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Il Canavesano

Italia digitale e povera: ci vendono il futuro mentre ci rubano il presente

Mentre l’Italia smantella le sue industrie, la politica e i media celebrano un futuro digitale e sostenibile, dimenticando la crisi reale che colpisce lavoratori e imprenditori.

Intelligenza artificiale

Intelligenza artificiale

Proviamo a fare uno sforzo, proviamo a guardare in faccia la realtà.

Già mi pare di sentire il coro: “Ma la realtà, quella vera, è brutta. Molto meglio la realtà virtuale, quella che ci magnifica un’Italia basata sull’intelligenza artificiale, sul 5G, sulle pale eoliche e sui pannelli fotovoltaici”. Una realtà, a parer mio, che forse sarà e che, se mai sarà, consegnerà a tutti noi, ma soprattutto ai nostri figli, un futuro drammaticamente buio.

Io non so, arrivati a questo punto, quanta capacità di discernimento abbiano realmente gli italiani. Quello che so è che stiamo assistendo inermi, alcuni addirittura compiacenti, allo smantellamento industriale del Paese. Quello che so è che il turismo, che potrebbe essere il volano, se ben gestito, per il rilancio occupazionale in Italia, piano piano, sta finendo nelle mani di pochi noti, spesso stranieri, che in Italia si stanno appropriando di spiagge, porti, colline e addirittura di montagne. Quello che so è che parlare di auto elettriche nel nostro Paese, dove solo meno di un mese fa l’acciaieria Acciai Speciali Terni ha fermato un forno, mettendo in cassa integrazione 200 lavoratori perché insostenibile il costo dell’energia elettrica, tre volte superiore a quella dei nostri competitor europei, è pura follia. Quello che so è che stiamo dilapidando nel nulla i quasi 200 miliardi presi a prestito dalla Banca Centrale Europea. Quello che so è che ormai i lavoratori interinali, quelli che vanno avanti a contratti mensili, raramente annuali, hanno superato i lavoratori con un contratto a tempo indeterminato. Quello che so è che il recente rapporto della Caritas ci fotografa un’Italia nella quale lavorare non basta più e dove si soffre per continue, nuove povertà. Quello che so è che i miliardi dilapidati nella lotta al Covid-19 sarebbero stati più utili se investiti in aiuti all’imprenditoria privata, così come sarebbe stato più utile abolire il protocollo “tachipirina e vigile attesa” e le intubazioni che bruciavano i polmoni praticate negli ospedali, ricorrendo semplicemente ad antibiotici e antinfiammatori, fra l’altro presenti sul mercato e testati da decenni. Quello che so è che lo stesso discorso vale per la guerra tra Ucraina e Russia, o anche in questo caso è la scienza made in USA a dettarci l’aiuto in armi e soldi all’Ucraina?

Insomma, torniamo in Umbria, non fosse altro perché, quando nel Torinese si chiusero le acciaierie “Cravetto” e “Ferrero”, in giro c’erano solo volti soddisfatti, quasi a dire: “Che bello, abbiamo cancellato qualche migliaio di posti di lavoro, gioiamo tutti insieme!” E torniamo in Umbria per dire che non è possibile pretendere che l’imprenditore lavori in perdita di fronte alle continue e sempre maggiori importazioni di acciaio a prezzi stracciati dall’Asia. In definitiva, non si può avere la pretesa che l’imprenditore italiano lavori a costi tripli rispetto al resto d’Europa e che paghi tasse esagerate, quando poi la politica governativa non è quella di sostenerlo, bensì di affossarlo. Badate, quello dell’AST di Terni non è un caso limite, è la normalità, la realtà, quella non virtuale, nella quale tutti, imprenditori e non, sono costretti a dibattersi cercando di non andare a fondo.

Acciaieria

Non so, ma il complesso cambiamento al quale stiamo andando incontro, non tutti fiduciosi ma certamente quasi tutti a occhi chiusi, a me pare che sia calato dall’alto attraverso leggi sempre più restrittive e sempre meno rispettose delle libertà individuali, quelle tanto celebrate a voce quanto cancellate nei fatti. Un po' tutti i media, soprattutto le televisioni e le grandi testate giornalistiche, fanno a gara nell’esaltare le possibili future applicazioni dell’intelligenza artificiale. Tutte mettono l’accento sulla necessità di creare un nuovo umanesimo globale e planetario e allora, così, spontaneamente, mentre la povertà avanza, mentre le ricchezze mondiali finiscono sempre più velocemente nelle casse dei maggiori gestori di fondi indicizzati, quali sono BlackRock, State Street e Vanguard, è possibile che a nessuno venga in mente di chiedersi: “Ma perché è così indispensabile cambiare tutto, stili di vita, abitudini, tradizioni, cure mediche, metodi di pagamento e quant’altro?”

