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Lavoro
22 Novembre 2024 - 12:10
Boom di diplomati assunti, ma le aziende faticano a trovare profili tecnici
Il mercato del lavoro italiano si trova di fronte a una svolta epocale: secondo i dati appena diffusi da Eduscopio, cresce sensibilmente il tasso di occupazione tra i diplomati tecnici e professionali, raggiungendo il 35% nel 2024. Si tratta di un incremento di cinque punti percentuali rispetto al 2020, un segnale che evidenzia una dinamica sempre più orientata alla valorizzazione dei percorsi non universitari.
Parallelamente, si registra un significativo calo nel numero di diplomati che scelgono di proseguire con gli studi universitari, una tendenza che il Ministero dell’Istruzione attribuisce a cambiamenti strutturali nelle esigenze del mercato e a un crescente interesse dei giovani per l’ingresso diretto nel mondo del lavoro.
I numeri forniti dal Ministero sono eloquenti. Tra il 2024 e il 2028, le richieste di lavoratori con un diploma tecnico o professionale si aggireranno tra 182 e 207mila unità annue, mentre i giovani che si affacceranno al mercato del lavoro nello stesso periodo saranno appena 156mila. Questo disallineamento porterà a una carenza stimata tra 26mila e 51mila posti di lavoro vacanti ogni anno.
Ancora più marcato il divario per i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), che prevedono un’uscita diretta nel mondo del lavoro dopo tre o quattro anni di studi. Qui la domanda raggiungerà un picco compreso tra 136mila e 153mila unità annue, mentre i diplomati pronti a rispondere saranno solo 66mila-83mila, lasciando scoperte circa 70mila posizioni lavorative all’anno.
Problema occupazionale in Italia: i dati sono in crescita, ma c'è una grossa lacuna
Il fabbisogno maggiore si concentra in settori strategici per l’economia italiana, come quello meccanico, elettrico, edile, e delle energie rinnovabili, oltre a comparti tradizionalmente legati alla segreteria e all’agricoltura. In particolare, i profili legati a meccanica, meccatronica, finanza e marketing rappresentano le categorie più richieste, ma anche quelle in cui sarà più difficile trovare personale qualificato.
Questo squilibrio rischia di compromettere la competitività delle imprese italiane, che si troveranno sempre più a corto di lavoratori specializzati per sostenere l’innovazione e i nuovi mercati.
Non sorprende che il Ministero abbia intensificato negli ultimi anni il suo impegno nell’orientare le famiglie verso percorsi di studio tecnici e professionali, fornendo dati e proiezioni che evidenziano le opportunità occupazionali. La lettera inviata dal Ministro alle famiglie nel 2024 sottolinea come questi percorsi possano offrire sbocchi concreti e ben remunerati, in un mercato del lavoro che valorizza sempre di più le competenze tecniche rispetto ai titoli accademici tradizionali.
Secondo le analisi, l’occupabilità dei diplomati in ambito tecnico-professionale si inserisce in una traiettoria di crescita continua, confermando la validità di scelte scolastiche che puntano a una formazione pratica e mirata.
Le stime evidenziano, però, un problema strutturale: il sistema educativo italiano sembra incapace di produrre un numero sufficiente di diplomati tecnici e professionali per soddisfare la domanda delle imprese. La sfida, dunque, è duplice: da un lato, è necessario incentivare un maggiore numero di studenti a scegliere questi percorsi; dall’altro, occorre ampliare e modernizzare l’offerta formativa, adeguandola ai nuovi standard tecnologici e alle esigenze del mercato globale.
L’Italia si trova davanti a un bivio: colmare il gap tra formazione e lavoro è essenziale per garantire una crescita economica sostenibile e affrontare le trasformazioni imposte dalla transizione digitale ed ecologica.
I dati di Eduscopio e del Ministero mettono in luce un’opportunità ma anche un’urgenza: investire nell’istruzione tecnica e professionale non è solo una scelta, ma una necessità per il futuro del paese. La strada è tracciata, ma la sfida richiederà uno sforzo congiunto tra istituzioni, scuole e imprese per trasformare questo deficit in un vantaggio competitivo.
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