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27 Novembre 2024 - 23:06
Luca Spitale
Stop! Finish! Fine del dialogo tra maggioranza e opposizione. Lo si è capito fin troppo bene l’altra sera in consiglio comunale. Le vicissitudini degli ultimi tempi e la gestione, quanto meno singolare, del consiglio da parte del presidente Luca Spitale hanno compiuto il miracolo di compattare un’armata Brancaleone che, alcuni mesi fa, neanche si parlava: Massimiliano De Stefano, che strizzava l’occhio alla maggioranza; Andrea Cantoni e Gabriele Garino, che guardavano di straforo Elisabetta Piccoli; Tony Cuomo, che alzava le spalle; Stefano Sertoli, che scappava da quei banchi; e Paolo Noascone, che subentrava spaesato.
Oggi è diverso: merito di San Luca Spitale, ma anche di San Matteo Chiantore e di quel loro accanirsi nel non voler concedere nulla in consiglio comunale.
E ci tocca, guarda un po’, tornare a parlare del problema “sicurezza”, che da settimane imperversa sui social, nelle mozioni e nelle interpellanze.
L’altra sera, di fronte a una città che chiude i negozi un’ora prima, uomini e donne che non escono più di casa la sera, un’opposizione che voleva discutere e una maggioranza che, fondamentalmente, dava loro ragione... che cosa costava al sindaco dire: “Sì, è vero, non è solo una questione di percezione”?
Magari aggiungendo una frase del tipo: “Lavoreremo per mettere più telecamere e più luci… Chiederemo alla Polfer di aprire un ufficio a Ivrea”.
La discussione sarebbe finita lì, in due minuti, con gli applausi scroscianti di De Stefano, i musi lunghi di Cantoni e Garino, la semi-indifferenza di Piccoli e Noascone.
E invece niente. Come un disco rotto, Chiantore ha continuato a ripetere quello che aveva già detto un mese fa, canticchiando e suonando la stessa canzone lanciata all’incontro con il Prefetto di Torino: che lui non si sente insicuro, che le statistiche parlano chiaro, che i numeri gli danno ragione, che sono gruppi che se le danno tra di loro, la rava e la fava…
Non ci vuole uno scienziato per capire che è questo il motivo per cui Massimiliano De Stefano, dopo aver concordato a voce, con la consigliera Erna Restivo, un emendamento con cui si sarebbe andati alla ricerca di un’area nella vecchia stazione o all’interno della biglietteria del Movicentro, ha detto loro “marameo” e se l’è fatta bocciare.
Sembrava quasi di sentirlo: “Chiantore vuole la guerra? E io gliela faccio!”.
Idem come sopra con l’altra mozione, promossa dopo l’accoltellamento di via Aldisio, con le opposizioni che chiedevano più luci e videosorveglianza, e la maggioranza in agguato con un super-emendamento per stralciare premesse e considerazioni e puntare diritto sul Governo a caccia di più risorse per le Forze dell’Ordine.
Si stava quasi arrivando alla sintesi, poi il presidente del consiglio comunale Luca Spitale è partito lancia in resta con una recensione di sé medesimo e di accordi non se n’è fatto mezzo.
Insomma, come stanno effettivamente le cose è chiaro. Il primo problema è una gestione fantozziana dei punti all’ordine del giorno, con un presidente che sullo stesso argomento accetta che si presentino tre mozioni o interpellanze – il Movicentro – o due sul Parco dei 5 Laghi.
Chiediamoci il perché: perché ogni volta si scatena una gara a mettere il cappello sopra certi argomenti? Perché non si fa alcun tentativo per giungere a una sintesi?
Massimiliano De Stefano
E soprattutto, chi dovrebbe fare questa sintesi? Beh, il presidente. E se non ci riesce, delle tre l’una: o perché non è in grado di sintetizzare, o perché va in cerca della zizzania – e allora che se la becchi – o perché non è sufficientemente autorevole.
Alla gara delle mozioni e delle interpellanze si aggiunge poi la stupidità di un presidente del consiglio che accetta di metterne all’ordine del giorno "una" sul Parco dei Cinque Laghi, sul quale si era già discusso un paio di settimane fa, pure approfonditamente, solo per capire se Andrea Cantoni è più leghista (favorevole) o forzista (contrario). Machisenefrega! Ma che divertimento c’è!.
Ai tempi di Carlo Della Pepa o di Stefano Sertoli, a un presidente che avesse detto “Le concedo di parlare…”, “Non le permetto di…” ogni tre per due, le opposizioni ne avrebbero dette tali e tante da farlo piangere. Si sarebbero alzate in piedi urlando a squarcia gola. Sarebbe durato una, forse due sedute.
Ecco qual è la verità.
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