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Dibattito

Piscina riservata solo alle donne? A Ciriè scoppia la polemica

Fratelli d’Italia attacca la proposta della UISP BRA-Cuneo: “Discriminazione e costi a carico dei cittadini. Il Comune si piega a modelli culturali incompatibili con i nostri valori

Davide D’Agostino e Loredana Devietti

Davide D’Agostino e Loredana Devietti

Piscina comunale riservata solo alle donne? Capita a Ciriè ed è polemica a tutto tondo. Secondo Fratelli d’Italia, rappresenta un clamoroso passo indietro in tema di uguaglianza. La questione nasce dalla proposta avanzata dalla UISP BRA-Cuneo, attuale gestore dell’impianto, che prevede di riservare alcune fasce orarie dell’utilizzo delle vasche esclusivamente alle donne, accompagnate al massimo dai figli minori.

“Invece di promuovere integrazione e inclusione, il Comune si piega a imposizioni culturali e religiose incompatibili con i nostri valori”, denunciano i consiglieri di opposizione, guidati da Davide D’Agostino. Secondo Fratelli d’Italia, la proposta è il risultato di oltre un anno di trattative tra la UISP BRA-Cuneo e la Giunta comunale, e avrebbe l’obiettivo dichiarato di “consentire l’accesso a quelle donne che, per rigide interpretazioni religiose o culturali, non possono frequentare luoghi pubblici condivisi con uomini”.

Donne con il velo

Ma per i consiglieri di centrodestra, si tratta di una scelta gravissima. “Invece di combattere queste imposizioni discriminatorie, il Comune adotta una politica di mitigazione del danno. È come dire che invece di affrontare un problema lo si asseconda, venendo incontro a mariti e uomini talmente gelosi e possessivi da impedire alle loro consorti di vivere liberamente”.

La proposta non si ferma però a riservare le vasche alle donne. Come emerge dai dettagli discussi in commissione, durante queste fasce orarie “nessun uomo sarà ammesso, eccezion fatta per bambini tra i 5 e i 7 anni. Perfino i dipendenti maschi della piscina saranno esclusi da quei turni”. Un particolare che, secondo Fratelli d’Italia, rende ancora più assurda l’intera vicenda. “Si tratta di una discriminazione evidente, che non ha nulla a che vedere con i valori di uguaglianza sanciti dalla Costituzione”.

A far discutere, però, non sono solo le implicazioni sociali e culturali della proposta, ma anche il suo costo economico. “Il piano economico prevede che questa iniziativa sarà sostenuta da un contributo comunale fino a 5.000 euro al mese, per i prossimi sette anni. In pratica, i cittadini dovranno pagare di tasca propria per un modello di gestione che discrimina e divide”, attaccano i consiglieri.

Fratelli d’Italia non ha mancato di sottolineare l’impatto simbolico di una simile decisione. “Un luogo pubblico come la piscina comunale dovrebbe essere il simbolo di inclusione, un punto di incontro per la comunità, non un laboratorio per esperimenti di segregazione culturale”.

La richiesta di rivedere questa parte della proposta è stata avanzata dai consiglieri in commissione, ma, denunciano, “non abbiamo ricevuto alcuna risposta dalla Giunta comunale. È inaccettabile che si continui a ignorare un tema così delicato”.

La vicenda arriverà presto in Consiglio comunale, e lo scontro si preannuncia acceso.

“Non possiamo permettere che la piscina diventi un simbolo di discriminazione e divisione. Stiamo parlando di un luogo pubblico, pagato con i soldi di tutti, che dovrebbe essere accessibile a tutti, senza limitazioni o eccezioni. Il Comune deve scegliere da che parte stare: o difende l’uguaglianza o accetta di calpestarla”, concludono i consiglieri di Fratelli d’Italia.

Intanto, nella comunità cresce il dibattito.

Da un lato, ci sono coloro che vedono nella proposta un tentativo di favorire l’accesso a categorie di persone che altrimenti rimarrebbero escluse. Dall’altro, c’è chi ritiene che una simile soluzione rischi di legittimare modelli culturali che limitano la libertà individuale e perpetuano discriminazioni.

Quel che è certo, è che la piscina comunale di Ciriè è diventata il nuovo terreno di scontro politico e culturale.

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