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Il Canavesano

Ci stanno fregando in nome del progresso? La grande truffa digitale

Password, SPID, e appuntamenti su appuntamenti: il futuro tecnologico è una gabbia dorata o l’ennesima fregatura mascherata da innovazione?

Disperazione da Pc

E dire che continuano a venderci come migliorie il continuo peggioramento delle nostre condizioni di vita. Ora ci vogliono password per tutto. Te le dimentichi? Sei fottuto, o quasi.
"Si va in banca restando a casa", certo, ci vuole un computer o un telefonino, ma guarda che comodità! Se solo si prova ad avventurarsi di persona verso un’agenzia bancaria — che i grandi gruppi, fra l’altro, stanno chiudendo un po’ ovunque — una volta entrati, prima di ricevere un saluto, si viene sottoposti a interrogatorio. Ma la prima domanda, quella che potrebbe già scrivere la parola "fine" all’avventura del cliente, che tanto aveva osato chiedere informazioni o chiarimenti, è: "Lei ha un appuntamento?"

Insomma, in banca ci si va solo più previo appuntamento, ma lo stesso vale anche per una visita presso il proprio medico curante o per gli esami del sangue. Non parliamo poi di ottenere notizie del proprio stato contributivo: l'I.N.P.S.è raggiungibile, di fatto, solo attraverso il sito internet, nel quale, per poter accedere, è obbligatorio lo SPID o il CIE, e da quest’anno, obbligatorio dopo il 2026, l'It Wallet.

Ci dicono che è il nuovo che avanza e che tutto ciò che viene fatto, viene fatto per noi. Peccato che dietro tali dichiarazioni si nasconda, come minimo, un’ipocrisia tanto spessa che nemmeno una motosega — non elettrica — è in grado di tagliare. Ma come? C’è forse qualcuno che davvero crede che questo mondo di password, di SPID, di digitalizzazione esasperata sia il toccasana per la gente, e soprattutto per gli anziani? Per quegli anziani che, addirittura, non essendo in grado di far da sé, affidano il bancomat ai figli affinché possano ritirare la pensione dagli sportelli automatici?!

Davvero c’è qualcuno che pensa che le carte d’identità elettroniche possano migliorare la vita ai cittadini? Che le fatturazioni elettroniche migliorino il fisco e diano più slancio all’impresa? O che la prossima, in divenire, tessera vaccinale o qualcosa del genere, già allo studio del governo, possa significare — quando gli ospedali chiudono e i medici sono sempre meno — maggior attenzione delle istituzioni per la salute della gente?

Spid

Sbaglio, o in questo Paese, dove per una semplice ecografia si può finire in una lista d'attesa anche superiore a sei mesi, ci vogliono far credere che si possa risolvere tutto attraverso le app, il portafoglio e la tessera sanitaria digitale?!

Insomma, non esiste più l’accessibilità libera a servizi di base quali il “medico di famiglia”, la banca e l’I.N.P.S., e tutto perché c’è chi sta lavorando per migliorarci la vita?!

Se è così, è bene che la smettano di lavorare per noi. Già il sistema fiscale, di riforma in riforma — ovviamente per il nostro bene — a forza di digitalizzazione e semplificazioni, è arrivato a ricalcare il fisco di stampo medievale, nonostante all’epoca non potessero contare sui computer. Non oso pensare quando in materia irromperà l’intelligenza artificiale. Già ora, certamente “aiutate” anche dai folli lockdown governativi, centinaia di migliaia di imprese, ritenute marginali dalle teste d’uovo ministeriali, sono state costrette a chiudere i battenti. Ma cosa conta? Probabilmente, così come le imprese che hanno chiuso, nei nostri democratici palazzi della politica sono ritenute marginali anche le persone che vi lavoravano.

Nei fatti, visto il sistema tributario nostrano, in Italia, alla luce del sole e senza nessun particolare sussulto, si è arrivati a stravolgere completamente il valore costituzionale del prelievo fiscale, imponendo a diversi soggetti giuridici, solo per il fatto di esistere, un prelievo arbitrariamente deciso a priori. Ma nessuno si disperi — d'altronde nessuno l’ha mai fatto — presto l’introduzione dell’intelligenza artificiale un po’ in tutti i campi, certamente in quelli di competenza politico-amministrativa-sanitaria, amplificherà il delirio di controllo delle vite e del lavoro della gente da parte delle istituzioni. Capite? Sino a questo punto di devastazione non ci si è arrivati per caso o per sfortuna, nossignori, ci sono voluti oltre settant’anni di colpevole accettazione di qualsivoglia folle decisione governativa.

