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Il Canavesano

Il cuore del Canavese batte a Bairo: la rinascita di un sogno chiamato AmorBairo

Patrizia Bertasso sfida la crisi con un progetto di eccellenza che unisce imprenditoria, benessere e amore per la propria terra

A sinistra Patrizia Bertasso

A sinistra Patrizia Bertasso

Qualsiasi analisi della realtà che ci circonda sarebbe inutile se, dopo averne individuati gli aspetti insoddisfacenti, non si cercassero nuove idee per andare avanti, per non arrivare ai più comodi “non vale la pena impegnarsi”, “non serve investire” o, peggio, “non c’è più nulla da fare”.

La differenza, quindi, la fa il carattere, la voglia di non arrendersi, di non finire schiavi della depressione economica, ma anche morale e istituzionale, che sta producendo disoccupazione e povertà anziché idee e progetti per il rilancio occupazionale e sociale del Paese. Ci vuole forza, coraggio e cuore.

Infatti, credo siano infinite le strade e le ragioni che il cuore può creare, aprire anche nei momenti più difficili, affinché chi ancora è capace di dargli ascolto possa arrivare a raggiungere ciò che vuole.

C’è bisogno di un messaggio forte, che ci parli di speranza e che sia capace di darci fiducia. Messaggio che ci giunge da Bairo, comune canavesano di antica storia, incastonato fra Torre C.se, Agliè, Castellamonte e Ozegna. Messaggio d’amore, di caparbietà e di fede, che arriva dal “Centro AmorBairo”, diretto a tutto il Canavese, ma anche a tutti i visitatori che frequentano la nostra Terra alla ricerca di fiabe, di storie antiche che narrano le gesta di guerrieri celti, di castelli, ma anche di paesaggi verdi, di passeggiate nella natura, di svago e di buona cucina.

bairo

Il “Centro AmorBairo” è oggi un’eccellenza dell’imprenditoria canavesana. La sua nascita la si deve al coraggio e all’amore per il Canavese di chi l’ha pensato e ad ogni costo l’ha voluto, forse, nel momento economico e sociale più difficile dal dopoguerra ad oggi. È stata una Donna canavesana, Patrizia Bertasso, a voler creare, all’ombra magnanima della Torre Rossa, lavoro e opportunità di svago e benessere nel momento in cui, in piena “epoca covid”, lo Stato italiano invitava tutti a chiudere, a stare a casa e gli organi d’informazione informavano di quanti locali, negozi, artigiani, piccoli e medi imprenditori erano costretti a cessare per sempre l’attività.

Il “Centro AmorBairo”, proprio per questo motivo, ha dovuto rinunciare al battesimo, se preferite all’inaugurazione, ma ciò non gli ha impedito di crescere quotidianamente attraverso e grazie alle tantissime iniziative e agli oltre 200 eventi organizzati dalla sua vulcanica “mamma” Patrizia.

amaro bairo

È proprio lei che, mentre mi fa visitare il Centro, mi dice: “Questo restauro, ridare vita allo stabilimento, alla distilleria del famoso amaro Dom Bairo, trasformare il rudere di un pezzo di storia canavesana in un centro d’eccellenza, capace di offrire sport, spettacolo, palestra, buon cibo, ma anche prodotti per la salute, per il benessere, lo studio veterinario e la professionalità di tanti fra i migliori medici in molteplici settori, era da molti anni il mio sogno più grande, ma realizzarlo non è stato facile, anzi”.

Sempre Patrizia ci tiene a precisare: “Il “Centro AmorBairo” non vuole solo essere impresa, certo indispensabile, senza si starebbe tutti a casa, ma vuole realizzare quella comunicazione necessaria a descrivere, narrare, ribadire cos’è la nostra Terra. AmorBairo vive e cresce grazie alla gente che lo frequenta e che ha imparato ad amarlo, così AmorBairo ha sempre cercato di restituire alla gente, attraverso donazioni alla Caritas e all’A.I.R.C., un po’ dell’amore ricevuto. Mi piacerebbe che il nostro Centro potesse diventare un simbolo della rinascita canavesana, forse è chiedere troppo, ma io continuerò a lavorarci”.

amor bairo

Lavoro che si vede, eccome. Appena arrivati, usciti dal comodo e spazioso parcheggio, si viene accolti dal caffè bistrot del Centro, diventato sempre più ricercato per le sue colazioni e aperitivi veramente speciali, per i suoi pranzi, anche di lavoro, e per le sue cene.

Il bar del Centro, poi, nella sua breve vita, è divenuto meta ideale di raduni di ciclisti e motociclisti, nonché dei tanti che dalla città vengono a passeggiare e correre nel nostro Canavese.

Di fronte al bar, nell’ala destra del Centro, c’è lo studio del nutrizionista e gli studi medici, che offrono specializzazioni in ortopedia, fisioterapia, agopuntura, osteopatia, psicologia e psicomotricità infantile.

Proseguendo si incontra il dispensario farmaceutico, la sartoria, capace di soddisfare il cliente più esigente per le piccole ma importanti riparazioni e per le confezioni su misura, un originale laboratorio handmade di accessori in filo di alluminio anodizzato, lo studio di wedding planner, il centro estetico e lo studio di parrucchieri.