Io credo che la via verso questo “progresso coatto” si stia macchiando di troppo sangue. Il totalitarismo liberticida che ci sta investendo ci ha fatto “dono” di “strani” obblighi sanitari, guerre e genocidi mai visti, eppure giustificati dall’informazione mainstream. Pare che la valorizzazione del mondo umano, nel “libero” e “democratico” Occidente, sia finita in una nauseabonda discarica dove è toccato all’uomo stesso il ruolo di “merce usa e getta”. Nulla, infatti, accade per caso e non a caso, quando si accetta la parte di attore inconsapevole o il compito di marionetta colpevole, si genera povertà dilagante, riduzione in schiavitù di milioni di donne, uomini e bambini, impegnati, senza nessuna tutela e senza nessuna sicurezza, a estrarre dal sottosuolo e a lavorare i minerali necessari al rispetto dell’ambiente, imposto dalla sola Unione Europea che, piaccia o no, risulta essere una piccolissima e insignificante macchietta sul pianeta Terra.

Io credo che tutto ciò che sta avvenendo — ci sono oltre 40 fronti di guerra aperti nel mondo e tutto lascia pensare che possano solo aumentare — sia l’inquietante preludio a lunghissime stagioni di barbarie che, inevitabilmente, se non si avrà la forza di farci da parte, investiranno anche il nostro Paese. Nei fatti, le tante proteste di piazza che stanno infiammando tutta l’Europa, opportunamente occultate dalla nostra “libera” informazione, mostrano come la “fede” nel progresso sia un po' ovunque incrinata e come le promesse della “scienza” e della “tecnica”, tanto celebrate, anche un po' ingenuamente, dal tardo illuminismo e dal positivismo, siano arrivate a essere considerate, ormai da molti, una minaccia alla salute, alla pace, al lavoro e alla libertà dei popoli.

Altroché interconnessi verso il cambiamento: quello che è avvenuto e che sta avvenendo non è frutto della sfiga, le bombe non cadono per caso e sempre di più sono portato a credere che lo stesso valga per le piogge torrenziali. Le pandemie, soprattutto quando annunciate due anni prima e quando combattute con improbabili vaccini usciti all’onor del mondo come un coniglio dal cilindro del prestigiatore, non mi pare possano essere ritenute casuali. Le emergenze climatiche, esclusivamente di carattere politico e finanziario, che vogliono il globo terrestre in ebollizione, alla fine, come accaduto in Norvegia, ci hanno mostrato ghiacciai disciolti che hanno restituito i resti di villaggi vichinghi di grandi dimensioni, esistenti quando non esistevano emergenze climatiche. E poi la tanto decantata e necessaria rivoluzione tecnologica mi pare possa essere tranquillamente tradotta in un aumento sistematico della disoccupazione.

Insomma, mentre il mondo è in fiamme, mentre nella nostra Italia ci si sforza, ricorrendo alla più subdola distorsione della realtà, di far apparire buoni gli assassini, mentre si cercano giustificazioni per le peggiori nefandezze a danno dell’umanità, e mentre i must televisivi sono ormai divenuti Temptation Island, il Grande Fratello o qualche talk show dedicato all’indottrinamento dell’ascoltatore, io credo che, se Dante fosse un poeta e uno scrittore contemporaneo, destinerebbe all’Inferno, opportunamente allargato all’inverosimile, almeno un centinaio di volumi.

Vogliamo affrontarlo questo “progresso”? Allora facciamolo correttamente, cominciamo dal volerci bene, dal diventare grandi amici di noi stessi. Poi tutto diventerà più facile, soprattutto, avremo la consapevolezza e la forza di respingere al mittente il “bene collettivo” imposto con la violenza, con l’intimidazione, con l’inganno, con la prepotenza e con la coercizione.

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