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Una vita eccezionale
04 Novembre 2024 - 15:58
Cosa succede quando la determinazione incontra la tecnologia? La risposta potrebbe trovarsi nella storia di Marco Dolfin, il chirurgo ortopedico torinese che, nonostante una paralisi alle gambe, ha continuato a operare grazie a un esoscheletro. Ma la sua vicenda non è solo un esempio di resilienza personale; è anche una riflessione sulle sfide e le opportunità della sanità italiana, un sistema che, tra difficoltà e carenze, necessita di figure capaci di ridefinire cosa sia possibile.
Era l'11 ottobre del 2011 quando la vita di Marco Dolfin, allora giovane chirurgo, cambiò per sempre. Una mattina qualunque, Marco si stava dirigendo in moto verso l’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Un’auto che gira improvvisamente, una curva maledetta, e il mondo si oscura. Da quell’incidente, Dolfin non può più camminare, e la paralisi alle gambe rappresenta un muro davanti ai suoi sogni e al suo lavoro. Tuttavia, ciò che per molti sarebbe stato un insuperabile punto di arrivo diventa per lui un trampolino di lancio verso una nuova vita. “Non sono un eroe, non ringrazio l’incidente perché mi ha dato altre possibilità”, riflette Dolfin, con la consapevolezza di chi, pur ferito, ha deciso di non arrendersi.
Il suo ritorno alla sala operatoria è reso possibile grazie a un esoscheletro progettato appositamente per lui dall’officina ortopedica Maria Adelaide di Torino.
Questa carrozzina elettronica verticalizzabile gli consente di operare in piedi, con l’ausilio di un joystick che Dolfin manovra con il gomito mentre le mani sono concentrate sull’intervento.
“La sala operatoria è la mia vita”, afferma Dolfin. E quando parla dei suoi pazienti e del suo lavoro, traspare una profonda gratitudine e un amore assoluto per ciò che fa. Il desiderio di rimanere in piedi – letteralmente e simbolicamente – è diventato un simbolo della sua forza e di ciò che può accadere quando la tecnologia incontra una volontà incrollabile.
La pandemia ha imposto nuovi ostacoli, rallentando la sanità pubblica e allungando le liste d’attesa, spingendo molti pazienti verso il privato. Dolfin ha quindi scelto di fondare una società di chirurgia del ginocchio che opera privatamente, mantenendo però un importante legame con il settore pubblico.
“Lavoriamo con cliniche convenzionate in diverse città come Torino, Ivrea e Milano”, racconta, spiegando come la collaborazione tra pubblico e privato possa rappresentare una soluzione importante in un momento di crisi.
La sua storia non si limita a un successo personale, ma diventa anche una riflessione sul futuro del sistema sanitario e sul ruolo che innovazione e collaborazione potrebbero giocare.
Dolfin non è solo un chirurgo. È anche un atleta paralimpico, un nuotatore che ha portato a casa medaglie internazionali e ha rappresentato l’Italia alle Paralimpiadi di Rio 2016. “Quando nuoto, mi sento libero,” confessa, e in quelle parole si percepisce tutta la forza che questo sport gli trasmette. Il nuoto diventa per lui una parentesi in cui è possibile lasciarsi alle spalle le limitazioni fisiche, un atto di resilienza e indipendenza che si aggiunge a quello che già mostra quotidianamente in sala operatoria.
Ogni giorno, Dolfin deve affrontare nuove sfide anche nelle piccole cose.
“Ogni mattina, prepararmi richiede più tempo. Ogni vacanza è una sfida logistica, ogni uscita con gli amici un possibile percorso a ostacoli”, ammette. Eppure, ha saputo adattarsi a questa “nuova normalità,” consapevole di dover trovare ogni giorno nuove strategie per andare avanti. Ci sono giorni in cui la carrozzina pesa più del solito, ma Dolfin sa che fermarsi non è mai stata un’opzione. “È come se dovessi costruirmi una vita attorno alla mia condizione. Mi arrabbio quando non ottengo i risultati sperati, ma il giorno dopo mi rimetto in gioco e ricomincio”.
La storia di Marco Dolfin non è solo quella di un chirurgo o di un atleta. È il viaggio di un uomo che, spinto da una volontà incrollabile e sostenuto dalla tecnologia, ha saputo abbattere barriere apparentemente insormontabili. Il suo percorso rappresenta un messaggio potente per chiunque, una testimonianza di come l’incontro tra determinazione e innovazione possa dare vita a una nuova speranza.
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