Altroché miglioramento della vita! Sino a oggi ci hanno lasciato solo le briciole di ciò che onestamente ci siamo guadagnati; in futuro, pare vogliano anche quelle. D'altronde, siamo o no il popolo che ha accettato i più assurdi e immotivati provvedimenti sulla previdenza?!

Non so, forse c’è chi se ne ricorda, ma noi siamo il Paese della tassa sulla salute; noi siamo il Paese degli studi di settore; noi siamo il Paese in cui bisogna lavorare oltre 40 anni — ci dicono — per pagare la pensione ad altri.

A chi? A quelli che se la meritano e che se la sono abbondantemente già pagata da soli, o piuttosto ai finti invalidi, ai manager d’oro di Stato, a Onorevoli e Senatori, e poi vogliamo non dare, a carico dell’I.N.P.S., un sussidio ai tanti rifugiati politici che ospitiamo nel nostro Paese?

Noi siamo quelli che stanno preparando un futuro — ad essere buoni — molto beffardo per i nostri figli. Però, tranquilli: se non se ne parla vuol dire che non succede.

L’informazione nazionale, sempre più "figlia del politicamente corretto" — che si può benissimo tradurre in "figlia del falso e cortese" — riesce anche a parlarci di un profondo risveglio delle coscienze in campo civile e politico; riesce anche a individuare sostanziali e proficui cambiamenti rispetto al passato più o meno recente, e riesce anche a riproporci il mai desueto mantra: “qualche piccolo sacrificio dobbiamo farlo, perché abbiamo sempre vissuto al di sopra delle nostre possibilità”.

Insomma, si voglia o no, ci sono state le Olimpiadi, le ferie, il campionato di calcio è appena iniziato. L’attenzione verso la vita reale è stata poca, ma diamine, dai “santuari” romani — non solo per gli addetti ai lavori, conquistando anche la prima pagina di qualche giornale meno allineato — qualche dato è uscito e, seppur per il tempo di un “battito di ciglia”, si è parlato di inflazione, recessione, deflazione, PNRR, ecc. Ma nessuno vi ha prestato interesse, e allora mi sento di dire: attenzione. Ogni qualvolta ci studiano per noi una nuova miglioria o una facilitazione, controlliamo il portafoglio e vediamo quanto ci costerà, perché qui, nel mondo della finanza e della scienza variopinta, dove si scoprono economisti e scienziati o pseudo tali ad ogni angolo di strada, mi pare che si sia persa l’abilità necessaria a far di conto nel modo più elementare.

Credo, quindi, sia necessario ripartire con umiltà dal ridare il giusto significato alle parole e al rapporto fra le persone. La semantica e la coscienza dovranno scavare un fosso profondo rispetto ai tempi del “è sempre stato così” o del “conosco io quello giusto”, perché non basterà più la furbizia e l’arte dell’arrangiarsi. Come è già ben visibile, di miglioria in miglioria, le condizioni di vita di gran parte della popolazione sono peggiorate e continuano a peggiorare e, come è altrettanto ben visibile, il mercato globale, dominato dal dollaro, considera marginali coloro che non ce la fanno.

In ultimo, giusto per i pochi che non lo sanno, preciso che il dominio incontrastato del dollaro iniziò a far data dal 15 agosto 1971, quando gli Stati Uniti d’America decisero che era ora di farla finita con il "gold exchange standard", frutto degli accordi di Bretton Woods del 1944. Da allora, a seguito dell’accordo sottoscritto dai membri del "G10", denominato "Smithsonian Agreement", gli USA abolirono la convertibilità del dollaro in oro, attraverso quello che passò alla storia come “Nixon shock”, decretando di fatto la morte del sistema aureo e la nascita del “sistema fluttuante”. Chissà, presto sarà anche sostituito il detto “vale tanto oro quanto pesa” con il più corrispondente alla realtà “vale tanti dollari quanto pesa”.

La cosa certa è che nel mondo c’è quanto basta — e di più — per le necessità dell’uomo, ma non per la sua avidità. Certamente, far vivere la gente in un labirinto istituzionale, in stretti vialetti circondati da alte siepi di tasse e gabelle, sotto un grigio cielo fatto di password, tessere magnetiche e obblighi di registrazione, distrae ed avvilisce i più. Ma quelle siepi vanno abbattute e quel cielo va ripulito.

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