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Tutti Sono "Dottori"? Anche No, Grazie

Unibattito sulla sanità in Canavese... È questo il futuro della sanità piemontese?

Tutti Sono "Dottori"? Anche No, Grazie

In un mondo perfetto, "dottore" è chi dottore è. Ma non siamo in un mondo perfetto, siamo in Italia, e qui "dottore" può essere chiunque – soprattutto se c'è di mezzo una campagna elettorale. Gianluca Vignale, capo di gabinetto del governatore del Piemonte Alberto Cirio, lo sa bene. Eppure il titolo brilla accanto al suo nome su un manifesto che annuncia un dibattito sul futuro della sanità in Canavese. Peccato che, stando a quanto riporta Lo Spiffero, lui non lo sia affatto e quel titolo assomigli un po' ai soldi del Monopoli: fa effetto, ma non vale.

La questione è delicata, perché mentre i titoli universitari si guadagnano sudando sui libri, sembra che alcuni titoli si possano anche inventare... liberamente. Il problema è che non si tratta di un gioco da ragazzi, ma della sanità, un campo in cui forse sarebbe meglio non affidarsi a chi gioca con le etichette.

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Il dibattito del prossimo 8 maggio si preannuncia come un'esplorazione delle "nebbie del futuro sanitario" della regione. Una metafora azzeccata, visto che iniziamo già con le idee nebulose sulla veridicità dei titoli. Si dice che navigare il futuro della sanità sia complicato, ma tentare di farlo con una bussola mal calibrata è un azzardo che nemmeno Magellano avrebbe osato.

Gianluca Vignale

Vignale, descritto come potenzialmente un "eccellente funzionario", potrebbe anche essere un mago dell'amministrazione. Tuttavia, nell'epoca del fact-checking e della richiesta di trasparenza a tamburo battente, piccole scivolate come queste sono come bucce di banana sulla maratona verso l'ufficio elettorale.

La gente, stranamente, pretende che chi la governa abbia non solo le competenze, ma anche le carte in regola.

E chi l'avrebbe mai detto?

Quindi, mentre attendiamo di scoprire quali sorprese ci riserva il futuro della sanità piemontese, una cosa è chiara: se dovessimo tenere un conto delle lauree mancate quanto delle promesse elettorali, avremmo bisogno di un abaco.

Ma forse, in questo teatro dell'assurdo, l'unica cosa che resta da fare è sedersi e godersi lo spettacolo, sperando che i titoli di coda non siano troppo lontani.

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