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Ivrea
06 Ottobre 2024 - 19:39
Lo scorso 3 ottobre, sotto una pioggia incessante, Ivrea ha commemorato le vittime dell’immigrazione. Un momento di riflessione intimo, ma profondamente toccante.
La pioggia non ha affatto disturbato. Al contrario, sembrava quasi voler essere parte della cerimonia, un richiamo simbolico a quell’acqua del Mediterraneo che, 11 anni fa, inghiottì un barcone carico di speranze e vite.
Oltre 360 persone, per lo più eritree, persero la vita al largo di Lampedusa in uno dei naufragi più tragici della storia recente. Un’immagine che continua a essere una ferita aperta nella coscienza collettiva, una cicatrice che il tempo non riesce a rimarginare.
Alla cerimonia, organizzata dal Comune in collaborazione con il Centro migranti, la diocesi di Ivrea e l’associazione Senza confini, hanno partecipato circa una ventina di persone, radunate attorno al roseto "Noi siamo Mediterraneo", situato all’ingresso della passerella sulla Dora.
Un piccolo ma significativo gesto ha segnato l’incontro: la piantumazione di due rose Rosa banksiae, simbolo di vita che si rigenera, di speranza che persiste anche tra le spine della sofferenza.
L'assessora all'integrazione Gabriella Colosso ha sottolineato quanto sia importante non dimenticare chi ha perso la vita nella ricerca disperata di un futuro migliore.
«Dal 2016 - ha spiegato - in virtù della legge 45, il 3 ottobre ricordiamo le vittime delle migrazioni. In un contesto mondiale sempre più incerto, caratterizzato da guerre, persecuzioni e povertà estrema, chi fugge per raggiungere un futuro possibile in Europa continua a rischiare la propria vita e quella dei propri figli per la mancanza di vie migratorie legali e sicure».
Le parole hanno risuonato nell’aria come un grido di dolore per una tragedia che, purtroppo, non si è mai fermata.
Dal 2013, circa 30.000 persone, di cui si stima almeno 6.000 bambini, hanno perso la vita nel Mediterraneo.
Una strage silenziosa che sembra non conoscere fine.
«È necessario - ha aggiunto Colosso - creare canali regolari e sicuri di accesso al nostro Paese e attivare un sistema di ricerca e soccorso degno di questo nome». Un appello accorato affinché si mettano in atto azioni concrete per fermare la perdita di vite umane in mare.
Durante la cerimonia, i partecipanti hanno letto ad alta voce i nomi delle vittime del naufragio del 2013.
Un momento toccante, in cui ogni nome pronunciato sembrava ridare dignità e umanità a quelle vite troppo spesso ridotte a freddi numeri nelle statistiche. Nomi che portavano con sé storie, sogni e speranze infrante, trascinate via dalle onde di un mare indifferente.
Infine l’acqua, protagonista silenziosa dell’evento, ha richiamato alla mente la poesia di Erri De Luca, letta durante la cerimonia: "Mare nostro che non sei nei cieli, abbracci i confini dell’isola e del mondo, sia benedetto il tuo sale, sia benedetto il tuo fondale. Accogli le gremite imbarcazioni, senza una strada sopra le tue onde...".
La cerimonia si è conclusa con un momento di riflessione nell'androne del Municipio, dove è stata inaugurata la mostra fotografica "Popoli in movimento".
Curata dal fotoreporter Francesco Malavolta, la mostra raccoglie immagini che raccontano vent'anni di migrazioni attraverso il Mediterraneo. Storie impresse nelle fotografie che parlano di viaggi, sofferenze e speranze. Le immagini, intense e commoventi, testimoniano un dramma che continua a consumarsi giorno dopo giorno, sotto gli occhi del mondo.
La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino a lunedì, per poi spostarsi negli istituti scolastici del territorio. Un’iniziativa voluta per sensibilizzare i giovani su una realtà spesso percepita come distante, ma che in realtà ci riguarda tutti da vicino.
È proprio a loro, ai giovani, che l’assessora Colosso ha rivolto il suo appello finale.
«È importante che i nostri giovani comprendano cosa succede nel mondo e si battano per un futuro in cui tragedie come queste non si ripetano».
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