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28 Dicembre 2024 - 15:11
Carlo Bagliani
Tra Italia e Cina si è costruito, nel corso di oltre due decenni, un ponte solido e duraturo nel mondo della sanità. Un legame reso possibile grazie all’instancabile lavoro di Carlo Bagliani, 77 anni, torinese, chirurgo e coordinatore del pronto soccorso presso l’Ospedale Giovanni Bosco di Torino per 38 anni.
Il suo contributo, divenuto un esempio di diplomazia sanitaria, ha permesso di inserire nel 2024 il progetto di cui è stato promotore tra i più meritevoli degli ultimi vent’anni di partenariato strategico globale, come riconosciuto dal Ministero della Salute italiano.
La figura di Bagliani è stata ufficialmente celebrata anche dal Consolato della Repubblica Popolare Cinese di Milano, che ha inserito la sua relazione tra i documenti simbolo della collaborazione ventennale in ambito sanitario tra i due Paesi.
Ma chi è Carlo Bagliani e come ha costruito questo ponte tra Oriente e Occidente? Carlo Bagliani, unito in matrimonio con l’étoile internazionale Luciana Savignano, è stato protagonista di una vita dedicata non solo alla sanità ma anche alla costruzione di rapporti internazionali. Invitato a Settimo Torinese nel 2008 come relatore dal Rotary Club durante la presidenza di Gianluigi Cernusco, Bagliani ha portato avanti un lavoro di alta diplomazia lontano dai riflettori.
Tutto ebbe inizio nel 1997, quando fu incaricato di accogliere una delegazione ufficiale dell’Hubei Medical University di Wuhan, in visita a Torino per collaborare a un progetto sulla salute pubblica promosso dalla Regione Piemonte in partnership con Göteborg e sostenuto dall’Unione Europea.
Il progetto, dal titolo evocativo “A new public health in an old country” (Una nuova sanità pubblica in un paese vecchio), anticipava temi cruciali come il declino demografico europeo. Da quell’incontro nacque la passione di Bagliani per il confronto internazionale, che lo portò a diventare il principale riferimento scientifico e organizzativo per la cooperazione con i maggiori centri ospedalieri cinesi.
La prima delegazione cinese al San Giovanni Bosco nel 1997: il professor Carlo Bagliani è il secondo da destra
Nel 1998, a Wuhan, durante l’incontro finale del progetto sino-europeo, si consolidò la collaborazione tra l’Hubei University e l’Asl TO2 (allora Asl4) di Torino, con la guida di Bagliani e del professor Su Shijun. Fu l’inizio di un lungo percorso che vide oltre 300 professionisti cinesi – tra medici, infermieri e dirigenti – formarsi a Torino in stage di un mese, approfondendo le tecniche di gestione delle emergenze e l’organizzazione sanitaria. Non si trattava solo di scambio di competenze tecniche: la medicina tradizionale cinese, orientata alla prevenzione, trovò un dialogo costruttivo con l’approccio occidentale, più focalizzato sulla cura.
Questa collaborazione raggiunse momenti di grande visibilità internazionale durante le Olimpiadi invernali di Torino 2006 e quelle di Pechino 2008, rafforzandosi ulteriormente fino al 2018, anno in cui il progetto si concluse. La stampa non è rimasta indifferente al lavoro di Bagliani. Il settimanale La Voce ha seguito con attenzione l’evoluzione di questo progetto, che si è rivelato di grande interesse sociale ed economico, dimostrando come la sanità possa essere anche uno strumento di diplomazia.
Bagliani, da parte sua, ha vissuto in Cina per due anni, periodo durante il quale gli è stato attribuito il titolo onorifico di ZhongGuoTong (esperto della Cina). “Avevo la presunzione di insegnare, ma mi accorsi ben presto che erano più le cose che imparavo da loro”, ha scritto Bagliani nella relazione depositata al Consolato cinese di Milano. “Il popolo cinese ha un senso di onestà, dedizione e disciplina che non hanno eguali al mondo. Premiano l’integrità e la correttezza delle persone”. Parole che riflettono l’umanità e la profondità di un medico che ha saputo unire mondi apparentemente distanti.
Oggi, per il governo cinese, Carlo Bagliani è un simbolo dell’eccellenza della sanità italiana, capace di esportare competenze e, al tempo stesso, di imparare dall’altro. Il suo lavoro, svolto in silenzio e lontano dai clamori della politica, resta un esempio di come la collaborazione internazionale possa migliorare non solo i sistemi sanitari, ma anche i rapporti tra culture. Un’eredità che continuerà a ispirare medici e professionisti su entrambe le sponde del globo.
Commenti all'articolo
carlo.dario47
29 Dicembre 2024 - 00:43
... a nome dei partecipanti al progetto "A New Public Health in an Old Country" (italiani, SanMarinese, Cinesi e Mongoli) ci complimentiamo col Direttore Sandro zventurini per aver evidenziato in modo esaustivo un progetto che ha visto impegnate/i professioniste/i della sanità ospedaliera in proficui scambi di esperienze. Colgo l'occasione per ringraziare tutti i partecipanti. Carlo Bagliani
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