Una decisione che sa di “regalo confezionato a chi chiedeva un posto fisso nelle partecipate comunali”.
Chissà perché ci viene in mente Checco Zalone.
Calcolatrice alla mano son 65 mila euro tondi tondi... che non son pochi...
Ma davvero c’era bisogno di assegnare una doppia poltrona? La città si chiede: meritocrazia o solito copione?
“Siamo perplessi” – tuonano i consiglieri leghisti Manolo e Moreno Maugeri – “Si tratta di una decisione che sembra configurarsi come l’ennesima operazione di spartizione politica, molto probabilmente già messa a punto in campagna elettorale. È lecito chiedersi perché l'amministrazione abbia scelto di affidare un ruolo così importante a una figura che già ricopre una posizione di rilievo come Amministratore di SAT. Le motivazioni che giustificano una simile doppia nomina non sono state chiarite e appaiono alquanto fragili. Si tratta forse di una manovra per accentrare potere nelle mani dei soliti noti?”.

Daniel è già stato Amministratore di Patrimonio nella scorsa legislatura comunale, quindi il principio di rotazione dovrebbe essere applicato anche qui, o no?
O forse il concetto di rotazione è uno sconosciuto in casa PD, più impegnati a blindare poltrone che a garantire il rinnovamento nelle Partecipate.
Ma non è tutto. I Maugeri non si limitano alla critica politica, portano alla luce un problema ancora più grande: l’opacità del processo di selezione.
“L’avviso pubblico è stato solo un teatrino, una farsa per salvare le apparenze”, accusano.
Più che una ricerca di competenza, il bando sarebbe stato solo una formalità per confermare decisioni già prese a tavolino.
“Un'operazione di facciata che tradisce lo spirito di trasparenza e imparzialità che ogni selezione pubblica dovrebbe garantire”, stigmatizzano i consiglieri.
E come dargli torto? Nessun segnale di apertura verso la cittadinanza, nessuna trasparenza, solo il solito copione della politica vecchio stile o da Manuale Cencelli, la più becera, la più brutta, la più antipatica, la più odiosa...
A chiudere il cerchio di questo triste spettacolo, il rifiuto di un’audizione pubblica dei candidati, richiesta dalla Lega.
“Non esiste alcun divieto che osti alla realizzazione di un'audizione aperta alla cittadinanza e agli organi di controllo. Le nomine nelle società partecipate devono rispondere ai criteri di competenza, imparzialità e trasparenza. Invece ci troviamo di fronte all'ennesimo esempio di gestione clientelare, dove la tessera di partito e l’appartenenza politica prevalgono sul merito”, ribadiscono i Maugeri.
E nel frattempo, la sindaca, di solito molto loquace (la chiamano la "chiacchierona"), si chiude in un silenzio che lascia spazio solo ai sospetti. Nessuna risposta alle critiche, nessuna spiegazione.
Trincerata dietro un semplice “abbiamo rispettato le procedure”, che non è altro che una foglia di fico per nascondere una gestione sempre più clientelare.
Il rispetto delle procedure, quando si tratta di tutelare l’interesse pubblico, dovrebbe essere ben altro che semplice formalismo. Qui si tratta di meritocrazia, e a Settimo sembra non essere pervenuta. Si tratta di una società che gestisce quasi tutto in città, dai cimiteri alle strade, mica "micio micio miao miao".
La richiesta è chiara: “Fare chiarezza e spiegare le ragioni che hanno portato a questa nomina”, e restituire alla città quel senso di trasparenza che, in teoria, dovrebbe essere la base di ogni amministrazione pubblica.
Ma a quanto pare, il vento del cambiamento è ancora lontano da Settimo. Qui, più che innovare, si riciclano vecchie figure e si perpetua una logica di potere che rende il dibattito politico locale sempre più simile a un circolo chiuso. La città merita di più. E chissà, forse un giorno lo otterrà davvero.