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Società

Settimo Torinese e il mistero del rimbambimento collettivo

In una città dove ogni problema ha il suo call center, l’unico numero che nessuno sembra mai comporre è quello del Comune

Elena Piastra

Elena Piastra

Dell’acqua non ci si può lamentare, ti dicono: telefona a Smat. Dei rifiuti non si può parlare, ti consigliano di telefonare a Seta. Di sicurezza neanche, perché tocca ai Carabinieri, e per i casi di disagio sociale: telefonare a Unione.net.

Di strade? Città Metropolitana.

Di autobus? Gtt. Treni? Lamentarsi con Trenitalia. Sanità, medici, prelievi del sangue? Il Cup…. E per le Poste? Il numero verde. Non parliamo dell’erba alta... altro non resta che rivolgersi a Dio. Che se il meteo non lo controlla lui, non si capisce chi possa farlo.

Insomma, secondo un certo numero di cittadini, non c’è un disservizio, che sia uno, per il quale in questa città ci si possa rivolgere alla sindaca Elena Piastra.

Un modo di vedere l’amministrazione comunale della cosa pubblica alquanto bizzarro, considerando che è proprio dei disservizi che un’amministrazione dovrebbe occuparsi, ancor più dopo la legge 142 del 1990 che ha tolto agli amministratori competenze su quasi tutto (acqua, fognature, sanità, assistenza sociale, rifiuti), ma ha lasciato loro il diritto di lamentarsi e di far valere formalmente le proprie rivendicazioni con lettere, email, posta certificata o nell’ambito delle assemblee consortili o dei sindaci.

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Ci sono sindaci che lo fanno tutti i giorni. Per esempio, l’altro ieri il primo cittadino di Bollengo Luigi Sergio Ricca, ha scritto una lettera a mezzo mondo a nome di un consistente gruppo di cittadini rimasti senza medico di famiglia. Lui è uno di quelli che scrive molto spesso: a Gtt, all’Asl To4, al Prefetto. È fatto alla vecchia maniera: carta canta! È una sua competenza? Certo che no! Ma fa il sindaco e non conosce un modo diverso di svolgere il suo ruolo.

Tutto questo preambolo per dire che l’altro giorno, senza alcuna vena polemica (ci mancherebbe!), scrivevamo dei disservizi delle Poste che in città vanno avanti da mesi. Non di una famiglia che si è lamentata per una lettera, ma di interi quartieri che non vedono il postino per giorni. Per tutta risposta, un cittadino ci ha redarguiti: “Cosa c’entra la sindaca” ha commentato, con l’aria di uno che sa come vanno le cose del mondo. “Eccolo lì….”, ci siamo detti. Ci risiamo….

E allora ci dicano queste menti pensanti (lui e tanti altri) di che cosa si debba occupare oggi un amministratore comunale, se togliamo tutto ciò di cui abbiamo parlato fino a qui.

Incredibile ma vero: quasi nulla. Niente. Non avrebbero più nulla da fare e, infatti, molti si sono abituati a non fare nulla e a credere che essere l’amministratore comunale significhi solo ed esclusivamente organizzare feste e banchetti, o partecipare a convegni, o incontrare altri sindaci, parlamentari e consiglieri regionali. Oppure che basti andare in giro per cantieri con qualche foto dei propri girovagare sparpagliata qua e là. Delle belle statuine, insomma...

Ecco! Così è davvero troppo poco, per non dire quasi nulla, e ci spiace che su un fatto oggettivo come questo si debba anche star qui a discutere sul “perché lo fai”.

Una sola cosa ci vien da pensare: a Settimo è ormai in corso un vero e proprio “rimbambimento collettivo”.

Non sappiamo quando sia iniziato, ma c’è. Non sappiamo cosa l’abbia fatto scatenare, ma oramai è a uno stadio di non più ritorno. Ci sarà una cura? Boh!.

il municipio

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Commenti all'articolo

  • Aieie Brazo

    08 Ottobre 2024 - 20:26

    Basta Liborio. Fattene una ragione. 75 per cento.

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