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Ivrea in Azione
30 Aprile 2024 - 06:00
Le famiglie non ce la fanno più. E nessuno ne parla. Si privano di ogni cosa: non è più possibile fare la spesa acquistando tutto il necessario; bisogna rinunciare a qualcosa, oltre che alla qualità dei prodotti. Il prezzo di diversi generi alimentari è aumentato di almeno il 35%. Provate a vedere, ad esempio, cosa costa l’olio d’oliva extravergine, il tonno, e non solo. Non c’è differenza tra la spesa nei centri commerciali e nelle piccole botteghe. Fateci caso: confrontate i prezzi della carne, della frutta e della verdura.
C’è qualcosa che non va: la grande distribuzione è invasa da persone alla ricerca degli sconti, che tentennano davanti al banco dei freschi e il più delle volte rinunciano. Intanto, aumentano le persone che cercano aiuto. Record di famiglie in povertà assoluta: sembra che nessuno se ne renda conto. Chi può, utilizza i risparmi per sopravvivere, con la speranza per il futuro.
Tuttavia, nelle scuole primarie e secondarie, di primo e secondo grado, il servizio delle mense offre spesso un servizio di qualità, seguito da nutrizionisti esperti e capaci. Dove frequentemente il cibo proviene da filiere corte e si incentiva l’uso di prodotti made in Italy.
Il problema della corretta alimentazione quindi è da ricercare all’interno della gestione quotidiana delle famiglie, ma non è solo una questione diseducativa. È una conseguenza del proprio bilancio familiare: meno budget abbiamo a disposizione e più si alzano le difese, con acquisti sempre meno attenti, merende industriali sempre meno equilibrate dal punto di vista nutrizionale, cibi “fast” e da materie prime di pessima qualità. Cibi ad alto contenuto calorico, di zuccheri e sale, compromettono l’educazione alimentare dei bambini.
Di questo non se ne parla a livello locale, come se fossero problematiche di esclusiva nazionale. Certi temi, probabilmente scomodi, è meglio prenderne atto: è più semplice parlare delle infinite carenze, di patologie, esprimere un resoconto e dimostrare che sono consapevoli, piuttosto che trovare soluzioni concrete. Nonostante la politica sia chiamata a fare questo, ci vuole coraggio per farlo.
Non è facile, ma proprio perché non è facile, chi è chiamato ad occuparsene deve essere competente e pragmatico, deve avere idee di welfare e progetti. Non sono sufficienti i gesti simbolici: anzi, illudono che qualcosa da domani nella tua vita possa cambiare, fanno bene alle nostre coscienze, incoraggiano e riempiono di speranza, ma non possono sostituirsi alle iniziative più stabili e concrete, alle decisioni politiche che un esecutivo ha il dovere di attuare, solo per il fatto che si sono presi un impegno.
Tuttavia, per farlo, ognuno deve fare il proprio lavoro: la politica deve tracciare le linee guida, anche con semplici atti d’indirizzo, gli uffici hanno il dovere, grazie alle loro competenze, di seguire un percorso attuativo in funzione delle decisioni prese, sempre nel limite del possibile. Dobbiamo solo decidere se governare facendo il minimo sindacale o governare con coraggio e senza equilibrismi.
Ciao!!
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