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La denuncia
09 Ottobre 2024 - 06:00
In foto Carlo Santamaria con la sorella Paola
“Non so ancora perché mio fratello è morto”.
È una storia di dolore e di silenzio quella che ci racconta Paola Santamaria, una storia che si trascina da un anno e mezzo, da quando suo fratello Carlo è deceduto dopo un lungo ricovero ospedaliero.
Nonostante siano trascorsi quasi 18 mesi, Paola non ha ancora avuto risposte chiare su cosa abbia causato la morte di Carlo.
Un silenzio che pesa, che ferisce, e che ha spinto la sorella a rompere la riservatezza e scrivere una lettera al nostro giornale per chiedere chiarezza e giustizia.
Pubblichiamo di seguito integralmente il suo toccante messaggio.
“Mio fratello Carlo è deceduto il 28 maggio 2023, dopo otto mesi di ricovero ospedaliero, intervallato da brevi periodi in struttura riabilitativa. Otto mesi allettato, di pura sofferenza, durante i quali è stato sottoposto ad una serie infinita di esami diagnostici che purtroppo non sono serviti a determinare la natura della lesione cerebrale che lo aveva colpito e di conseguenza, non essendoci una diagnosi certa, a ricevere le giuste terapie.
L'ingresso dell'ospedale di Chivasso
I medici del reparto Neurologia dell’ospedale di Chivasso presso cui ha trascorso quasi sei mesi di degenza hanno richiesto che venisse effettuata l’autopsia per chiarire ciò che in vita non era stato possibile. Ho atteso nove mesi la copia del referto che mi è stata consegnata a inizio marzo 2024. Ho chiesto ripetutamente chiarimenti al responsabile del reparto Neurologia di Chivasso, senza ottenere risposta - In particolare per capire il significato della frase ‘…eseguite reazioni immunoistochimiche con anticorpi…non completamente valutabili per la qualità del materiale in esame…possibile lymphomatosis cerebri’. Non comprendendo il motivo di tale silenzio, mi sono rivolta ad un legale che ha inviato una prima richiesta tramite pec ai medici coinvolti. Finalmente sono stata contattata dal responsabile della Neurologia di Chivasso che, adducendo importanti motivi di famiglia, si scusava per essersi dimenticato di rispondere e mi convocava presso il suo studio.
Premettendo e ribadendo più volte che l’incontro non avrebbe assolutamente sostituito la risposta scritta che lui e i suoi colleghi avrebbero redatto congiuntamente e inviato a me tramite l’avvocato, il medico non ha saputo spiegare il motivo per cui ‘la qualità del materiale in esame’ non fosse adeguata, dichiarando che lui stesso aveva considerato l’espressione ‘infelice’ e rimbalzando la responsabilità della spiegazione agli anatomopatologi firmatari del referto. Di fatto l’autopsia non aveva chiarito i dubbi diagnostici neppure a lui e alla sua equipe.
Dopo un mese dall’incontro, non avendo ricevuto alcuna risposta scritta, il 30 maggio scorso è stato inviato un sollecito da parte del legale, rimasto anche questo inevaso. Continuo a non capire perché, se non c’è nulla da nascondere, non sia stata formulata una risposta. Ritengo sia un mio diritto conoscere la diagnosi della malattia che ha colpito mio fratello e non mi darò pace fino a quando non lo scoprirò. Vorrei continuare a poter riporre fiducia nei medici della strutture pubbliche ma, perché ciò avvenga, servono risposte sincere.”
Carlo Santamaria è mancato a un solo giorno dal suo sessantottesimo compleanno. Classe 1955, risiedeva a Castagneto Po e lavorava come impiegato presso l’Iveco di Torino, da cui era andato in pensione nel novembre del 2019. Carlo era molto di più di un semplice lavoratore: era una persona profondamente altruista e impegnata nel sociale, tanto da essere volontario della Croce Verde e parte di un progetto benefico in Nepal, dove, con un gruppo di amici, aveva contribuito alla costruzione di una scuola. La Sezione ANPI 'Boris Bradac' di Chivasso lo ricorda come un convinto democratico e antifascista, membro del direttivo fino al 2021.
Carlo Santamaria in Nepal
I ricordi che la sorella Paola conserva di Carlo sono pieni di affetto e ammirazione: “Era una persona molto altruista, il suo altruismo era molto grande. L’impegno verso gli altri aveva qualcosa di meraviglioso.”
La sua prematura scomparsa ha lasciato un vuoto immenso non solo nella sua famiglia, ma anche tra gli amici e tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Carlo non era solo un uomo buono, ma un esempio di integrità e dedizione verso gli altri, qualità che difficilmente verranno dimenticate.
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