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Il Canavesano

Il grande inganno: perché accettiamo una normalità che sta distruggendo il mondo?

Un viaggio tra eventi storici e scelte politiche discutibili che hanno trasformato la nostra percezione della normalità, mentre il mondo cambia sotto i nostri occhi

Mario Draghi e Romano Prodi

Mario Draghi e Romano Prodi

Più o meno, nell’ultimo mezzo secolo ci è toccato vedere di tutto: la caduta del muro di Berlino e la riunificazione delle due Germanie; il Patto fra Ronald Reagan e Michail Gorbačëv con la conseguente fine dell’Unione Sovietica; l’uccisione, da parte della mafia, del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa; le risse a Roma per la presentazione delle liste elettorali; l’inchiesta ribattezzata “Tangentopoli”, che aveva portato all’attenzione degli italiani come il “fatturato delle mazzette” fosse annualmente doppio rispetto a una qualsiasi manovra finanziaria; gli attentati mafiosi nei quali persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; lo scandalo delle “quote latte”; la svendita dello Stato, iniziata negli anni '90 dal pluridecorato “economista”, ai tempi Direttore del Tesoro, Mario Draghi, e dal suo “socio” Romano Prodi; le bombe fatte esplodere fra maggio e luglio 1993 a Firenze, nei pressi del museo degli Uffizi, a Milano, nei pressi della Galleria d’Arte Moderna e del Padiglione d’Arte Contemporanea, e a Roma, davanti a San Giovanni in Laterano e alla chiesa di San Giorgio al Velabro; le “strane” morti di Gabriele Cagliari, Raul Gardini, Sergio Moroni e molti altri, incredibilmente derubricate come suicidi; i vergognosi bombardamenti di Belgrado, ai quali partecipò anche l’Italia con D’Alema Presidente del Consiglio; la fine della Lira e l’entrata dell’Italia nell’Europa dell’Euro; l’aggressione U.S.A. a Iraq e Afghanistan; l’attentato alle Torri Gemelle; la trasformazione di Sicilia e Sardegna in due enormi portaerei dalle quali decollavano i caccia bombardieri americani, francesi e inglesi per andare a bombardare la Libia di Gheddafi; il colpo di Stato in Ucraina; le molto dubbie elezioni americane che portarono Biden alla Casa Bianca; la pulizia etnica da parte dell’esercito ucraino ai danni delle popolazioni russofone del Donbass; l’intervento russo in Crimea; la “strana” pandemia da “Covid-19”, provocata da un misterioso virus mai isolato, che, secondo la scienza, si materializzava dopo le ore 22:00, soprattutto all’interno di bar, ristoranti, palestre e discoteche; i lockdown governativi, che portarono al fallimento centinaia di migliaia di artigiani, commercianti, piccole e medie imprese; la comparsa della tessera verde, ridenominata “green pass”, ottenibile solo previa “vaccinazione” contro il Covid, indispensabile per poter lavorare, viaggiare, andare ovunque senza l’incubo di multe o arresti; la sospensione dei diritti costituzionali per tutti i cittadini che rifiutavano di farsi inoculare un “vaccino” sperimentale, che a tutto poteva servire, ma non a prevenire – come i fatti hanno dimostrato – il contagio da “Covid-19”; la guerra fra Ucraina e Russia; il folle indebitamento italiano, attraverso il MES, nei confronti della Banca Centrale Europea; il sostegno italiano all’Ucraina in denaro e armi; la “polveriera” Taiwan pronta a esplodere in faccia alla Cina e, in ultimo, il genocidio dei palestinesi e il bombardamento di Siria e Libano ad opera dell’esercito israeliano.

GHEDDAFI

Gheddafi

Ovviamente non solo, si potrebbero riempire pagine e pagine di giornale, addirittura si potrebbe dar vita a un’enciclopedia alfabetica di almeno venti volumi, ognuno di almeno 200 pagine, per narrare di tutto ciò che ci è accaduto intorno, mentre la quasi totalità della popolazione era, così come oggi, impegnata a far finta di niente, come se tutto ciò non la riguardasse.

