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Per chi suona la campana?

Chi sarà il nuovo Vescovo di Ivrea? Ecco le ipotesi

Tra proroghe, nuove nomine e possibili fusioni, si riaccende il dibattito sul futuro della diocesi di Ivrea

Chi sarà il nuovo Vescovo di Ivrea? Ecco le ipotesi

Al termine delle vacanze, nelle sacrestie della diocesi di Ivrea, ha ripreso vigore il «totovescovo» e anche noi possiamo darne conto. Sempre che non si verifichino due scenari: la proroga di monsignor Edoardo Cerrato per almeno un anno o ancora oltre, oppure, piuttosto improbabile ma non inverosimile, l'unione di Ivrea con la diocesi di Biella «in persona episcopi», e cioè sotto la ferula dell'eporediese monsignor Roberto Farinella. Nel caso, però, che il 13 ottobre prossimo, allo scoccare dei 75 anni di monsignor Cerrato, il Santo Padre decida di accogliere le sue dimissioni e provvedere alla nomina del nuovo vescovo, i nomi che circolano per adesso sono tre.

Il primo è don Pierangelo Chiaramello, classe 1964, già vicario generale di Fossano e ora rettore del santuario mariano di Cussanio, il cui nome circolava già per Ivrea alcuni anni fa. Il secondo è don Bernardino Giordano, classe 1970, del clero di Saluzzo, attualmente coordinatore della Pastorale familiare presso la Delegazione Pontificia del santuario di Loreto. Il terzo è don Claudio Carena, classe 1966, vicario generale della diocesi di Alba.

Come si vede, tutti e tre sono accomunati dall'essere appartenenti alle diocesi della provincia di Cuneo, la cui particolarità, per quanto riguarda i preti, non è il buon vino o la Nutella, ma il provenire, in quanto a studi, dallo Studio Teologico di Fossano, una delle centrali del progressismo teologico più ostinato e discusso; da poco soppresso e famoso per i suoi capisaldi: teologia senza Dio, cristologia senza Cristo, morale senza comandamenti e liturgia senza sacro.

Questo perché la narrazione messa in giro dai dinosauri bettazziani parla di una diocesi di Ivrea avvolta nelle tenebre dell'«indietrismo» e bisognosa di una «conversione pastorale».

Sempre però che il gruppo dei «boariniani», che domina la diocesi di Torino con a capo l'arcivescovo Roberto Repole e che ha già acquisito il vescovo di Asti, monsignor Marco Prastaro, non riesca a imporre uno dei loro, proposito da sempre perseguito. In questo caso, sarebbe in pole position - anche se qualcuno ne dubita - l'ormai usurato nome di monsignor Mauro Rivella, oggi parroco di Santa Rita, che già era stato preconizzato in passato per Ivrea, ma senza esito. I boariniani sono comunque agguerriti e hanno un gruppo di nomi in lizza, tutti pronti, con la smaccata «umiltà» che gli è propria, ad aspirare al più alto carisma.

Edoardo Cerrato

In questo quadro di incertezza, i preti eporediesi aspiranti alla nomina di vicario generale - non facciamo nomi, ma tutti sanno chi sono - stanno impazzendo, non sapendo più a che camicione aggrapparsi, un tempo si sarebbe detto a che sottana... Ma infine c'è ancora un'altra possibilità: che ad Ivrea il nuovo vescovo arrivi per traslazione, e cioè un vescovo di altra diocesi, unendo ad altra quella lasciata. Di questa ipotesi ne tratteremo prossimamente.

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