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30 Settembre 2024 - 21:56
Il mondo delle auto fa tremare le Borse. Le ultime cattive notizie arrivano da Stellantis, che taglia le stime dei risultati del 2024 con una riduzione delle consegne alla rete di oltre 200.000 veicoli nel secondo semestre, il doppio della stima precedente. Il titolo crolla e chiude in calo del 14,72% a Milano e del 14,74% a Parigi, in una brutta giornata per l'intero settore automotive. A Piazza Affari perde anche Iveco (-4,04%), mentre limita i danni Ferrari (-1,2%). Ma la maglia nera della giornata va al marchio Aston Martin che, dopo la revisione al ribasso della guidance, crolla a Londra, perdendo il 24,51%. A Parigi, poi, lo scivolone di Renault (-5,57%), indicata da recenti indiscrezioni di stampa come possibile protagonista di un'eventuale fusione proprio con Stellantis.
Lunedì nero per l'auto anche a Wall Street, con General Motors e Ford che perdono rispettivamente il 3,4% e il 2,9%. Stellantis ha aperto la giornata annunciando la decisione di rivedere al ribasso i target indicati, soprattutto a causa dei "problemi di performance in Nord America e del deterioramento nelle dinamiche globali del settore". Il margine del risultato operativo adjusted è atteso tra il 5,5% e il 7% per l'intero 2024, in calo rispetto al precedente "double digit", mentre il free cash flow industriale, prima positivo, è previsto in rosso tra 5 e 10 miliardi di euro.
Non è il primo gruppo a rivedere i target: lo hanno già fatto le tedesche Bmw e Mercedes, la svedese Volvo, mentre Volkswagen ha ipotizzato anche la chiusura di uno stabilimento e la riduzione dei dipendenti. Lo stesso annuncio è arrivato dal brand inglese Aston Martin, che produrrà circa 1.000 auto in meno rispetto a quanto pianificato, con una riduzione delle vendite di circa il 10%.
Tra le principali cause della decisione del gruppo guidato da Carlos Tavares c'è l'andamento delle vendite negli Stati Uniti, dovuto anche al fatto che, per paura degli scioperi, l'azienda ha prodotto un numero di auto molto più alto di quello che il mercato ha poi assorbito. "Il gruppo - spiega Stellantis - ha accelerato il piano di normalizzazione dei livelli di stock negli Stati Uniti con l'obiettivo di non più di 330.000 unità in giacenza presso la rete entro la fine del 2024, rispetto al precedente termine del primo trimestre 2025". L'azienda spiega che continuerà "a far leva ed espandere i propri differenziatori competitivi" ed è convinta che "le azioni di recupero poste in essere si tradurranno in performance operative e finanziarie più robuste nel 2025 e oltre".
Ecco una classifica dei primi 10 Stati in base alla produzione di automobili e le principali case automobilistiche presenti:
Questi Paesi dominano la produzione automobilistica mondiale grazie alla presenza di case automobilistiche multinazionali con una vasta rete di impianti produttivi. La Cina continua a crescere rapidamente, soprattutto nel settore dei veicoli elettrici
Molti i commenti negativi all'annuncio di Stellantis. "Penso che abbiano fatto il peggio che si potesse fare da tutti i punti di vista", dice il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. "Mi preoccupo di salvare i posti di lavoro rimasti, affrettando la revisione della messa al bando delle auto a benzina e diesel e quindi pressando la Commissione europea perché il riesame avvenga già nel 2025, cosa che ormai anche la Germania e altri Paesi chiedono, perché pensare di mettere fuori legge le auto a benzina e diesel tra 10 anni è una follia, un suicidio".
Il segretario di Azione, Carlo Calenda, parla di "una gestione arrogante e disastrosa da parte di Stellantis, caratterizzata da perdite, mancanza di trasparenza, impianti chiusi e pochi investimenti di prodotto", ribadendo la necessità che i vertici vadano "in Parlamento a spiegare cosa sta accadendo in Italia". Anche i sindacati sono preoccupati e hanno dichiarato uno sciopero di tutto il gruppo Stellantis e dell'indotto, per otto ore, il 18 ottobre. È da 40 anni che non si vedono otto ore di sciopero unitario nel mondo ex Fiat. A rischio, secondo Fim, Fiom e Uilm, ci sono 25 mila posti di lavoro.