Di fronte, tornando sul lato del bar del Centro, c’è un bellissimo impianto di padel con campi coperti e all’aperto, la palestra, il laboratorio di fitness coaching, il personal trainer e un attrezzatissimo studio di veterinaria.

Il tutto condito dal Wi-Fi gratis offerto dal Centro, presso il quale, fedele al motto che da “AmorBairo” si trova sempre la migliore delle soluzioni, è anche possibile prenotare il proprio ufficio in “smart working” per una comunicazione integrata e convergente.

L’offerta, se non è infinita, poco ci manca: il bar-bistrot, infatti, offre anche il grande schermo per dar modo ai propri clienti di seguire i più importanti eventi sportivi e musicali, ed anche la possibilità di pranzo e cena da asporto. Inoltre, ci sono gli spazi interni ed esterni del Centro che, abbinati ad un eccellente e ricercato servizio, offrono la possibilità di rendere indimenticabili feste di compleanno, di laurea, di diploma, di addio al celibato, di fidanzamento, di matrimonio e di qualsiasi altra ricorrenza o data si voglia rendere memorabile.

Allo stesso modo, la sua grande superficie esterna coperta ha ospitato mercatini di Natale, dell’antiquariato, rilevanti convegni, anche politici, ed eventi musicali, senza contare che da “AmorBairo”, importanti scrittori, scrittrici e uomini di spettacolo hanno presentato le loro fatiche letterarie.

amor bairo

Insomma, correva l’anno 1452, così si narra, quando per la prima volta vedeva la luce la ricetta originale dell’Amaro Bairo, poi ripresa verso la fine dello stesso secolo dal celebre medico archiatra Pietro De Monte, il cui cognome reale, “De Michaeli”, appreso da uno scritto del vescovo Della Chiesa nella Corona Reale dei Savoia, divenne Bairo in omaggio al paese che gli diede i natali nel 1468.

Solo nel 1882, però, per iniziativa del barone Eugenio Vagina d’Emarese, in un locale fino ad allora adibito a filanda, sito in via Prale, venne ufficialmente avviata l’attività di distilleria. L’azienda ricevette numerosi attestati partecipando a esposizioni nazionali e internazionali, ma il nome “Amaro Bairo” comparve solo tra i suoi prodotti nel 1898. Nel 1911 l’attività fu ceduta ad Alessandro Giachetti ed in seguito cambiò altre due volte proprietà. Nel 1958 si inserì l’Istituto per il Rinnovamento Urbano e Rurale per il Canavese che, voluto da Adriano Olivetti, acquisì anche l’esclusiva di vendita in tutta Italia di marche straniere e del vino Carema, per il quale si creò un consorzio di piccoli produttori.

Nel 1969, alla morte di Adriano Olivetti, l’I-RUR si sciolse e la distilleria fu venduta alla BUTON, che produsse a livello industriale l’amaro “D.O.M. BAIRO” (Deo Optimo Maximo), poi modificato in “DON BAIRO”. Così fino alla fine degli anni ‘70, poi fu l’oblio: lo stabilimento chiuse e la magica storia dell’Amaro Bairo s’interruppe sino ai giorni nostri, quando la lunga notte oscura del covid, notte senza luna che ha contribuito al fallimento di decine di migliaia di aziende, ha dovuto inchinarsi alla favola più bella e alla forza di una donna, Patrizia Bertasso, che da anni coltivava un sogno. Così, perfino la notte più lunga e più buia finì.

Così, alla luce di un sole ancora fioco, là dove si produceva l’uvamaro di plurisecolare bontà, la storia ha ricominciato il suo cammino. Sembrava tutto finito, lo stabilimento abbandonato, decadente, semi inghiottito dalla vegetazione è tornato a rivivere, forse, con i suoi muri ancora pregni di quel delicato gusto e profumo delle innumerevoli erbe e radici dei nostri boschi e del Levante, che per anni e anni hanno contribuito a far conoscere Bairo e il Canavese al mondo.

Il “Centro AmorBairo”, però, non è solo una bella favola capace di raccontarsi da sola, ma già ora, per quel che è dato vedere, se ci si guarda intorno senza pregiudizi, è più che mai il simbolo di un Canavese che non ci sta, che si ribella alla deriva economica, sociale e morale alla quale sembra condannata l’Italia.

amor bairo

È il simbolo di chi non esita a mettersi in gioco, a rischiare tutto, certamente per sé stesso e per la propria famiglia, ma soprattutto, mentre i cittadini sembrano aver perso anche la fiducia minima verso le istituzioni, per la propria Terra. È il simbolo di chi, pur ferito o abbandonato, continua a crederci e rivendica credibilità. È il simbolo di chi non si rassegna, di chi non si arrende alla mediocrità, di chi in cuor suo vuole tracciare la via per uscire dalla zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva e di chi coltiva il coraggio di ribellarsi.

Chiudo con le parole che ci ha lasciato un grande combattente e uomo di sport, Muhammad Ali’: “Dentro un ring o fuori, non c'è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra”.

Un video di qualche tempo fa

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