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A Settimo Torinese governa il centrodestra e il centrodestra non lo sa!

Elena Piastra, la sindaca del PD che ha costruito una giunta "post-ideologica" senza neppure l’ombra della sinistra. Eppure, c’è ancora chi ci crede

Elena Piastra

Elena Piastra

Ed eccoli lì, i paladini del social network, le truppe cammellate di Elena Piastra, che si fiondano su Facebook come mosche sul miele, pronte a difendere la loro "giunta di centrosinistra" dagli attacchi del "solito giornale di destra".

Ma davvero c’è ancora qualcuno che crede a questa favoletta del centrosinistra e della Voce, giornale del centrodestra?

Dai, su! Basta un’occhiata alle firme e a chi scrive per capire che la si sta sparando grossa, troppo grossa, considerando circa una dozzina di editorialisti vicini a Anpi, a Unione Popolare e al Pd. Tutto si può dire tranne questo.

Altro paio di maniche è la giunta di Elena Piastra. Questa sì che definirla "di sinistra" è come chiamare un SUV un'auto ecologica. Insomma, un insulto al buon senso.

La verità è che a Settimo la sinistra, quella vera, quella che citava Marx , Che Guevara e Enrico Berlinguer nei comizi (ormai ricordi di un’altra epoca), è un miraggio.

In giunta e tra le file della maggioranza c’è di tutto: da chi ha appena scoperto cos’è la politica a chi la fa perché "fa curriculum".

Elena Piastra

Un’armata Brancaleone in piena regola, assemblata con il solo scopo di vincere e stravincere com’è poi successo.

E infatti, il colpo di genio – o dovremmo dire di marketing – è stato proprio questo: costruire una coalizione talmente variegata che chiamarla "centrosinistra" resta solo più un atto di fede.

Tutto merito (e lo sanno anche i sassi) di una campagna acquisti da manuale. La sindaca, stando alle cronache dei tanti che te la vogliono raccontare, avrebbe iniziato a lavorare mesi prima delle elezioni.

Una caccia grossa degna di un dirigente sportivo, con strette di mano e promesse dietro ogni angolo. Un progetto che non ha guardato in faccia a nessuno, né a ideologie né a bandiere. Quello che contava era raccogliere voti da ogni quartiere, ogni associazione, ogni gruppo di cittadini che potesse portare un pizzico di consenso.

E così, come nei migliori miracoli, abbiamo assistito alla moltiplicazione delle liste: da due o tre, da quattro a sei, con due liste civiche, più Azione, più i Moderati, più i Cinquestelle. Più che una coalizione del “campo largo” o “larghissimo”, una vera e propria orda di candidati, talmente tanti che a un certo punto si è pensato di doverli sistemare sugli spalti per farli entrare tutti.

Il vero capolavoro? Il criterio dell’appartenenza politica. Piastra lo ha mandato a farsi benedire. Basta guardare chi s’è seduto in consiglio e in giunta. Sono di sinistra questi? Maddai… Della sinistra, manco l’ombra. L’essere sinistra? Un concetto vintage, tipo il vinile o le polaroid: bello da vedere, ma superato dai fatti.

Botteghe oscure

Del tutto in linea con le selezioni stile X Factor, la campagna acquisti è sempre stata un "non preoccuparti, non importa se sei di destra, se fai parte del club del bridge o se fai yoga sotto la luna piena, l’importante è che ci porti qualche voto".

Il fenomeno Piastra nasce da questo rimbambimento collettivo, post-ideologico.

Un modo di far politica fluido, come va di moda dire oggi, e decisamente più vicino a un pensiero di centrodestra che al centrosinistra.

Se qualcuno si fosse chiesto perché Elena Piastra ha portato a casa il 75% dei voti, la risposta è tutta qui.

Non c’è stato un miracolo, non c’è stata un’improvvisa ondata di sinistra: solo una strategia che ha saputo prendere tutti per la gola per non dire per il "sedere"...

Dov’è la sinistra? Fuori dal Palazzo. Bloccata a un passato che non riesce a tornare. Distrutta. Ammazzata. In pensione.

E per chi governa, è diventata un semplice accessorio da mettere in vetrina alla tradizionale festa dell’Unità, giusto per non perdere la faccia. E poi passerelle, sorrisetti, social a manetta. Immagine e promozione del nulla a tutto spiano.

La verità?

Mentre la sinistra si è persa nei suoi labirinti ideologici, a Settimo in realtà sta governando il centrodestra, e il centrodestra nemmeno lo sa.

Ma tranquilli, sui social, ci sono ancora dei rincoglioniti che credono nelle ideologie e confondono le critiche in scontro politico ideologico e partigiano... Fan tenerezza... Non svegliateli! 

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