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Ambiente
15 Novembre 2024 - 17:59
Avete mai pensato a dove finisce l'acqua che cade sulle nostre montagne? Sicuramente la destinazione ultima è il mare. Ma prima di arrivare sulle coste, l’acqua passa in molti luoghi che caratterizzano il nostro territorio. Tra questi ci sono i bacini imbriferi montani (B.I.M).
Lanzo Torinese, che ha approvato un accordo con la FederBIM, fa parte di uno di questi bacini, così come altri comuni delle Valli di Lanzo. Ma prima di capire cosa sia la FederBIM e in cosa consista questo accordo, vediamo cosa sono questi bacini e perché sono importanti.
Possiamo dare due definizioni di B.I.M. La prima si riferisce ai bacini naturali che si creano a ridosso di un fiume. Si tratta di vere e proprie spugne naturali che immagazzinano l'acqua piovana e la rilasciano gradualmente nei fiumi. A questa definizione se ne sovrappone un’altra, che indica gli Enti amministrativi che ricadono in uno di questi bacini.
Queste aree ospitano spesso delle centrali idroelettriche, che sfruttano la presenza di acqua e le caratteristiche del territorio per creare energia pulita. I B.M.I. nascono proprio per garantire la salvaguardia dell’ambiente, ma soprattutto per richiedere un ritorno economico dalle imprese che gestiscono le risorse idriche.
Infatti, una legge italiana del 1953 ha istituito un sistema che permette ai comuni montani di beneficiare economicamente dello sfruttamento idroelettrico dei fiumi. Le aziende che gestiscono le attività sono tenute a versare un sovracanone, cioè fondi che dovrebbero essere reinvestiti in opere pubbliche per lo sviluppo del territorio locale.
Come ricorda l’amministrazione di Lanzo, vigilare su questo sistema richiede delle competenze tecniche che spesso i comuni montani non hanno. Per rispondere a questo bisogno entra in gioco la FederBIM, che nasce dall’unione delle diverse B.I.M. locali.
Con sede a Roma, questa organizzazione rappresenta una voce unita per le comunità montane e garantisce che una parte degli introiti dell’industria idroelettrica venga effettivamente destinata ai territori locali.
Con una delibera del 7 novembre, il Comune di Lanzo Torinese, che rientra nel bacino dello Stura di Lanzo, ha approvato una convenzione con la Federazione. Al Comune è confermato il riconoscimento del 4,3% dei proventi del sovracanone delle imprese che operano o opereranno su questo territorio. Le percentuali che spettano agli altri comuni appartenenti al bacino sono consultabili qui.
Nel bacino della Stura di Lanzo sono presenti tre serbatoi finalizzati alla produzione di energia idroelettrica.
Ricordiamo che le centrali idroelettriche sono la principale fonte di energia rinnovabile del nostro paese. Stiamo parlando di energia pulita e rinnovabile perché prevede lo sfruttamento di grandi quantità di acqua, che però viene gradualmente reintrodotta nell’ecosistema, in seguito al suo utilizzo.
Ma come funziona? Tutto inizia in un lago artificiale o naturale, dove l'acqua viene trattenuta da una diga. Quando le porte si aprono, l'acqua precipita con forza, azionando delle turbine giganti. Queste turbine, a loro volta, mettono in moto un generatore che produce elettricità. Il bello dell'energia idroelettrica è che possiamo accendere e spegnere le centrali quasi istantaneamente, a seconda delle nostre esigenze.
Tuttavia, come ogni grande opera, le centrali presentano anche delle criticità. Infatti, l’energia idroelettrica non è automaticamente ecologica, e non è completamente verde. Questo per una serie di motivi.
Innanzitutto, la costruzione di impianti idroelettrici, che richiedono dighe, condotte, turbine e altre costruzioni, comporta un impatto ambientale significativo. La necessità di alterare paesaggi naturali per realizzare queste infrastrutture può generare un forte impatto sul territorio, compromettendo ecosistemi delicati e alterando l'equilibrio ambientale.
Un esempio è il fatto che la produzione di energia idroelettrica comporta spesso significative alterazioni dei corsi d'acqua. Per incanalare l'acqua verso le turbine, i fiumi vengono spesso deviati, arginati o addirittura sbarrati, modificandone drasticamente il corso naturale. Queste trasformazioni hanno un impatto profondo sugli ecosistemi fluviali, contribuendo in modo non indifferente al degrado ecologico di molti corsi d'acqua.
Oltre a questo aspetto, ricordiamo che il funzionamento di queste centrali dipende totalmente dal clima e dagli eventi atmosferici, che sono sempre più imprevedibili. Per esempio, un periodo di siccità cronica potrebbe compromettere seriamente il funzionamento di una centrale. Forse qualcuno ricorderà il caso del lago di Ceresole Reale, che abbiamo trattato in un altro articolo.
Per questi e altri motivi, i movimenti ambientalisti ricordano che, nel momento in cui si parla di transizione energetica, è necessario prendere in considerazione anche le criticità legate a queste infrastrutture, apparentemente a impatto zero. In generale, sono molte le organizzazioni che spingono per un uso più ecocompatibile dell’idroelettrico, cercando di favorire lo sviluppo di altre fonti rinnovabili.
Si tratta di una questione molto spinosa perché da un lato è ormai evidente la necessità di attuare un cambiamento radicale del modello di produzione dell’energia. Dall’altro lato non bisogna nascondere gli impatti socio-ambientali della transizione. Per questo motivo è necessario continuare a cercare nuove strade. Allo stesso tempo, è fondamentale cambiare il nostro modo di consumare e ripensare il modello di sviluppo che sta direzionando le nostre azioni e quelle dei governi. Senza questo cambiamento di paradigma sarà difficile trovare una reale soluzione alla crisi ecologica in atto.
Immagine: Tirrenopower.com
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