Si è preferito accettare la “normalità” dettata dalle istituzioni, quella “normalità” che di normale non ha assolutamente nulla. Ormai, non solo in Italia, e in questo sono stati precursori gli Stati Uniti d’America, a dettare l’agenda ai governi non sono gli elettori chiamati a scegliere un progetto o un programma politico, ma alcuni settori del capitale transnazionale e cosmopolita.

Pensate, già all’inizio degli anni '90, l’ex vice Governatore della Banca d’Inghilterra ed ex Presidente del “The Economist Group”, Rupert Pennant Rea, scrisse: “Il pericolo che corrono oggi le democrazie è dato dallo strapotere delle lobby, spesso spacciato per democrazia, in verità sempre più incompatibile con il bene comune”. Più di trent’anni fa, quindi, veniva messo a nudo il limite delle “democrazie” occidentali, non chiamate a rispondere al popolo, ma alle lobby che ne garantivano l’esistenza.

Non a caso stiamo dissipando fiumi di denaro in una guerra che non ci appartiene, dilapidando i miliardi del P.N.R.R. in studi e progetti la cui utilità, se mai ci sarà, sarà tutta da verificare, e lo stesso stiamo facendo per impedire i “cambiamenti climatici”, che cinque miliardi di anni di vita del pianeta Terra dovrebbero aver insegnato essere inevitabili anche al più “intelligente” degli scienziati. Non a caso, a seguito di spese folli per contrastare una pandemia coltivata a forza di scelte sbagliate – mascherine, banchi a rotelle, tachipirina e vigile attesa – abbiamo mandato in fumo vagonate di denaro che, ad esempio, sarebbero potute servire per migliorare la sanità pubblica e la sicurezza sul lavoro.

Possibile che nessuno si renda conto che questa non è la normalità?

Possibile che i più ritengano essere “normale” lo sputtanamento di miliardi pubblici, oltretutto presi a prestito, mentre ogni primo del mese ci sono le code di pensionati davanti agli sportelli bancari e postali in attesa di incassare “quattro soldi” sempre più svalutati?

Mentre aumentano le facce disperate dei malati parcheggiati nei corridoi degli ospedali per mancanza di posti letto e di personale sanitario?

Mentre i giovani che vorrebbero costruirsi una vita insieme non riescono a trovare né lavoro né casa? Mentre aumentano gli anziani sfrattati, messi di fronte al fatto che devono scegliere se curarsi o pagare l’affitto?

Mentre milioni di disoccupati senza reddito e di lavoratori interinali, senza la certezza di uno stipendio, vivono devastanti crisi familiari?

Mentre un diploma o una laurea non bastano più per trovare un lavoro che dia certezze o che non sia sottopagato? Mentre l’abbandono scolastico pare essere diventato ormai un male incurabile?

Mentre i nostri ragazzi diventano uomini in un mondo che sembra volerli costantemente con la valigia in mano?

Mentre molti giovani, che non finiscono neanche la scuola dell’obbligo, cercano certezze come bassa manovalanza nel mondo criminale, ormai quasi alla luce del sole, un vero Stato nello Stato?

Possibile che tutto questo sia la normalità? Possibile che si riesca a vedere solo ciò che si vuole o che ci si aspetta di vedere? G

handi, nella sua vita dedicata alla lotta contro l’imperialismo occidentale per la democrazia e la libertà del suo popolo, mise l’accento sulla necessaria responsabilità politica di ciascuno nell’azione collettiva e, fra i tanti esempi e citazioni che ci ha donato, voglio ricordare, ai tanti che rifiutano di vedere o che, forse, temono di guardare in faccia la realtà, queste sue parole: “L'uomo si distrugge con la politica senza princìpi, col piacere senza la coscienza, con la ricchezza senza lavoro, con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici”.

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