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Salute mentale dimenticata? Il grido di 44 associazioni resta inascoltato!

La proposta di aumento dei fondi per la salute mentale respinta dalla maggioranza regionale, nonostante l'appello di 44 associazioni

Salute mentale dimenticata?

Salute mentale dimenticata? Il grido di 44 associazioni resta inascoltato!

La salute mentale è davvero una priorità per le istituzioni? Questa domanda risuona con forza dopo che l'ordine del giorno presentato dalla consigliera regionale del Partito Democratico, Monica Canalis, è stato respinto dalla maggioranza che guida la Regione Piemonte. L'ordine del giorno, collegato alla variazione di bilancio, mirava a recepire le segnalazioni di ben 44 associazioni che chiedevano un incremento dei fondi e del personale dedicato alla salute mentale. Un tema che, come sottolinea la Canalis, "non dovrebbe essere divisivo", eppure sembra aver trovato un muro di indifferenza.

Nel maggio scorso, in occasione delle elezioni regionali, tutte le forze politiche avevano partecipato e applaudito alla presentazione di un appello per la salute mentale, un documento forte nei contenuti e nel metodo. Promosso da 44 associazioni ed enti, con l'adesione di ulteriori 19 associazioni di promozione sociale, centri servizi per il volontariato e sindacati, l'appello chiedeva un aumento delle risorse destinate alla salute mentale: dall'attuale 2,7% del fondo sanitario regionale ad almeno il 4% nel 2025 e il 5% nel 2026. Inoltre, si sollecitava un incremento del personale dedicato, dai 39 professionisti ogni 100.000 abitanti a 60, in linea con la media nazionale.

La richiesta delle associazioni

Le associazioni promotrici dell'appello non si sono limitate a chiedere più fondi. Hanno proposto una riorganizzazione dell'assistenza ambulatoriale e domiciliare, l'apertura dei centri di salute mentale per almeno 12 ore al giorno per 6 giorni alla settimana, e una formazione del personale orientata alla recovery e alla de-prescrizione. Inoltre, si richiedeva il coinvolgimento dei pazienti e dei familiari nei piani di cura, e la piena attuazione del budget di salute in tutte le ASL, attraverso assistenza territoriale, inserimenti lavorativi e soluzioni abitative.

Nonostante gli applausi di maggio, la maggioranza di centrodestra non ha recepito nessuno di questi punti, neppure quello sulla costituzione di una consulta regionale per la salute mentale, che non comporterebbe grandi oneri finanziari. "Mi sembra molto grave", afferma Monica Canalis, "considerando l’aumento dei disturbi mentali, la carenza dell'assistenza territoriale e l’abbandono in cui versano molte famiglie". Investire nella salute mentale è un segno di civiltà, e la classe politica piemontese dovrebbe prestare attenzione alla mobilitazione della società civile.

Ancora il 9 ottobre scorso, gli enti proponenti avevano chiesto di dare seguito all’appello con una serie di azioni concrete, ma dalla giunta Cirio non si vedono ancora segnali di attenzione. "Torneremo alla carica nel bilancio di previsione 2025", promette la Canalis.

La questione della salute mentale rimane dunque aperta, in attesa di una risposta che, si spera, non tardi ad arrivare. La salute mentale non è un lusso, ma una necessità fondamentale per il benessere della società. Eppure, sembra che la strada per ottenere il giusto riconoscimento sia ancora lunga e tortuosa.

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