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21 Giugno 2024 - 11:13
Max Pezzali (foto di Mirella Pavia Photographer), di sfondo il Nonsolomoda di Romano Canavese
Dalla vitalità delle notti degli anni '90, quando era il fulcro della vita notturna di migliaia di giovani, a fatiscenti cattedrali nel deserto, tristi scheletri di cemento abbandonati.
Le discoteche dismesse in Italia rappresentano oggi un affascinante spaccato di storia e proprio da queste suggestioni Max Pezzali ha tratto ispirazione per il suo ultimo singolo. Tra i luoghi evocati nel video di "Discoteche abbandonate" c'è anche il Nonsolomoda di Romano Canavese, chiuso definitivamente nel 2014, ma che un tempo ospitava i più grandi DJ italiani, come Gigi D'Agostino e Claudio Coccoluto.
L'ultimo singolo di Pezzali, "Discoteche abbandonate", uscito lo scorso 15 aprile e ancora in cima alle classifiche, è dedicato in parte alla memoria del DJ Coccoluto (morto il 2 marzo del 2021 a 61 anni). Il tour estivo dell'ex 883 ha toccato anche lo Stadio Grande Torino, riportando in vita i ricordi di un'epoca gloriosa della nightlife italiana.
Il videoclip di "Discoteche abbandonate", diretto da Dario Garegnani, utilizza immagini tratte dal libro "Disco Mute" di Magenes, che documenta queste affascinanti rovine. Le immagini, accompagnate dalle testimonianze di DJ di fama internazionale, animano i ricordi di quegli anni dorati. Il Milù, poi rinominato Nonsolomoda, è uno di quei luoghi emblematici che ha segnato la vita notturna del Canavese.
Sulla pista del Milù, che successivamente divenne Nonsolomoda, hanno ballato migliaia di giovani che, il sabato sera, arrivavano da ogni angolo del Canavese per fare le ore piccole. Situato a due passi dagli stabilimenti Olivetti San Bernardo, il locale era il cuore del divertimento della zona. Tuttavia, con l'arrivo della crisi economica, le grandi discoteche hanno lasciato spazio a locali più piccoli e centrali, più adatti a nuove modalità di svago come l'aperitivo.
Dal 2014, il Milù ha spento le luci e chiuso gli ingressi. Spariti il cocktail bar, le tre piste da ballo e i laghetti artificiali, oggi è un rudere abbandonato. L'ingresso principale è invaso da sterpaglie, con vetri in frantumi a fare da tappeto.
La sala d'ingresso, un tempo animata da chiassosi clienti, è ora un luogo spettrale, con i divanetti ancora visibili, memoria di serate indimenticabili.
Attiva sin dagli anni '70 e '80, la discoteca fu ribattezzata Extralarge negli anni '90, con una pista da ballo lunga 60 metri che ha visto passare volti noti della musica italiana come Umberto Tozzi e i Litfiba. Negli anni 2000, divenne Milù, vivendo un nuovo periodo d'oro. Tuttavia, nel dicembre 2005, una rissa fuori dal locale portò alla chiusura temporanea per ragioni di pubblica sicurezza. Da quel momento, iniziò una parabola discendente che culminò con la chiusura definitiva nel 2014.
Dopo un breve tentativo di rilancio con il nome Enphasy nel 2011 e Nonsolomoda nel 2012, il locale non riuscì a riconquistare il suo pubblico. Da allora, i locali abbandonati sono diventati meta di vandali e giovani curiosi, con episodi di intrusione che hanno richiesto l'intervento della Protezione civile.
L'omaggio di Max Pezzali nel suo ultimo video rappresenta un tributo sentito a una parte importante della cultura giovanile italiana, ricordando con nostalgia i tempi in cui le grandi discoteche come il Nonsolomoda erano il cuore pulsante delle notti italiane.
Negli anni Novanta, le discoteche rappresentavano il cuore pulsante della vita notturna italiana. Erano molto più di semplici locali dove ballare; erano veri e propri templi del divertimento, luoghi di aggregazione sociale e culturale. Qui, giovani provenienti da ogni parte si incontravano, si riconoscevano in una cultura comune fatta di musica, moda e linguaggi condivisi. Le discoteche offrivano un luogo dove esprimere se stessi, lontano dalle pressioni della quotidianità e dai rigidi codici morali diurno.
In quegli anni, l'industria della musica dance e techno viveva un'epoca d'oro, con DJ come Gigi D'Agostino, Coccoluto e molti altri che diventavano veri e propri idoli. Le discoteche non erano solo luoghi di intrattenimento ma anche fucine di nuove tendenze musicali e di mode che influenzavano profondamente la cultura giovanile. I grandi locali notturni come il Milù, poi rinominato Nonsolomoda, erano punti di riferimento per migliaia di giovani che ogni weekend si riversavano sulle loro piste da ballo.
Con il passare degli anni, vari fattori hanno contribuito al declino delle grandi discoteche. L'evoluzione delle abitudini sociali e dei gusti musicali ha portato i giovani a preferire contesti più intimi e meno strutturati. La cultura dell'aperitivo, ad esempio, ha soppiantato quella delle nottate trascorse fino all'alba in discoteca. Questo cambiamento è stato accompagnato da una crescente attenzione per il benessere e la salute, che ha spostato il focus del divertimento notturno da un consumo eccessivo di alcol e droghe a forme più moderate e consapevoli di svago.
Parallelamente, la crisi economica degli anni 2000 ha colpito duramente il settore dell'intrattenimento notturno. La gestione di grandi locali è diventata sempre più onerosa e, in molti casi, insostenibile. La concorrenza dei piccoli locali cittadini, meno costosi da mantenere e più vicini ai centri abitati, ha ulteriormente eroso la clientela delle grandi discoteche periferiche.
Il risultato di queste trasformazioni è visibile oggi nei numerosi edifici abbandonati che un tempo erano fiorenti discoteche. Questi luoghi, una volta simbolo di vitalità e aggregazione, sono ora ridotti a scheletri di cemento fatiscenti, preda di vandalismo e incuria. Il Milù di Romano Canavese, ad esempio, chiuso definitivamente nel 2014, è diventato un rudere abbandonato, un triste ricordo di tempi ormai passati.
L'abbandono delle discoteche riflette un cambiamento più ampio nella società. Negli anni Novanta, le discoteche rappresentavano uno spazio di libertà e sperimentazione, un luogo dove i giovani potevano esplorare nuove identità e forme di espressione. Oggi, le esigenze di socializzazione sono soddisfatte in modi diversi, attraverso i social media e altre forme di intrattenimento digitale che offrono immediata connettività senza necessità di spostamenti fisici.
Tuttavia, la chiusura di queste discoteche segna anche la perdita di luoghi fisici di aggregazione giovanile, che erano fondamentali per la costruzione di una comunità e di un senso di appartenenza. In un'epoca in cui le interazioni sociali sono sempre più mediate dalla tecnologia, il declino delle discoteche può essere visto come un segnale della crescente frammentazione sociale e della riduzione degli spazi pubblici di incontro e scambio.
Le discoteche degli anni Novanta rappresentavano molto più che semplici locali notturni; erano veri e propri templi del divertimento e dell'aggregazione sociale. Il loro declino e abbandono non è solo il risultato di cambiamenti economici e culturali, ma riflette anche una trasformazione profonda nel modo in cui i giovani vivono e sperimentano la socialità.
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