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15 Dicembre 2024 - 18:37
Roberto Repole
“Dobbiamo reimparare a condividere, e ce n’è un immenso bisogno nell’umanità di oggi”. Parole che risuonano forti e toccanti quelle di Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, pronunciate durante la messa celebrata nel Duomo di Torino. La celebrazione, organizzata per pregare insieme alla città a pochi giorni dalla sua nomina a cardinale, è stata un momento di riflessione collettiva e spirituale.
“Ci sono focolai di guerra oramai dappertutto, popoli costretti a emigrare per sopravvivere. Mi ha colpito terribilmente l’immagine di quella bimba, Jacinta, che dopo due giorni in mare è stata salvata. Ma può essere questa la nostra umanità? Che cosa dobbiamo fare perché questo sia il nostro Natale, perché sia il mio Natale? Reimparare a condividere”.
In una cattedrale gremita, accanto ai vescovi del Piemonte, ai sacerdoti e diaconi delle diocesi di Torino e Susa, non mancavano rappresentanti di altre confessioni cristiane, autorità civili, familiari di Repole e tanti cittadini. Dopo la celebrazione, l’arcivescovo ha incontrato personalmente i fedeli nella vicina sede della Facoltà Teologica, un gesto che ha sottolineato il desiderio di vicinanza e dialogo.
Il messaggio di Repole è chiaro: “Serve prepararsi al Natale non guardando soltanto lontano, ma vicino, a chi abita nel mio palazzo, a chi vive nella mia strada. Forse per qualcuno di costoro c’è bisogno di condividere il cibo, i vestiti. Ma si può condividere anche uno sguardo, un’attenzione, del tempo, un sorriso. Nessuno è così povero da non avere qualcosa da condividere”.
L’arcivescovo ha voluto anche richiamare l’attenzione su un aspetto cruciale delle relazioni umane: “Dobbiamo smettere di pretendere dagli altri e imparare a riconoscere ciò che gli altri possono offrirci. Quando lo si comprende nei rapporti più vicini, con tuo marito, tua moglie, i figli o i genitori, allora davvero inizi a vedere l’altro e ti prepari a riconoscere quell’altro che è Cristo”.
Un invito forte, che non si ferma alla sfera individuale ma coinvolge il tessuto sociale: “Dobbiamo smettere di guardarci con quel senso di potere che, poco o tanto, ci abita tutti. Perché un po’ di potere ce l’abbiamo tutti, ma dovremmo ricordarci che siamo semplicemente sorelle e fratelli”.
Repole non ha mancato di sottolineare l’importanza della conversione: “Verrebbe da chiedersi: perché siamo invitati così decisamente alla conversione nel cuore dell’Avvento, nella domenica della gioia? Perché possiamo convertirci solo finché siamo vivi, e quando ci convertiamo troviamo il segreto della gioia. Restare fermi, statici, nelle nostre pigrizie e nel peccato significa rimanere nella sede perfetta per l’infelicità”.
Le sue parole, cariche di significato, hanno acceso riflessioni e domande nei cuori dei presenti. Un messaggio potente, che richiama ognuno a un Natale autentico, fatto di gesti concreti di condivisione e amore verso il prossimo.
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