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Ivrea in Azione
03 Novembre 2024 - 18:43
Prima che vi spieghi la gravità di questa vicenda, che ci coinvolge tutti, inizio con una domanda alla quale i più esperti potrebbero anche rispondere: i soccorsi per gli infartuati sono tempo-dipendenti?
Ovvero, c'è un tempo massimo entro il quale si possono scongiurare effetti gravi o irreversibili per la salute dell'infartuato?
A Ivrea, nel cuore pulsante dell'Alto Canavese, si consuma una drammatica contraddizione. Beh, anche più d'una.
Sotto il sole autunnale che illumina le vie e i parchi affollati di famiglie, dietro questa apparente tranquillità, si nasconde una realtà inquietante.
I medici, costretti a pendolare da Ciriè o, peggio ancora, dalle loro abitazioni prevalentemente nel Torinese, possono essere chiamati per intervenire presso l'ospedale di Ivrea – e può rivelarsi fatale per gli infartuati che necessitano cure immediate. L'emodinamica h24, un servizio essenziale per affrontare le emergenze cardiache, sembra più un miraggio, frutto di promesse mai mantenute.
Dal 2017, in caso di infarto, chi vive in questa zona deve confrontarsi con una verità scomoda: il servizio che dovrebbe garantire risposte rapide è ridotto a un filo sottile, minacciato dalla scarsità di specialisti. Solamente un emodinamista. Un solo professionista per il polo di riferimento del Canavese e della bassa Valle d'Aosta. Nonostante la sua esperienza, non basta a coprire le necessità di un'intera area, dove la vita delle persone è in gioco.
Almeno tre figure aggiuntive sarebbero necessarie, ma dove trovarle?
La risposta è agghiacciante: disponibili, sì, ma solo dopo aver affrontato un'ora di viaggio da Ciriè o da Torino. Immaginate un sabato pomeriggio, mentre le famiglie si godono un po' di svago, ignari ma vulnerabili: qualcuno potrebbe trovarsi in una difficile situazione cardiaca.
Ma chi potrebbe aiutarlo? Il medico emodinamista, bloccato nel traffico o intrappolato in imprevisti, potrebbe non arrivare in tempo. Turni di lavoro che dovrebbero durare otto ore si accorciano magicamente a sei, mentre l’orologio continua a scorrere. Ogni minuto è prezioso; eppure, il pendolarismo diventa un nemico da combattere.
Ci si interroga: vi sentireste al sicuro a vivere a Ivrea sapendo che, in caso di emergenza, la salvezza potrebbe essere compromessa proprio nel momento del bisogno?
In questo contesto, il Comitato per l'ospedale di Ivrea e del Canavese ha deciso di intervenire, con una richiesta formale di audizione alla commissione sanità del Comune di Ivrea, della quale faccio parte, invocando una convocazione d’urgenza. In qualità di consigliere comunale, mi sento particolarmente coinvolto a seguito della richiesta di incontro a firma della presidente Anna Maria Zanelli, la quale sollecita l'intervento anche del Comune di Ivrea per risolvere la problematica dell'emodinamica. E qui, mi chiedo il motivo per cui la lettera del comitato, inviata al sindaco, alla presidente della commissione Sanità Nella Franco e a tutti i membri della commissione, non sia stata inoltrata ai rispettivi destinatari citati in calce. Ma questa è un'altra storia, che riguarda più la trasparenza, la cosiddetta "casa di vetro", ma vetro doppio e scuro a quanto pare, dove non si percepiscono le voci e non si vede nulla.
La sanità a Ivrea non si configura come un servizio organizzato, ma piuttosto come un esperimento sociale, "una lotteria in cui le vite umane sono messe in palio".
Gli abitanti di Ivrea si sentono trascurati, dimenticati dalle istituzioni. Ecco, appunto, il presidente dell'assemblea dei sindaci TO4 cosa pensa di fare?
Eppure, il consenso silenzioso tra pazienti e medici è chiaro: sganciarsi da Ciriè è diventato un imperativo. La richiesta di un servizio di emodinamica efficiente non è solo legittima, ma necessaria, considerando la posizione geografica dell’Alto Canavese e della bassa Valle d'Aosta.
Qui, dove le strade sono isolate e le emergenze si presentano senza preavviso, la salute dei cittadini è esposta a rischi crescenti.
I cittadini di Ivrea sono stanchi di essere i figli trascurati della sanità regionale. Le lamentele sono crescenti, aumentando l'eco di una frustrazione assurda, e trovare orecchie pronte ad ascoltare è sempre più raro.
Giorno dopo giorno, le conversazioni si trasformano in discussioni animatamente appassionate, ma pochi decidono di passare dalle parole ai fatti.
E mentre il sarcasmo diventa l’unico strumento per affrontare l’assurdità della situazione, Ivrea appare come un "paradiso dei pendolari", dove il dovere di salvare vite si trasforma in un viaggio della speranza interminabile.
Ma quanto ancora si potrà tollerare questa condizione?
Quanto vale la vita di una persona? La tensione cresce e, di fronte a un sistema sanitario inchiodato sulla carta, la risposta rimane sospesa.
Il potenziamento dei cardiologi e, in particolare, degli emodinamisti presso la cardiologia di Ivrea consentirebbe di eliminare definitivamente questa grave criticità e rendere autonoma la cardiologia di Ivrea dalla sede di Ciriè.
È ora di fare un passo avanti, per tutti coloro che vivono a Ivrea e non solo, per i medici in prima linea e per ogni paziente che attende di ricevere le cure necessarie. La salvezza non può dipendere da un viaggio in auto su strade dissestate, né da un semaforo rosso, né da un sistema sanitario che ignora le urgenze. La sanità meritocratica deve ripartire e tornare a essere un diritto, piuttosto che una chimera da rincorrere. È giunto il momento di sollevare la voce, di chiedere ciò che spetta per diritto. Se non ora, quando?
E se proprio dovete avere un attacco cardiaco in quel di Ivrea, Canavese e bassa Valle d'Aosta, mi raccomando, "osservate gli orari" di presenza dell'emodinamista: nei giorni lavorativi, 08:00-16:00, con reperibilità (da Ciriè o dalle loro abitazioni) fino alle 08:00 del giorno successivo. Sabato e festivi: reperibilità h24, sempre da Ciriè o dalle loro abitazioni.
Ciao!!
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