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Lo stiletto di Clio
16 Luglio 2024 - 06:30
IN FOTO In gita coi Centri estivi del Comune
E il Comune di Settimo Torinese inventò i centri estivi. Mezzo secolo or sono. Correva l’anno 1974. La città contava circa 44 mila abitanti: l’amministrava una giunta di sinistra a capo della quale vi era il comunista Antonio De Francisco, a cui subentrerà, l’anno seguente, Tommaso Cravero, suo compagno di partito. Ma più plausibilmente il Comune non inventò nulla poiché i Grest, ossia i Gruppi estivi delle parrocchie cittadine, artefici di numerose attività formative per i ragazzi, costituivano una realtà consolidata in Settimo. E il gradimento delle famiglie non mancava.
Sta di fatto che la pubblica amministrazione di Settimo Torinese, nel 1974, propose per la prima volta i centri estivi del Comune. L’iniziativa assunse subito un carattere complementare rispetto al tempo pieno scolastico, formalmente introdotto in città nell’anno 1974-75, però in sperimentazione fin dal gennaio 1971 per gli alunni del Villaggio Olimpia. L’adozione del tempo pieno sarà graduale, ma rapida. Dalle dodici sezioni del 1975-76 si salirà a trentatré l’anno seguente, per giungere a trentasei nel 1977-78. Su un totale di centonovantadue classi elementari, quarantuno – cioè poco meno del ventidue per cento – risulteranno a tempo pieno nel 1978-79.
Nel riquadro Edizione 1981 del Progetto Pepe, Proposte ed esperienze per l’estate
Ai primi centri estivi del Comune poterono partecipare i minori indicati dai Servizi sociali, quindi tutti i bambini e i ragazzi fra i sei e i quattordici anni di età. Ai più piccoli l’amministrazione propose iniziative da svolgersi prevalentemente all’interno dei plessi scolastici, mentre ai più grandicelli consentì di dedicarsi soprattutto allo sport e alle gite educative. I ragazzi fra gli undici e i quattordici anni ebbero la piazza della Libertà «come punto di incontro e di riferimento». In parte gli animatori furono assunti dall’amministrazione municipale mediante contratti a termine, ma alcuni arrivarono dal Laboratorio Teatro Settimo e dall’Arci, l’Associazione ricreativa e culturale italiana che fonda le sue radici nel mutualismo e nel solidarismo di sinistra.
Il primo progetto organico sarà elaborato soltanto qualche anno più tardi. Si chiamerà «Pepe», Proposte ed esperienze per l’estate, a cura dell’omonimo circolo sorto nel marzo 1979 fra alcuni giovani della sinistra. Ritenendo «invecchiate» alcune forme di comunicazione come l’assemblea, questi – dicevano – preferivano esprimersi tramite la musica, il teatro e il lavoro manuale. Il progetto si baserà su molteplici attività seguite da «esperti», con il coordinamento dalla cooperativa Teatro Settimo: laboratori per la fabbricazione di oggetti (maschere, bambole, pupazzi, ninnoli, cinture in cuoio, ecc.), corsi di musica, ballo liscio e danza moderna, passeggiate in bicicletta, gite e così via.
Ottimo successo riscuoterà «Mangiapiazza», un laboratorio di gastronomia allestito nella piazza della Libertà. Tutte le iniziative saranno proposte non «come passatempo, ma come lavoro piacevole». Equilibrismi della dialettica di sinistra!
Fra gli inconvenienti riscontrati in quei primi anni, penalizzante apparirà la difficoltà di saldare le esperienze dell’estate a quelle scolastiche e ai progetti formativi delle parrocchie, dell’Enaip e di altri enti che operavano nei medesimi settori. «Si corre il rischio di investire risorse ed energie in iniziative che non sono in grado né di rispondere ai bisogni dell’utenza né di affrontare i problemi» reali, si legge in una relazione del 1981. Intanto, però, non senza qualche polemica politica, i centri estivi comunali erano una realtà.
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