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Giudiziaria

Evade le tasse per salvare la figlia gravemente ammalata, ma alla giustizia non fa alcuna pena

Un artigiano di 72 anni finisce sotto processo per dichiarazione fraudolenta dopo aver usato i soldi delle tasse per finanziare le cure sperimentali della figlia gravemente malata. Una storia di disperazione e amore che non trova spazio nella rigidità della legge

Artigiano di Ivrea a Processo: Evasione Fiscale per Salvare la Figlia Malata

Ha scelto di sfidare lo Stato per amore. Un artigiano di 72 anni, volto anonimo di una delle tante piccole realtà imprenditoriali del Canavese, è finito sotto processo per aver evaso il fisco. Il motivo? Salvare la vita della figlia, colpita da una grave malattia epatica. Una scelta disperata, un atto dettato dalla necessità di finanziare cure sperimentali negli Stati Uniti, costate un prezzo altissimo: la vita della figlia e la propria libertà.

La vicenda risale al 2016, quando alla giovane donna, poco più che trentenne, viene diagnosticata una patologia epatica rara e grave. Nonostante anni di tentativi con i migliori specialisti in Italia, non si intravedono soluzioni. L’unica speranza arriva da Boston, dove un trattamento sperimentale potrebbe salvarle la vita. Ma i costi sono proibitivi: viaggio, cure, degenza e intervento superano di gran lunga le possibilità di un piccolo imprenditore che, pur di dare una possibilità alla figlia, prende la decisione più difficile della sua vita.

disperazione

Consapevole delle conseguenze, l’artigiano decide di non versare le tasse per un anno, accumulando un’evasione di circa 14 mila euro di IVA. Per coprire il mancato pagamento, emette fatture per operazioni inesistenti per un totale di 79 mila euro, una mossa che non sfugge all’Agenzia delle Entrate. Dopo i controlli, la segnalazione in procura avvia un procedimento penale che, pochi giorni prima di Natale, si conclude con la decisione del GUP Annamaria Tiseo di rinviare l’uomo a giudizio.

Nel frattempo, la figlia non ce l’ha fatta. Nonostante le cure ricevute negli Stati Uniti, la malattia ha avuto il sopravvento. Il padre, già devastato dalla perdita, si ritrova ora a fronteggiare anche un sistema giudiziario inflessibile. “Non avevo alternative. La mia priorità era lei”, avrebbe confessato l’uomo a chi lo conosce.

Il processo, che inizierà ad aprile, dovrà stabilire se l’artigiano possa essere considerato colpevole di dichiarazione fraudolenta o se abbia agito in stato di necessità. Il suo legale, Edoardo Carmagnola, metterà sul tavolo una difesa che punta a dimostrare come questa fosse una decisione estrema e inevitabile. “Ha tentato di vendere la casa e di ottenere un prestito, ma nessuno lo ha aiutato. Non aveva altra scelta”, ha sottolineato l’avvocato.

Il caso dell’artigiano non è quello di un evasore seriale. Prima del 2016, l’uomo ha sempre rispettato i propri obblighi fiscali, pagando regolarmente lo stipendio e i contributi al suo unico dipendente. Anche ora sta saldando il debito con il fisco attraverso un piano di rateizzazione. Tuttavia, la legge segue il principio del doppio binario: il pagamento delle tasse arretrate non estingue il reato.

La vicenda solleva interrogativi morali e legali che vanno oltre le aule di tribunale. È giusto punire un uomo che ha violato la legge per amore di sua figlia? La rigidità della norma può ignorare il grido di disperazione di un padre che ha perso tutto?

“Ho perso tutto”, ripete l’uomo a chi lo conosce. E forse, più che un processo, è proprio questo il peso più grande che porterà per il resto della sua vita.

Insomma, il tribunale dirà l’ultima parola, ma resta una domanda aperta: può una legge inflessibile risarcire un uomo già spezzato dal dolore?

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