetico e di raccolta rifiuti saranno sufficienti per garantirne la continuità aziendale.
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