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Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Da operaia a dirigente: la battaglia di una donna contro il patriarcato

Il marito le fa la guerra

Un racconto di resilienza e coraggio che ispira tutte le donne

Un racconto di resilienza e coraggio che ispira tutte le donne (foto di repertorio)

Dietro il nome di fantasia Francesca si nasconde una storia di lotta e di rinascita, una vicenda che dà voce a tante donne silenziosamente oppresse dalla violenza psicologica e dal patriarcato. Francesca, una donna che ha saputo trasformare sacrifici e sofferenze in una straordinaria crescita personale e professionale, racconta oggi la sua esperienza, simbolo di forza e resistenza.

"Un'operaia, questo ero. D'altronde con la terza media a cosa avrei potuto aspirare. Lo studio mi è sempre piaciuto ma non potevo permettermi di stare sui libri, mi servivano i soldi, avevo due bambini da mantenere. Mio marito mi trattava male, non collaborava in casa né sull'educazione dei figli. Era tutto sempre maledettamente sulle mie spalle."

Le giornate di Francesca erano scandite da turni massacranti in azienda e da un secondo lavoro altrettanto impegnativo: quello di madre. Nonostante le difficoltà, la convinzione che la sua vita potesse cambiare non l'ha mai abbandonata. Decise così di rimettersi a studiare, sacrificando il sonno e le forze per ottenere il diploma. Grazie a questo traguardo, Francesca avanzò in azienda, passando da operaia a impiegata.

Ma il suo desiderio di migliorarsi non si fermò lì. "Mi sono laureata - racconta oggi - e da impiegata sono diventata una dirigente, sempre nella mia azienda." Il successo professionale, tuttavia, portò a nuove tensioni in famiglia. Suo marito, un operaio, non sopportava che lei guadagnasse più di lui e iniziò a sfogare la sua frustrazione con aggressioni verbali.

"Mi denigrava come donna, tanto che aveva cominciato un'altra relazione. E come mamma, dicendomi che non valevo nulla, che non sapevo fare niente. Davanti ai bambini mi diceva che ero una poco di buono, per usare un eufemismo. Mi controllava, non voleva che uscissi con le amiche. Un incubo."

Decisa a rompere il ciclo di abusi, Francesca denunciò il marito per maltrattamenti psicologici, ma la sua denuncia fu archiviata. "Non è stata riconosciuta. Come se la violenza fosse solo morire ammazzate." Decise allora di separarsi, ma anche questa scelta scatenò una dura battaglia per l’affidamento dei figli, che, nonostante tutto, finì in una condizione di affido condiviso. "Non sono stupida, è il suo modo per controllarmi ancora. I figli sono ostaggi di una continua guerra dove lui gioca crudelmente a svalorizzarmi."

A sostenerla in questa fase critica della sua vita è stata D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza. Grazie al supporto di una volontaria, Francesca ha trovato la forza di rialzarsi e ricostruire la sua esistenza.

"Un giorno sento bussare alla porta - ricorda l'operatrice - Era lei ma io non l'avevo riconosciuta. Aveva una bellissima luce, era rifiorita, viva."

Francesca oggi è un esempio di resilienza, una donna che ha saputo affrontare un sistema patriarcale e trasformare le sue battaglie personali in una storia di rinascita. Conclude con un messaggio di speranza e di forza: "Il patriarcato è presente nelle relazioni, anche in maniera subdola. Ma io sono più forte oggi, anche perché ho saputo chiedere aiuto in tempo."

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