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Emergenza infarti a Ivrea e in Canavese: l’ospedale c’è, ma il personale dov’è?

Medici costretti a fare i pendolari da Ciriè mentre i pazienti rischiano la vita. La promessa di un servizio efficiente è solo un'illusione, e il tempo, qui, è davvero un lusso che non ci si può permettere

Matteo Chiantore

Matteo Chiantore

A Ivrea si combatte una battaglia silenziosa ma vitale: quella per garantire un servizio di emodinamica h24, essenziale per salvare vite umane in caso di infarto. Eppure, la realtà dei fatti è desolante.

Il numero di emodinamisti presenti è semplicemente insufficiente. Uno solo, oltre al primario Walter Grosso Marra, non basta di certo a coprire il fabbisogno di un’intera area. Per garantire un’attività continua, ci vorrebbero almeno altri tre specialisti.

Sulla carta questi ci sono ma non sono esattamente a portata di mano: arrivano da Ciriè.

Più di un’ora di viaggio all’andata e altrettanta al ritorno, sottraendo prezioso tempo a un turno che dovrebbe durare otto ore.

l'infarto

Risultato? In realtà lavorano solo sei ore, e nel frattempo i “buchi” nella copertura oraria si fanno sempre più evidenti.

Una situazione che lascia poco spazio alla tranquillità. Vi sentireste sereni a vivere o lavorare a Ivrea, sapendo che in caso di infarto l’emodinamica potrebbe essere scoperta proprio nel momento del bisogno?

Il sarcasmo, qui, non è solo un mezzo espressivo, ma un grido di frustrazione di fronte a una realtà sanitaria che sembra più basata sulla speranza che su una solida organizzazione.

Ma a Ivrea il sentimento è ormai diffuso e quasi unanime: sganciarsi da Ciriè è diventato un imperativo.

Non viene detto apertamente, ma lo si percepisce chiaramente tra gli operatori sanitari, i pazienti e i cittadini.

La richiesta è più che legittima, vista la posizione geografica dell’Alto Canavese e dell'Eporediese, due dei territori più distanti da Torino nell’intera ASL TO4.

Per fare un paragone, Chivasso può contare sul vicino San Giovanni Bosco, mentre Ciriè dista dal capoluogo solo pochi chilometri. E Ivrea? Resta nell’ombra, aggrappata a un sistema che non funziona come dovrebbe.

Storia di un'emodinamica

L’Emodinamica di Ivrea è aperta 24 ore su 24, sette giorni su sette, almeno sulla carta, dal maggio del 2016. Prima di allora, l’attività era stata avviata in via sperimentale nel giugno 2013, con un orario ridotto e per soli due giorni alla settimana. 

Le prestazioni fornite dal laboratorio di emodinamica sono vitali per la gestione delle emergenze cardiologiche. Coronografie e angioplastiche sono esami cruciali per diagnosticare e trattare tempestivamente ostruzioni coronariche, spesso causa di infarti. Ma se la macchina sanitaria si inceppa, ogni secondo perso può fare la differenza tra la vita e la morte.

In un comunicato stampa del 2016, l’azienda sanitaria si vantava di essere riuscita a garantire un servizio h24 su entrambe le sedi, Ivrea e Ciriè, grazie all’unica équipe di emodinamisti a disposizione. Il messaggio era chiaro: sono i medici a muoversi, non i pazienti. Peccato che questo “vanto” si scontri con una realtà fatta di lunghe distanze, viaggi estenuanti e turni ridotti. Un sistema che, a conti fatti, non sembra in grado di rispondere in modo adeguato alle esigenze di emergenza-urgenza che possono presentarsi improvvisamente. Ivrea, insomma, non ha l’autonomia necessaria per garantire un servizio efficiente, e la dipendenza da Ciriè si fa sempre più pesante.

Ma cosa vuol dire esattamente Emodinamica e perché è così importante? L’emodinamica è quella branca della cardiologia che si occupa di studiare il comportamento del sangue in movimento nei vasi sanguigni, in particolare nelle arterie coronarie che portano sangue al cuore. Queste arterie, purtroppo, sono soggette a una patologia chiamata aterosclerosi, che consiste nell’accumulo di depositi di grasso all’interno dei vasi, ostacolando il passaggio del sangue. Quando questo flusso si riduce troppo, il cuore soffre di ischemia, una condizione pericolosa che può portare a conseguenze devastanti come l’infarto miocardico.

In caso di infarto, ogni secondo è prezioso. La terapia più efficace per salvare una vita è l’angioplastica primaria, una procedura che prevede l’introduzione di cateteri nelle arterie occluse per riaprirle. Ma per far funzionare questo sistema, serve una disponibilità immediata di personale specializzato, h24.

E qui nasce il problema: se un paziente arriva al Pronto Soccorso di Ivrea durante uno dei “buchi” nella copertura dell’emodinamica, la sua vita potrebbe essere seriamente a rischio. È come avere un’ambulanza senza autista, pronta ma inutilizzabile.

Ivrea non può continuare a essere trattata come un satellite di Ciriè, eppure è proprio quello che sta succedendo. Le promesse di efficienza e i numeri forniti dalle autorità sanitarie non possono nascondere una realtà fatta di carenze e inefficienze strutturali.

La geografia non si può ignorare, e l’Alto Canavese e l’Eporediese meritano un’attenzione specifica, non di essere costantemente dipendenti da un ospedale che dista più di un’ora.

In definitiva, la questione è chiara: Ivrea ha bisogno di indipendenza, di un servizio di emodinamica che sia realmente in grado di funzionare h24, senza dover dipendere dai medici che devono percorrere chilometri su chilometri per arrivare sul posto.

L’infarto non aspetta, e neanche i cittadini dovrebbero farlo. Il tempo è vita, e qui si sta perdendo troppo tempo.

Lo sta perdendo per assurdo anche il sindaco di Ivrea Matteo Chiantore nella sua qualità di presidente della conferenza dei sindaci dell'Asl To4 che è l'organo politico dell'azienda.

Cosa dovrebbe fare? Mettere questo problema all'ordine del giorno della prossima assemblea....

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