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Femminicidio Giulia Cecchettin: Filippo Turetta condannato all'ergastolo

La sentenza appena arrivata del processo di primo grado per omicidio

Ergastolo per Filippo Turetta, il ventiduenne che l'11 novembre dello scorso anno ha ucciso con 75 coltellate la sua ex fidanzata Giulia Cecchettin.

Ergastolo per Filippo Turetta, il ventiduenne che l'11 novembre dello scorso anno ha ucciso con 75 coltellate la sua ex fidanzata Giulia Cecchettin.

Filippo Turetta è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l'11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. La sentenza è stata pronunciata oggi dalla Corte d'Assise di Venezia, presieduta dal giudice Stefano Manduzio. Il processo, iniziato il 23 settembre 2024, si è concluso con la decisione dei giudici di escludere le aggravanti della crudeltà e degli atti persecutori, pur confermando la pena massima per l'imputato.

Il pubblico ministero Andrea Petroni aveva richiesto l'ergastolo per Turetta, sostenendo la presenza di premeditazione, crudeltà e stalking nel delitto. La difesa, rappresentata dall'avvocato Giovanni Caruso, aveva cercato di evitare la pena massima, argomentando l'assenza di premeditazione e crudeltà, e definendo l'ergastolo una pena "inumana e degradante".

Giulia Cecchettin, studentessa universitaria di 22 anni originaria di Vigonovo, era stata trovata senza vita una settimana dopo la sua scomparsa. Secondo le ricostruzioni, Turetta, incapace di accettare la fine della loro relazione, l'aveva colpita con numerose coltellate, abbandonando poi il corpo nei pressi del Lago di Barcis. Successivamente, era fuggito in Germania, dove era stato arrestato e aveva confessato l'omicidio.

Durante le indagini, era emerso un diario di Giulia in cui la giovane elencava quindici motivi per cui aveva deciso di interrompere la relazione con Turetta. Tra questi, la gelosia ossessiva, il controllo costante e idee preoccupanti riguardo alla vendetta in caso di tradimento. Questo documento ha contribuito a delineare il contesto di disagio e pressione psicologica vissuto dalla vittima.

La sentenza odierna rappresenta la conclusione del primo grado di giudizio per un caso che ha profondamente scosso l'opinione pubblica italiana, riaccendendo il dibattito sulla violenza di genere e la necessità di interventi più efficaci per prevenire simili tragedie.

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