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Il Canavesano
06 Ottobre 2024 - 07:00
Indifferenza
Da sempre sono contro i dispensatori d’odio, che sulla divisione delle genti hanno costruito e continuano indisturbati a costruire fortune politiche e finanziarie. Allo stesso modo, credo che i più grandi nemici degli italiani siano, e siano sempre stati, gli italiani stessi, quelli che con il loro inspiegabile comportamento hanno contribuito più di ogni altro a ridurre il Paese in brandelli, sino a trasformarlo in una brutta controfigura di Stato.
Più passa il tempo, più mi spaventano le durezze; le condanne senza appello delle diversità; i giudizi severi sui comportamenti che non si comprendono; le sentenze gratuite sulle persone che non si conoscono; le etichette che si affibbiano ignorando le radici, la storia di una persona, l’educazione che ha ricevuto, le esperienze di vita che possono averla segnata più o meno profondamente; la voglia di umiliare e prevaricare il prossimo.
Mi stupisce negativamente la vastità del rancore che abita in tanti cuori; il rifiuto del dialogo; il menefreghismo per ciò che accade a un metro di distanza; il rifiuto di ascoltare; l’ipocrisia dilagante; la sempre più vicina fine delle relazioni umane.
È questo che mi ha fatto e mi fa più male; è questo che evidenzia come in Italia le cose possano solo cambiare in peggio, cosa d’altronde sotto gli occhi di tutti, anche di quelli che si credevano furbi a non interessarsi di politica e oggi, troppo spesso, si ritrovano a essere un po’ meno furbi quando perdono il lavoro o quando sono costretti a chiudere l’attività. Siamo diventati la patria della raccomandazione, del voto di scambio, della corruzione, della concussione, dei vigliacchi sempre pronti a fottere il prossimo ed abbiamo, non a caso, sempre dato vita a governi che si sono dimostrati imbattibili nel fottere il popolo.
Siamo un Paese che sta morendo, paralizzato dalla burocrazia, sommerso dalla corruzione, schiavo dell’abitudine, abitato da gente che non si fida più del prossimo e nemmeno di se stessa. Gli italiani hanno rinunciato alle emozioni, alla lettura, al rischio, all’amore, passano i giorni a lamentarsi della loro sfortuna e sono arrivati a credere che per sentirsi vivi basti respirare, ma non è così!
Vivere richiede uno sforzo incredibilmente maggiore, significa non arrendersi, non rinunciare a inseguire i propri sogni, significa credere e combattere per ciò in cui si crede.
Non lo scrivo a cuor leggero, ma ormai, visto che nessuno ha mai recriminato mentre l’Italia veniva svenduta ed anche un po’ regalata; visto che tutti, o quasi, plaudirono compiaciuti all’annuncio del professorone Romano Prodi, secondo il quale con l’euro gli italiani avrebbero lavorato un giorno in meno, però guadagnando come se avessero lavorato un giorno in più; visti e ben sentiti gli anatemi e le nefaste profezie di morte pronunciate all’unisono, solo pochi mesi fa, dal Capo dello Stato, dal Capo del Governo, dal coro di Camera e Senato (era molto più piacevole il Piccolo Coro dell’Antoniano), da altissimi prelati e dal variopinto mondo dell’informazione e dello spettacolo, contro i pagani che rifiutavano di inchinarsi al nuovo, unico, “dio scienza” (volute le minuscole); e visto il compiacimento del popolo italiano per l’invio all’Ucraina di armi imballate in milioni di euro, necessarie, non alla guerra, ma alla pace, credo che negli ambienti di governo, un po’ a tutti i livelli, siano arrivati alla conclusione di poter fare e dire qualsiasi cosa, tanto nessuno capisce una beata m...a, o tutt’al più a nessuno frega niente di niente!
Romano Prodi
Una volta si diceva che i politici confidassero le “migliori” bugie ai giornalisti e poi, il giorno dopo, leggendole sui giornali finissero anche per crederci. Ora i tempi sono cambiati, si sono “evoluti” i politici, i giornalisti e anche i lettori, questi ultimi, ahimè, in continua diminuzione e sempre più distratti.
Così, forse in onore della manifestazione canora nazional-popolare di Sanremo, hanno trasformato la politica italiana in un vero e proprio festival della bugia. A differenza di Sanremo, però, in una gara non canora, che non richiede particolari doti, non serve essere intonati, non serve saper scrivere, non serve saper coniugare i verbi e conoscere i congiuntivi, non serve saper fare un discorso, non serve essere istruiti, e serve anche poco saper leggere e sapere ciò che si dice. L’importante è spararle grosse, tanto chi ascolta non capisce o, se capisce, si rifiuta di ascoltare.
A questa gara partecipano un po' tutti, anzi, soprattutto dall’epoca Di Maio in poi, è divenuta una gara che vive una vera e propria inflazione di candidati, di spudorati mentitori: i politici, che più in alto salgono e più mentono; i mestieranti dell’informazione, per fortuna non tutti, che mentono nel rispetto delle convenienze del loro editore o del politico che gli può garantire un’inebriante carriera; e infine i fruitori dell’informazione, i lettori, che avendo da tempo delegato ad altri l’uso della ragione, mentono per osmosi, probabilmente senza nemmeno rendersene conto, addirittura a sé stessi.
Così, mentre la giuria popolare è sempre più divisa sul “Premio Pinocchio” 2024, non trovando l’ammazza concorrenti, come fu ai tempi del grande Mario Draghi, capace di vincere per distacco su tutti; mentre la stessa divisione la si nota e la si percepisce anche dentro le Camere, dove gli eletti del popolo si mostrano sempre più divisi sul decidere chi fra loro è il più bugiardo, quello che ci resta è uno spettacolo che a dir poco si può definire patetico.
Lì tutti si danno del bugiardo e, quando accade che qualcuno viene sorpreso a non mentire, questo viene immediatamente e opportunamente isolato, perché in fin dei conti, tutti cercano di primeggiare raccontando le bugie più disparate. Bugie a 360°, anche su quello che mangiano a colazione, ma soprattutto sui “grandi temi”: sui “cambiamenti climatici”, sul ritorno di “terribili e aggressivi virus”, sulle salvifiche “campagne vaccinali”, sull’impegno per mettere in sicurezza il territorio così da preservarlo dalle catastrofi naturali, su quanto sia “buona e bella” l’Europa dell’Euro, su quanto sia necessaria la N.A.T.O. per la pace nel mondo, sul come, quando e perché gli israeliani hanno sempre ragione, su quanto sono cattivi i russi e buoni gli ucraini, eccetera eccetera.
Via così, cercando di spararne più di una al giorno per cercare di raggiungere Giorgia Meloni, che ultimamente pare aver dato un bello strappo e aver lasciato a distanza gente di non poco conto, allenata da anni a dire tutto e il contrario di tutto. Non c’è mica da ridere. All’inseguimento abbiamo campioni come Salvini, Bonaccini, Schlein, Burioni e tanti altri. Insomma, quest’anno non ci sarà chi vincerà per distacco, ma in compenso pare si possa assistere a un’avvincente arrivo in volata, spalla a spalla, ruota a ruota, poltrona a poltrona. E ovviamente, spero che nessuno si faccia male, soprattutto fra i tifosi, che spesso, troppo spesso, si fanno trascinare là dove non dovrebbero.
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