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Biometano in Canavese: decide il tribunale

Cittadini e Comune in battaglia per fermare l’impianto: «I nostri ricorsi sono fondati»

Biometano in Canavese

Biometano in Canavese: decide il tribunale

Villareggia, un piccolo paese di mille abitanti, è diventato il centro di una vicenda che mette in luce una questione spinosa: fino a che punto lo sviluppo di impianti per energie rinnovabili è compatibile con la tutela ambientale e la salvaguardia della qualità della vita delle comunità locali? Il progetto di un impianto per la produzione di biometano da biomasse vegetali, autorizzato dalla Città metropolitana di Torino ad agosto 2023, ha scatenato una reazione determinata da parte di cittadini e amministratori locali, preoccupati per le conseguenze ambientali e sociali di una simile installazione.

L’impianto progettato da Filiera blu e Consorzio Capac prevede la conversione di biomasse vegetali in biometano, una fonte di energia rinnovabile che rientra tra i progetti finanziabili con i fondi Pnrr per la transizione ecologica. Tuttavia, nonostante la finalità “verde” dell’impianto, il comitato “Vita, ambiente e sviluppo sostenibile” e l’amministrazione comunale di Villareggia sostengono che l’opera sia inadatta al territorio per diverse ragioni. Prima fra tutte, la posizione troppo vicina alle abitazioni, con una distanza minima che, secondo i detrattori, potrebbe causare una serie di problemi.

Odori persistenti, rumore costante derivato dai macchinari operativi h24 e un aumento considerevole del traffico pesante sono tra le principali preoccupazioni dei cittadini, che temono anche per il possibile impatto sulla falda acquifera locale e sulle aree protette circostanti. Fabrizio Salono, sindaco di Villareggia, ha ribadito il rifiuto netto a un impianto che, a suo dire, “mette a rischio l’equilibrio sociale, ambientale ed economico del nostro territorio”.

Una lunga storia di opposizione: le tappe del ricorso

La battaglia contro l’impianto ha preso avvio nella primavera del 2021, quando il Comune e il comitato hanno iniziato a mobilitarsi raccogliendo 600 firme su un totale di mille abitanti. Le prime osservazioni sono bastate per bloccare un progetto iniziale, ma il secondo tentativo di Filiera blu e Capac, avviato nel 2023 e fortemente incentivato dai finanziamenti pubblici, ha avuto esito diverso.

La Città metropolitana ha dato l’ok all’impianto, suscitando forti polemiche tra i cittadini, i quali hanno accusato l’ente di non aver preso in considerazione aspetti fondamentali per la tutela del territorio.

La fase di valutazione, secondo il comitato, è stata accelerata proprio per rientrare nei tempi dei bandi Pnrr, lasciando in sospeso aspetti cruciali come la valutazione sull’idoneità dell’area, i possibili danni per l’ecosistema locale, le emissioni di gas e il rischio di inquinamento delle acque sotterranee. L’udienza di gennaio rappresenta quindi un momento decisivo: il Tar dovrà stabilire se le osservazioni presentate sono sufficienti per annullare l’autorizzazione concessa dalla Città metropolitana.

Impianto biometano

Le implicazioni ambientali: Villareggia si mobilita per la difesa del territorio

In una regione a vocazione agricola come quella di Villareggia, l’impatto ambientale di un impianto di tali dimensioni rappresenta una minaccia seria non solo per i residenti, ma anche per le attività economiche locali. L’area scelta per l’impianto è una zona agricola alle porte del paese, e l’impianto produrrebbe un impatto diretto su campi coltivati e aziende agricole, riducendo l’accessibilità a terreni e risorse. Per il comitato, l’impianto è una fonte di disturbo e deterioramento che “cementificherà e deturperà una vasta area agricola”.

Gli impianti a biometano sono generalmente considerati una soluzione sostenibile e alternativa ai combustibili fossili, ma nel caso di Villareggia le caratteristiche specifiche del progetto e la posizione selezionata sono diventate i punti più controversi della questione. Le emissioni odorose e di gas, i potenziali effetti sulla salute e sulla qualità della vita, insieme all’inquinamento acustico costante, portano a chiedersi se l’impatto sociale non superi i benefici ambientali ipotizzati dal progetto.

Le posizioni della Città metropolitana e le richieste del comitato

Dal canto suo, la Città metropolitana di Torino ha giustificato l’autorizzazione dell’impianto come un passo verso gli obiettivi di transizione energetica fissati a livello nazionale, minimizzando gli impatti tramite controlli e misure successive. Tuttavia, per i residenti e l’amministrazione comunale, queste misure non sono una garanzia sufficiente, e la presenza stessa dell’impianto sarebbe in contrasto con la sostenibilità ambientale e la qualità della vita della comunità.

Il comitato, supportato da alcuni esperti e avvocati ambientali, ha avanzato richieste di rilocalizzazione dell’impianto in un’area più lontana dalle abitazioni e di maggiori verifiche sulla viabilità, in quanto il transito continuo di mezzi pesanti aumenterebbe il traffico e l’usura delle strade locali.

La vicenda di Villareggia potrebbe rappresentare un caso emblematico di conflitto tra sviluppo energetico e protezione del territorio. A gennaio, il Tar avrà l’ultima parola su questa battaglia legale, ma il dibattito attorno all’impianto di biometano evidenzia quanto sia complesso bilanciare sostenibilità ambientale e benessere della comunità. Qualora il tribunale dovesse confermare l’autorizzazione, il comitato ha già annunciato l’intenzione di continuare la lotta e di proseguire con appelli e manifestazioni, ribadendo l’impegno per una soluzione che rispetti l’ambiente e i residenti di Villareggia.

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