Nel frattempo, Leapmotor International, il brand cinese di Stellantis, ha aperto gli ordini per la city car T03 e il suv C10, modelli elettrici, nei rivenditori autorizzati del gruppo in Europa.
Ecco la classifica dei primi 20 Stati in base alla produzione di auto:
Questi dati rappresentano i volumi di produzione automobilistica globali e riflettono l'importanza di Paesi come Cina, Giappone e Stati Uniti, ma mostrano anche la crescente rilevanza di nazioni emergenti come India e Brasile
Il settore automotive sta attraversando una fase complessa in Europa. Nonostante gli investimenti miliardari e le promesse di un futuro a zero emissioni, il mercato delle auto green non decolla, anzi frena, mettendo in discussione gli obiettivi ambiziosi fissati per lo stop alla vendita di auto diesel e benzina nel 2035. Nel mese di agosto, in Europa occidentale sono state vendute 125.000 auto elettriche, il 36% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Guardando solo all’Unione Europea, la flessione è ancora più drastica: -43,9%.
Questa dinamica non riguarda solo l'Europa. Anche Toyota ha annunciato un taglio del 30% sul suo obiettivo di produzione globale di veicoli elettrici per il 2026, riducendo la previsione a 1 milione di unità. Questi numeri cozzano con gli investimenti ingenti già avviati dai grandi gruppi automobilistici per la conversione verso la mobilità elettrica: Stellantis, per esempio, ha previsto di investire 50 miliardi entro il 2030. Tuttavia, a fronte di un mercato in rallentamento, molti stanno rivalutando le proprie strategie, mantenendo le auto ibride come alternativa alle elettriche pure.
Anche Volvo Cars (di proprietà della cinese Geely) ha abbandonato l'obiettivo di diventare completamente elettrica entro il 2030. A frenare il mercato non sono solo i costi elevati dei veicoli elettrici – che sono almeno il 20% più cari rispetto a quelli con motore a combustione interna – ma anche un quadro normativo incerto a livello europeo. Le politiche nazionali sugli incentivi all'acquisto di auto elettriche non hanno aiutato: in Germania, ad esempio, la fine dei sussidi ha portato a un crollo immediato delle vendite.
La concorrenza cinese aggiunge un ulteriore strato di complessità. Le case automobilistiche cinesi, grazie a una politica di incentivi statali in atto da oltre un decennio, stanno conquistando una fetta sempre più consistente del mercato globale. La Cina non solo ha sostenuto i propri produttori con incentivi finanziari, ma ha anche puntato sulla rapida diffusione di infrastrutture di ricarica e su politiche rigorose per le auto non elettriche.
Per arginare questa competizione, la Commissione europea ha deciso di imporre dazi sui veicoli elettrici cinesi importati nell'Unione. Tuttavia, la decisione ha diviso gli Stati membri, e molti grandi gruppi automobilistici stanno rivedendo i loro piani. Volkswagen è stata tra le prime a reagire, prospettando la chiusura di due stabilimenti in Germania a causa delle vendite in calo per circa 500.000 vetture. Bmw ha abbassato le previsioni sugli utili operativi, riducendoli dall’8-10% al 6-7% dei ricavi, e ha rivisto anche le stime sul rendimento del capitale investito, ora previsto tra il 14% e il 16%. Sul fronte delle vendite, la casa bavarese prevede un "lieve calo".
Ecco la classifica aggiornata dei primi 10 produttori di auto al mondo per vendite nel 2023:
Anche Mercedes-Benz ha tagliato le sue stime per il 2024, citando il rapido deterioramento del mercato cinese come causa principale. Il gruppo prevede ora rendimenti rettificati tra il 7,5% e l'8,5%, ben al di sotto del precedente 11%. Nel Regno Unito, Aston Martin ha seguito l'esempio delle altre case automobilistiche, riducendo le proprie stime di produzione per il 2024: produrrà circa 1.000 auto in meno rispetto a quanto pianificato, con una riduzione delle vendite vicina al 10%.
A nome di tutte le case automobilistiche europee, l'Acea (Associazione europea dei costruttori di automobili) ha chiesto alle istituzioni europee misure di sostegno economico urgenti, prima che entrino in vigore i nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per auto e furgoni nel 2025.
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