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04 Novembre 2024 - 11:08
Odissea Sanitaria: quando una visita urgente diventa un miraggio
Cosa succede quando la salute di un bambino diventa ostaggio della burocrazia? È la domanda che si pone una madre di Torino, alle prese con un sistema sanitario che sembra più un labirinto che un servizio pubblico. La sua storia, che potrebbe sembrare un episodio di una serie televisiva, è invece la cruda realtà di molti cittadini italiani.
La protagonista di questa vicenda è una bambina di soli 9 mesi, G., che necessita di una visita dermatologica urgente. La pediatra ha prescritto un controllo da effettuare entro 30 giorni presso l'ospedale Regina Margherita di Torino, noto per il suo ambulatorio pediatrico specializzato. Tuttavia, la madre si trova presto a scontrarsi con un sistema di prenotazione che sembra fatto apposta per scoraggiare anche i più determinati.
Il primo passo è contattare il CUP (Centro Unificato Prenotazioni), ma la risposta è sconfortante: le agende dell'ospedale non sono disponibili. "Non sappiamo quando ce le invieranno", è la laconica risposta ricevuta. Non si arrende e tenta di contattare direttamente l'ospedale, ma anche qui trova un muro: il call center non prevede un sistema di attesa, costringendola a ripetere l'intero iter di chiamata più volte. Dopo ore di tentativi, finalmente riesce a parlare con un operatore che le comunica che le prenotazioni per il 2025 non sono ancora visibili. Il primo appuntamento disponibile? Novembre 2025. Un consiglio che suona quasi come una beffa: "Deve sperare in qualche rinuncia, provi a chiamare tutti i giorni".
La madre si chiede se la colpa sia della Regione
Nonostante lo sconforto, la madre non si arrende. Torna dalla pediatra che, riconoscendo l'urgenza della situazione, modifica la priorità della visita a "entro 10 giorni". Armata di nuova impegnativa, tenta di prenotare tramite l'app del CUP, ma la tecnologia le gioca un brutto scherzo: l'appuntamento sfuma in pochi secondi e l'app va in crash. Il giorno successivo, la situazione non migliora. Il CUP è in tilt e l'ospedale irraggiungibile. Passano i giorni e la scadenza dei 10 giorni si avvicina inesorabilmente, senza che la bambina abbia potuto ricevere la visita necessaria.
Questa storia non è un caso isolato. Ogni giorno, decine, forse centinaia di persone si trovano a combattere con un sistema sanitario che dovrebbe essere al servizio del cittadino, ma che spesso si trasforma in un ostacolo insormontabile. La madre si chiede se la colpa sia della Regione, dell'ASL o dei call center, ma la vera domanda è: come possiamo permettere che la salute dei più vulnerabili venga messa a rischio da un sistema così inefficiente?
Un centralinista del CUP, in un'intervista, ha cercato di spiegare le ragioni di queste inefficienze: "Non c’è mai posto per le visite", ha detto, sottolineando come la mancanza di integrazione tra i vari sistemi e la carenza di personale siano alla base di questi disservizi. Questa vicenda solleva interrogativi importanti sulla capacità del nostro sistema sanitario di rispondere alle esigenze dei cittadini, soprattutto quando si tratta di bambini, che dovrebbero essere la nostra priorità assoluta. È un monito per tutti noi, affinché si lavori per un sistema più efficiente e umano, che metta al centro la salute e il benessere delle persone.
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